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L’Europa contro il razzismo italiano

L’Italia è il Paese dove gli slogan razzisti si moltiplicano nelle piazze come negli stadi e gli sgomberi dei campi rom minano il diritto alla casa e i diritti all’istruzione dei bambini.

L’Italia è il Paese dove la Lega e la destra hanno bloccato la formazione di una classe per l’eccessiva presenza di stranieri nella scuola di via Paravia a Milano.

E, lo stesso Borghezio che ieri spruzzava dell'insetticida sugli extracomunitari, oggi esprime pubblicamente di condividere le posizioni politiche xenofobe del norvegese Anders Brevik che ha ucciso 76 persone. 

Ma la Lega non espelle questo signore anzi, promuove normative contro gli immigrati come il reato di clandestinità, anche se in spregio dei principi fondamentali del diritto penale che legano il reato ad una condotta e non ad uno status.

A giusta ragione dunque, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg, nell’ultimo rapporto sull’Italia, ha mosso al nostro Paese dei rilievi sulle posizioni razziste assunte dalle autorità politiche italiane. Ha espresso preoccupazione in ordine al rispetto dei diritti umani dei rom e degli extracomunitari nel nostro Paese. “Per l’Italia è arrivato il momento di sviluppare con vigore le disposizioni del codice penale relative ai reati di matrice razzista...”

La replica della Lega alla posizione di Hammerberg non si è fatta attendere.

Siamo ancora in attesa della reazione dei partiti democratici al richiamo della UE.

Vorrei poter dire che l’Italia è in bilico tra razzismo e antirazzismo, ma non è così.

Ma l’Italia è il paese dove il razzismo opera e l’antirazzismo balbetta, bisbiglia o tace.

L’antirazzismo non si può esprimere in qualche intervista, o in qualche interrogazione, ma richiede atteggiamenti fermi e risoluti e comunque proporzionali alla gravità e pericolosità del razzismo.

Certamente non può essere espresso con forme di contiguità che servono solo a legittimare la xenofobia. Eppure sempre più spesso ci capita di vedere, dirigenti del Pd, dell’IDV, di SEL, a braccetto con gente per cui zingaro è un’offesa.

Al bando ogni violenza, ma l’isolamento politico dei razzisti è doveroso.

E ancora troppe domande restano senza risposte.

Perché gli insegnanti di via Paravia sono stati lasciati soli a combattere la xenofobia del Ministero dell’istruzione e perché abbiamo taciuto quando Borghezio ha utilizzato l’insetticida contro gli extracomunitari?

Perché nessun giornalista o parlamentare ha reagito, e ha detto a quel signore di tacere e di lasciare, per incompatibilità il posto di europarlamentare?

Forse perché gli alleati del PDL sono alleati, e vanno rispettati.

Forse perché possibili futuri alleati del PD non vanno molestati.

Forse perché fare il giornalista, è un mestiere e non una missione.

Forse perché abbiamo rinunciato a pensare e a credere in qualcosa.

Non si può per appartenenza o militanza, alleanze o esigenze tattiche, rinunciare a reagire di fronte ad un sopruso, alla libertà di indignarsi.

Non si può perché questa rinuncia è complicità.

E se non è complicità, è ignoranza, torpore, indifferenza.

E quindi è ora di svegliarsi dal torpore, dall’indifferenza.

E’ ora di riacquistare il sapore della solidarietà, il piacere di ritrovarsi lavoratori con i lavoratori, cittadini con i cittadini, tutti insieme per un obiettivo giusto, per una vita degna.

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