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L’Aquila è emergenza sociale: una pensilina dell’autobus per giocare a carte

L'Aquila, 16 feb 2011 - Passata la prima emergenza, costruite le nuove c.a.s.e., molti hanno trovato una sistemazione, i più sono tornati; sembra quasi di essere tornati alla normalità, spesso questo è quello che passa attraverso i media nazionali. Ma basta farsi un giro per la città. A volte si assiste a scene paradossali.

Sotto una pensilina dell'autobus ecco sei persone, allegre, sorridenti. Ma cosa fanno? No, oggi non aspettano l'autobus, ma giocano a carte. Si, hanno sistemato un tavolino, un paio di sedie e hanno dato inizio al torneo. Allora ci chiediamo: è questa la normalità?!

La gente fa quello che può, alcuni usano le pensiline dell'autobus, altri le tende dei progetti c.a.s.e., che di questi tempi non sono troppo accoglienti, i più giovani occupano ex asili, cercano di riappropriarsi così di un pezzetto del centro storico, altri ancora la domenica prendono scope e rastrelli e cercano di ripulire una scalinata.

E' vero la prima emergenza è passata, ma non c'è nessuna normalità solo una sua parvenza.

Per quanto ancora riusciremo a sopportare tutto ciò?

Si dice che ci sono tante proposte, come, per fare un esempio il progetto “Scuole aperte”, per attivare alcuni poli a caratterizzazione culturale e sociale, per facilitare l’incontro, il confronto, la socializzazione e dare risposta alla carenza degli spazi; interventi sociali per circa 26 milioni di euro per ripristinare i centri sociali per gli anziani o a realizzare vari centri polifunzionali nei nuovi insediamenti del Progetto CASE.

Parole. Ma ora siamo ormai a due anni dal sisma, non si può avere tutto e subito, gli aquilani lo sanno bene; e mentre si discute continuamente tra i tavoli politici e le proposte rimangono solo proposte, ognuno si organizza come può: prendendosi spazi anomali per le proprie attività cercando di riacquistare un po' di normalità.

Di Sara Cavallo

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