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L’Aquila: le Linee Guida per la ricostruzione – Seconda parte

L'Aquila, 8 feb 2011 - L’avviso pubblico per le 6 aree con fattibilità a breve per il centro storico dell’Aquila, (Porta Napoli Est e Ovest, Santa Maria di Farfa, ex San Salvatore, Lauretana, Belvedere-Banca d’Italia), conteneva un allegato tecnico, la prima parte del quale esplicitava le modalità attuative dei Piani di ricostruzione (PdR), entrando nel dettaglio di passaggi di grande rilevanza quali, ad esempio, i meccanismi di formazione dei PdR, il rapporto tra il PdR e le proposte di intervento, il numero e le caratteristiche degli elaborati che i proprietari devono redigere, le condizioni grazie alle quali è possibile adire rapidamente alla fase edilizia; la seconda parte offriva una base di partenza per l’elaborazione delle proposte di intervento, articolata in schede, ciascuna delle quali sintetizza gli orientamenti per gli l’intervento nei 6 ambiti “a fattibilità a breve termine”; la terza parte suggeriva, in termini di Linee guida, i contenuti tecnici delle proposte di intervento.

Nell’avviso si leggeva che “si ritiene necessario che quello della ricostruzione sia un processo iterativo e che le azioni sullo spazio fisico siano partecipate dalla collettività localeTale processo di partecipazione è stato già avviato dal Comune di L’Aquila, d’intesa con la Struttura Tecnica di Missione, attraverso l’avviso pubblico per le proposte di aggregati edilizi, preliminari alla costituzione dei consorzi obbligatori, emanato in data 16.02.2010 con Prot. 5187. L’avviso ha prodotto un effetto di orientamento e facilitazione di un fenomeno spontaneo che già da tempo si manifestava in diverse, articolate iniziative di gruppi di cittadini, a prova dell’enorme interesse di avviare la fase di ricostruzione da parte della popolazione.

Il documento ricorda che i Piani di ricostruzione sono stati introdotti dall’articolo 5-bis del Decreto Legge n. 39/2009 (Decreto Abruzzo), convertito con modifiche dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e “sono finalizzati al miglioramento sismico ed alla riqualificazione dell’abitato, intervenendo in maniera organica per garantire il consolidamento, la stabilità, la sicurezza, l’abitabilità e la funzionalità complessiva del sistema urbano nella sua interezza, nel rispetto dei valori storico ambientali esistenti.”.

I meccanismi di formazione dei Piani di ricostruzione, in conformità con quanto previsto dalla medesima legge 77 (art. 2, comma 12 bis e art. 14, comma 5 bis), sono stati approvati con decreto del Commissario Delegato per la Ricostruzione – Presidente della Regione Abruzzo, n. 3 del 9 marzo 2010, che all’art. 6 tratta la relativa procedura di approvazione.

Le principali fasi del procedimento di formazione del Piano di ricostruzione possono essere così sintetizzate:

il Comune, (art. 6, comma 1) definisce gli ambiti da assoggettare a Piani di ricostruzione in conformità agli indirizzi metodologici riportati nella relazione di accompagnamento alle “Linee guida”; elabora un’istruttoria sintetica degli ambiti individuati volta a prefigurare lo stato di fatto prodotto dal terremoto; in funzione e in coerenza con l’istruttoria compiuta, predispone un insieme di elaborati che fissano il quadro di riferimento minimo per l’azione dei “portatori” di proposte di intervento, allegato al medesimo Avviso e ne costituisce parte integrante; le proposte presentate in risposta all’Avviso, poste in relazione al quadro di riferimento e valutate di conseguenza, sono integrate nelle proposte di Piano di ricostruzione, predisposte dal Sindaco secondo quanto stabilito dal’art. 6, comma 3 del Decreto 3/2010.

Quanto alla strategia di intervento, agli obiettivi ed alle azioni sullo spazio fisico e “di sistema”, sono quelle fissate dal Primo Programma d’Intervento Sperimentale, pertanto si rinvia alla Prima parte, già pubblicata.

A proposito della individuazione delle aree di intervento, nell’Avviso si legge un importante concetto, ovvero quello di “sottoporre alla discussione collettiva” quei temi che “riguardano la definizione dello spazio ubblico, inteso come spazio destinato alla vita civica e comunitaria dell’Aquila, il favorire la connessione tra le prime sei aree di intervento individuate e il cuore della città, e quindi la possibilità di elaborare progetti che inizino ad interagire con una centralità ideale, il ripensare il sistema della viabilità, incentivando una rete di mobilità lenta e leggera, che privilegia lo spazio ciclo-pedonale a scapito di quello veicolare, che richiede un soluzione adeguata con l’individuazione di ampie aree a parcheggio dislocate in modo strategico.”

L’Avviso elencava con alcuni assunti sui quali è articolata l’ipotesi di lavoro:

ridefinizione dell’immagine della città dell’Aquila tramite il recupero del tradizionale rapporto tra cinta muraria e aree circostanti; recupero e riqualificazione delle aree ancora libere comprese nell’ambito circoscritto; definizione di un anello di verde pubblico attrezzato (risalite,belvedere, modeste strutture di servizio, ecc..), che segue e sottolinea l’andamento delle mura, valorizzandole”;”demolizione e sostituzione di edifici il cui recupero risulta dal punto di vista economico non vantaggioso; vocazione a destinazione pubblica delle aree a ridosso delle mura da integrare con una viabilità pedonale che si sviluppa lungo l’intero perimetro della cerchia muraria cittadina; una serie di parcheggi di supporto al sistema viabilistico.

Il documento proseguiva poi con le schede descrittive d’ambito, circa lo stato di fatto, il danno strutturale e la proposta d’intervento per ciascuna delle 6 aree con fattibilità a breve, che riteniamo utile ricordare per comprendere l’evoluzione cronologica delle proposte d’intervento.

Porta Napoli Est e Ovest: stato di fatto. “La perimetrazione dell’area di intervento è stata individuata sulla base di un tessuto edilizio prevalentemente costituito da costruzioni isolate, che presentano caratteristiche simili quali l’altezza e la volumetria, nonché un eguale tessuto edilizio. Nella suddetta area il territorio è quasi completamente interdetto dalla ”zona rossa” che potrà essere agevolmente rimossa grazie alla facilitata viabilità dovuta sia alla presenza di strade larghe, sia alla messa in sicurezza delle stesse. La zona è caratterizzata dalla concentrazione di edifici con classificazione A, B e C; inoltre sono presenti edifici per i quali il Comune ha già assegnato la messa in sicurezza. Gli edifici di esito F indicati in mappa una volta rimosso il rischio esterno possono essere classificati agibili. Per gli edifici crollati e parzialmente crollati la rimozione delle macerie è ultimata, inoltre gli edifici disalimentati dalla rete elettrica possono essere oggetto di un pronto ripristino per la facilità di accesso ai nodi dei sottoservizi. L’area di Porta Napoli Est ricade per un breve tratto in un’area a pericolosità P1 del Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico.” Danno strutturale: “Entrambe le zone sono caratterizzate da un’elevata presenza di edifici isolati (aggregati costituiti da un unico edificio) con un danno strutturale basso o quasi nullo. Sono presenti altresì alcuni edifici con danno strutturale elevato e crolli parziali o totali. Molti degli edifici più danneggiati risalgono agli anni ’50 e ’60 del secolo scorso e sono stati realizzati con struttura portante in cemento armato.” Proposta d’intervento: “Sono previsti diversi interventi da realizzare al fine di mettere in sicurezza l’area e quindi consentirne la completa riapertura; in particolare sono previsti diversi interventi di puntellamento e di demolizione di edifici che gravano su alcune delle strade che permettono l’accesso completo all’area. Non è indicato lo stato di progetto della rete gas, in quanto tale rete è particolarmente danneggiata e quindi è previsto il rifacimento totale. Nella zona di Porta Napoli Est è presente una cabina di trasformazione dell’Enel particolarmente danneggiata e quindi da riparare per garantire l’erogazione dell’energia elettrica all’intera area. Nella viabilità di progetto sono indicate alcune strade principali di cui è prevista la riapertura a seguito dei lavori di messa in sicurezza, al fine di rendere fruibile l’intera area.”

Santa Maria di Farfa: stato di fatto. “L’area è caratterizzata da edifici classificati A e B di cui numerosi sono di proprietà dell’Ater ed altri sono pubblici e già finanziati dal CIPE. Peculiarità di tale zona è l’assenza di crolli e l’assenza di edifici disalimentati dalla rete elettrica. Tale zona presenta una minore complessità per la messa in sicurezza dei percorsi ed una scarsa presenza di macerie da rimuovere. La perimetrazione è stata individuata principalmente dalla omogeneità strutturale degli edifici e degli aggregati strutturali, inoltre dalla ridotta presenza della “zona rossa”. La viabilità della zona di cui trattasi è in sicurezza eccetto per quanto riguarda Via Fortebraccio ritenuta comunque di pronto ripristino. Ricadono in quest’area il Teatro Comunale e la Chiesa di San Bernardino, opere già finanziati dal CIPE.” Danno strutturale: “Il danno alle strutture subito dagli edifici di quest’area è piuttosto contenuto, infatti sono presenti solo tre edifici con livello di danno grave o gravissimo. Sono presenti molti edifici vincolati tra cui il complesso di S. Bernardino che ha riportato danni elevati soprattutto al campanile e nelle zone ad esso limitrofe. Altri edifici vincolati particolarmente importanti sono la Scuola Elementare “De Amicis” e il Teatro Stabile, entrambi con un grado di danneggiamento elevato”. Proposta d’intervento: “Non sono necessarie opere di messa in sicurezza al fine di rendere fruibile l’area in quanto il basso livello di danneggiamento degli edifici e la presenza di edifici già messi in sicurezza nei mesi passati permette di rimuovere la zona rossa senza ulteriori interventi. Non è indicato lo stato di progetto della rete gas, in quanto tale rete è particolarmente danneggiata e quindi è previsto il rifacimento totale. Non sono indicati gli stati di progetto degli altri sottoservizi in quanto non disponibili al momento di stesura della carta. Nella viabilità di progetto sono indicate alcune strade principali di cui è prevista la riapertura a seguito dei lavori di messa in sicurezza, al fine di rendere fruibile l’intera area.”

Ex San Salvatore: stato di fatto. “L’area individuata è di ridotta estensione e risulta essere costituita da edifici agibili e parzialmente agibili con un tessuto edilizio omogeneo. All’interno della perimetrazione non ci sono crolli né edifici disalimentati. L’area è ricompresa quasi interamente in “zona rossa” che può essere completamente rimossa. Una parte rilevante dell’area è occupata da un cantiere per la costruzione di una facoltà dell’Ateneo aquilano.” Danno strutturale: “L’area comprende un insieme molto limitato di edifici con danno perlopiù contenuto. E’ presente un solo edificio con danno gravissimo, peraltro di ridotte dimensioni. Il cantiere per la costruzione di una facoltà dell’Ateneo aquilano non ha riportato danni significativi.” Proposta d’intervento: “Non sono state previste opere di messa in sicurezza al fine di rendere fruibile l’area in quanto il basso livello di danneggiamento degli edifici e la presenza di edifici già messi in sicurezza permette di rimuovere la zona rossa senza ulteriori interventi. Non è indicato lo stato di progetto della rete gas, in quanto tale rete è particolarmente danneggiata e quindi è previsto il rifacimento totale. E’ necessario intervenire parzialmente sulle reti idrica e fognaria, e l’Enel prevede di interrare un tratto di rete, allo stato attuale aerea. Nella viabilità di progetto sono indicate alcune strade principali di cui è prevista la riapertura a seguito dei lavori di messa in sicurezza, al fine di rendere fruibile l’intera area.”

Lauretana: stato di fatto. “La perimetrazione dell’area segue le mura antiche della città e racchiude gli edifici aventi lo stesso tessuto edilizio e le stesse caratteristiche. All’interno il territorio è in larga parte ricompreso in zona rossa, ma la viabilità principale, già in sicurezza permette un pronto ripristino dell’area. All’interno dell’area ricadono molti edifici in classe A e B di agibilità e di questi un alcuni sono di proprietà dell’Ater. L’area non presenta crolli o disalimentazione della rete elettrica, una complessità non elevata ed una scarsa presenza di macerie da rimuovere.” Danno strutturale: “Molti degli edifici ricompresi in quest’area presentano un danno nullo o limitato; alcuni edifici in cemento armato all’estremità ovest dell’area, a ridosso delle mura della città e il complesso dell’oratorio “Don Bosco”, relativamente ad alcune porzioni di fabbricato, presentano un quadro danneggiamento più rilevante.” Proposta d’intervento: “Nell’area indicata sono previsti due interventi di demolizione al fine di mettere in sicurezza l’area e quindi consentirne la completa riapertura. Non è indicato lo stato di progetto della rete gas, in quanto tale rete è particolarmente danneggiata e quindi è previsto il rifacimento totale. E’ necessario intervenire parzialmente sulle reti idrica e fognaria, e l’Enel prevede di interrare alcuni tratti di rete, che allo stato attuale sono di tipo aereo. Nella viabilità di progetto sono indicate alcune strade principali di cui è prevista la riapertura a seguito dei lavori di messa in sicurezza, al fine di rendere fruibile l’intera area.

Banca d’Italia – Belvedere: stato di fatto. “Quest’area circoscrive perlopiù edifici costruiti intorno alla metà del secolo scorso. E’ l’area più complessa tra quelle con fattibilità a breve termine in quanto sono presenti alcuni edifici e aggregati di notevoli dimensioni. Nell’area sono racchiuse due zone di estensione rilevante non ricomprese in zona rossa. Sono presenti diversi edifici riconducibili ad edilizia residenziale pubblica. E’ presente un edificio crollato le cui macerie sono state completamente rimosse.” Danno strutturale: “Il danneggiamento complessivo dell’area è piuttosto contenuto; anche gli edifici in aggregato presentano perlopiù danni lievi o medi. Il complesso monumentale di S.Domenico, l’edificio storico più importante dell’area, presenta un danno nullo ed è agibile. Un numero molto limitato di edifici, seppur di dimensioni notevoli, sia in muratura che in cemento armato presenta un danno da grave a gravissimo.” Proposta d’intervento: “Nell’area indicata è previsto un intervento di demolizione al fine di mettere in sicurezza l’area e quindi consentirne la completa riapertura. Non è indicato lo stato di progetto della rete gas, in quanto tale rete è particolarmente danneggiata e quindi è previsto il rifacimento totale; è necessario inoltre intervenire parzialmente sulle reti idrica e fognaria. Nella viabilità di progetto sono indicate alcune strade principali di cui è prevista la riapertura a seguito dei lavori di messa in sicurezza, al fine di rendere fruibile l’intera area.”

di Paolo Della Ventur
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