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L’Aquila, elezioni: Pdl in ansia da prestazione

Nuovi assetti e nuove alleanze per il centrodestra anche in Abruzzo alla luce del risultato del tesseramento e in vista delle prossime notizie da Roma sul destino del governo. 

Filippo Piccone, coordinatore regionale del Pdl e Fabrizio Di Stefano, suo vice, sembrano aver cambiato idea sulla candidatura a Sindaco dell'Aquila di Giorgio De Matteis, facendo dietrofront rispetto alle posizioni di qualche tempo fa, quando lo stesso Piccone aveva sentenziato, con un"niente corse solitarie", le primarie del centrodestra anche per De Matteis candidato. Quindi sarebbe passata la “linea” romana imposta da Chiodi che, già da tempo, aveva indicato il suo “pro-console” sul territorio aquilano, Giorgio De Matteis, quale candidato alla poltrona di sindaco del capoluogo di regione.

Questo cambio di rotta così repentino da parte dei due senatori pesa, soprattutto all'Aquila, dove la rivalità Giuliante/De Matteis si respira nell'aria. In Abruzzo il triumvirato Chiodi (e Tancredi), Di Stefano e Piccone ha portato alla totale marginalizzazione del gruppo parlamentare a vantaggio dei senatori, non senza tensioni tra i tre che si stanno scaricando sull'Aquila.

Ad un occhio esterno sembra più un gioco di equilibri politici tutti interni al partito, che la ricerca di una candidatura da contrapporre al centrosinistra. Piccone sembra aver raffreddato i rapporti con Gianfranco Giuliante ma fino all'altro ieri era suo grande alleato; Carla Mannetti, da sempre contro Giuliante, oggi viene data, nel ticket con De Matteis, come futuro candidato vicesindaco; lo stesso De Matteis, furbescamente, sta alla finestra, incassando l'ipoteca di Gianni Chiodi portata alla corte di Letta e aspetta che i giochi diventino palesi dentro la coalizione, andando a scoprire le carte di chi si nasconde dietro false attestazioni di appoggio.

Forse sta aspettando anche notizie da Bruxelles sulla zona franca, diventata ormai un miraggio lontano dopo le recenti dichiarazioni di Chiodi sull'eccessivaburocratizzazione” portata avanti da Almunia. La mancata boccata di ossigeno per l'economia aquilana peserebbe negativamente come un macigno sulla campagna elettorale di De Matteis, principale paladino della zona franca, che potrebbe tentare di ripiegare per una poltrona in Parlamento (ma l'Mpa a livello nazionale sta con il terzo polo) e declinare la candidatura a primo cittadino.

A questo punto sembra decisamente strategica questa convergenza pidiellina su De Matteis, esponente di un partito “minore” della coalizione, che solo in Provincia dell'Aquila riesce a trovare una sua affermazione. Così come per La Destra di D'Eramo che, nonostante i numeri esigui, riesce a strappare un assessorato e incidere negli equilibri politici territoriali. Non sarà che l'Aquila è diventata la camera di compensazione di un Pdl aquilano marginalizzato a livello regionale? E come potrebbe il Pdl digerire una candidatura di De Matteis in solitaria a fare da ago della bilancia di una campagna elettorale senza ancora un'ipotesi di candidato credibile per il Pdl.

Certo è che il tesseramento del Pdl con le 50.000 tessere abruzzesi denota una certa “ansia da prestazione” che ha fatto saltare gli equilibri nazionali dentro il partito, se è vero che l'Abruzzo ha preso la metà delle tessere della Lombardia e le stesse della Calabria. Nel contesto generale, tuttavia, la celebrazione del milione di iscritti pare quel contentino di carta che rendeva tanto felice il signor Bonaventura.

Però, lo sventurato Bonaventura era onesto e ingenuo. E quando si dovranno fare i conti con l'alta quota di parlamentari senza tessera, che fine faranno i “signori” della politica romana? E l'ipotesi di far slittare i congressi e di evitare le primarie, annunciate tra novembre e dicembre, come saranno prese dalla “base” del partito che inneggia a un ricambio generazionale e a scelte progettuali politiche condivise e partecipate? "La rifondazione del partito si basa sui tre paletti base: congressi, primarie e regole" sono parole di Filippo Piccone che, in queste ore di capovolgimenti di fronte, tornano alla memoria.

In questo gioco di tavoli e trattative si pone l'ambizione “romana” del nostro presidente della Giunta regionaleGianni Chiodi. Solo tre giorni fa ha minacciato le dimissioni “strategiche” da Commissario per la ricostruzione in caso di mancato ottenimento del differimento delle tasse per gli aquilani, dopo essersi proposto come leader politico abruzzese alla corte di Berlusconi con il ritorno all'ovile di Castiglione, sottratto alla compagine finiana. Oltre a giocarsi la carta De Matteis per riconquistare il capoluogo abruzzese e ricondurre il leader dell'Mpa (per il Pdl) tra le fila pidielline, oggi ambisce a un ruolo di prestigio nel Dipartimento di Protezione Civile o, come da tempo sussurrato nei corridoi di palazzo Silone, ad un posto da parlamentare.

D'altronde Chiodi è, in questo momento, sempre più accreditato negli ambienti romani. Il risultato del raggiungimento dell'equilibrio di bilancio nella sanità e la nuova conquista dell'appellativo di regione “virtuosa” gli hanno fatto guadagnare punti a Roma. Il risanamento della sanità è un “risultato a tempo” che Chiodi deve incassare prima che evapori, prima che diventino evidenti, nelle tasche degli abruzzesi, i sacrifici del mutuo acceso per ripianare i debiti sanitari, prima che diventino evidenti i tetti di spesa maggiorati alle cliniche private (evidenziati dalla commissione d'inchiesta del senatore Marino), prima che si scoprano definitivamente le carte sui tagli di Tremonti nel documento economico e finanziario che portano a zero gli investimenti sul rifinanziamento del fondo nazionale per l’edilizia sanitaria, tanto cavalcata da Chiodi.

E' chiaro che questa decisione di prendere la via della capitale avrebbe non poche ripercussioni per il nostro territorio che, oltre ad essere chiamato al voto per le amministrative di alcuni importanti centri come L'Aquila e Avezzano, potrebbe essere già in campagna elettorale per le politiche (e aspettiamo il voto di fiducia di martedì), ma anche per le regionali. Chiodi ora rischia di trovarsi in mezzo al guado. Ma la politica è l'arte del possibile e quindi attendiamo ulteriori sviluppi. Si accettano scommesse.

di Maria Cattini

Questo articolo è stato pubblicato qui

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