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L’Aquila - Mutui, le case non ci sono più ma i cittadini continuano a pagare

Avete mai provato a fare una passeggiata per L’Aquila? La nuova L’Aquila, intendo. Non vedrete altro che cantieri, se siete fortunati, case diroccate da abbattere o piccoli "ground zero", dove una volta c’erano palazzi e abitazioni, ormai abbattutte. Questa è la nuova immagine della nostra città. Di difficoltà e ingiustizie se ne sono susseguite tante dalla primavera del 2009. Difficoltà abitative, spostamenti infiniti dalla costa a L’Aquila, difficoltà economiche per le famiglie e i lavoratori, i mutui ancora da pagare.

Il problema dei mutui è alquanto spinoso, o meglio, fastidioso. Sono molti i cittadini che hanno ricominciato a pagare le rate dei loro mutui. E fino a qui sembrerebbe tutto normale, per chi è già rientrato nella propria abitazione A o per chi sta ultimando i lavori di ristrutturazione nelle case classificate B. Anomalo e incomprensibile, invece, è il pagamento di mutui che fanno riferimento a case ormai inesistenti. Abitazioni abbattutte ormai da tempo perché pericolanti e pericolose, per le quali i proprietari continuano a pagare come se vi abitassero.

"Non c'è una legge a monte che regoli l'estinzione dei mutui o il loro congelamento. Subito dopo il sisma è stato sottoscritto un accordo tra le banche, l'Abi e i commissari alla ricostruzione secondo cui gli istituti bancari hanno piena discrezionalità e indipendenza rispetto a mutui e altri debiti contratti prima del sisma". Lo dice Luigi Fabiani, membro del tavolo tasse del presidio cittadino. Le banche, quindi, hanno deciso spontaneamente di congelare le rate dei pagamenti o di continuare come se nulla fosse successo.

I cittadini, però, si sono mossi in massa redigendo un legge di iniziativa popolare da presentare in Parlamento per la ricostruzione dei territori del cratere. La legge si compone di sette articoli e tratta di interventi a favore dei privati per beni mobili ed immobili; misure a favore dei Comuni, ma sopratutto interventi economici, fiscali e per l'occupazione. Più precisamente all'articolo 4 la proposta tratta i mutui al comma 6: "E’ sospeso il pagamento dei mutui ipotecari garantiti da immobili fino alla data in cui il mutuatario rientrerà nella piena disponibilità del bene, ovvero fino alla data di ripristino dell’agibilità. Il pagamento delle rate, previste dal piano d’ammortamento e sospese a causa del sisma, decorrerà dalla data di cui sopra con la prima rata non pagata a causa del sisma, senza maturazione di interessi e sanzioni." A quanto pare questo è solo un miraggio.

C'è anche chi propone il congelamento dei mutui solo a determinate categorie di persone. Esistono infatti diversi soggetti che, pur avendo la casa ipotecata classificata E, non hanno perso né lavoro, né affitti di altri immobili... in pratica, hanno perso solo la casa ipotecata, a fronte della quale hanno comunque avuto dallo Stato un'assistenza (C.A.S.E., M.A.P, C.A.S.), ma non hanno perso la capacità reddituale dimostrata al momento dell'accensione del mutuo in banca. Ci sono invece persone, famiglie, lavoratori che oltre ad aver perso la propria abitazione hanno anche perso il lavoro o altre fonti di reddito e non hanno più la possibilità di affrontare alcuna spesa, a partire dal mutuo e per questa categoria di persone ci vorrebbe un altro trattamento.

In quanto alla possibilità di cedere il proprio immobile inagibile a Fintecna, si deve evidenziare che questo avviene soltanto nel caso di immobile raso al suolo o da abbattere, ovvero una cerchia molto ristretta degli immobili classificati E e coperti da ipoteca. Una soluzione per pochi e che non risolve il problema alla radice. E' necessaria, dunque, un'attività di concertazione fra Stato e istituti bancari, affinché la situazione dei mutui venga chiarita in modo univoco e giusto per tutti.

Di Eleonora Ferroni

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