• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca Locale > L’Aquila: Raffaele Colapietra ricorda il mercato di piazza Duomo (...)

L’Aquila: Raffaele Colapietra ricorda il mercato di piazza Duomo [Video]

"Lasciatemi qui, dove la piazza chiara si apre, declive ai gradini all’arco e alle torri del Duomo; piena di tende, di gabbie di polli, fruttifera e insigne di peperoni, di bretelle, di padelle, di pantofole, di paralumi e di piatti mal cotti…"

Carlo Emilio Gadda, Le meraviglie d'Italia.

Parliamo di piazza Duomo, la piazza del Mercato o più semplicemente Mercato, la maggiore e più importante delle piazze dell’Aquila. Ci si dava appuntamento lì, perchè tutti sanno dov’è. Tutti ricordano gli odori, i colori, i suoni e i rumori del mercato, momento di incontro e unione per gli aquilani.

Mi siedo su una delle panchine e comincio a ricordare e ad immaginare come poteva essere la piazza nei secoli addietro. Ad aiutarmi nel viaggio nel passato c’è Raffaele Colapietra, storico aquilano. "Fin da tempi antichissimi, questa vetta era stata usata per scopo militare, ma soprattutto mercantile, di scambio tra i due versanti, quello amiternino a nord-ovest e quello forconese più ricco di acque a sud-est", spiega Colapietra.

Immagine3

La nascita del mercato di piazza Duomo viene fatta risalire al 1304, grazie ad un documento, solo dieci anni dopo l’elezione di Papa Celestino V e la prima Perdonanza. Il grande cronista abruzzese del Trecento Buccio di Ranallo ha parlato spesso del mercato come luogo di incontro e di scambio, il cuore pulsante della città. 

Centro sociale di fondamentale importanza per gli aquilani di ogni secolo, è anche fulcro religioso della comunità, in contrasto con piazza Palazzo, sede del potere politico. "L’ampiezza della piazza - spiega ancora Colapietra - è pressoché identica a quella di piazza Navona a Roma e a piazza del Campo a Siena", quindi circa un ettaro, e ciò la rende una delle piazze più grandi d’Italia "e sono le uniche tre piazze di questa ampiezza in tutto il centro-sud".

"In questa piazza convergevano e convergono tutt’ora quindici strade, dato che conferma la centralità dell’area, e sono le stesse strade del Cinquecento, con una sola eccezione per una piccola strada chiamata la Malacucina, perché sede di malaffare, chiusa e sostituita con una altra strada che oggi fiancheggia il palazzo delle Poste". Su piazza Duomo si affacciano anche tre dei quattro Quarti in cui era diviso il centro storico: due riconducibili alla zona occidentale, San Pietro di Coppito e San Giovanni di Lucoli ora S.Marciano, e San Giorgio ora Santa Giusta. Il Quarto di Santa Maria a Paganica, infatti, è il più giovane dei quattro e per questo motivo non si affaccia direttamente sulla piazza del Mercato.

"La finalità di questo luogo è eminentemente commerciale e religioso, perché c’è la Cattedrale di San Massimo e Giorgio e l’Arcivescovado. Proprio lì accanto vediamo il Palazzo delle Poste, costruito negli anni Venti, e che prende il posto delle famose Cancelle, smontate e rimontate immediatamente dietro questo, nell'odierna Via dei Ramieri". Le Cancelle sono portali in pietra di origine rinascimentale create a scopo commerciale. Ognuno di questi portali presentava due aperture, una ad arco e rialzata sul piano stradale per la vendita e una di fianco più stretta e alta con vano a tutto sesto. "Il nome di Cancelle viene proprio dalla cancellata che separava gli acquirenti dai commercianti".

Nel Mercato ognuno aveva un suo compito e un proprio spazio assegnato a seconda dell’attività svolta, insomma tutto era organizzato alla perfezione, come dice Colapietra: "Nelle Cancelle si vendeva il pesce portato dal Fucino, perché lì c’è l’ombra perpetua, il sole non ci arriva mai, come anche lungo tutta l’attuale via dell’Indipendenza. La parte superiore del Mercato era occupata, invece, dai cosiddetti ontaroli, che vendevano lardo e strutto, quindi prodotti che andavano a male velocemente. Al lato opposto invece si trovavano i commercianti di stoffe, tappeti, insomma artigiani di più alto livello. A capo piazza, dal lato del Banco di Roma, dove oggi sorge una delle due fontane, potevamo trovare scalpellini, falegnami, conciatori e artigiani di diversa natura".

Quello che rimane oggi non è il mercato, smembrato in diverse zone della nuova L’Aquila, non è l’incontro con i concittadini mentre si fa la spesa. Rimane, però, lo spirito, il ricordo, il senso di centralità e di comunità che non è svanito in noi aquilani.



Di Eleonora Ferroni

[video e foto di Stefano Ianni]

Sul prossimo numero di ottobre de Gli Speciali de IlCapoluogo.it troverete questo e molti altri articoli sui ricordi de L'Aquila de 'na 'ote.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares