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L’Aquila - Emergenza abitativa: le risposte di Petullà

Roberto Petullà ha assunto il ruolo di coordinatore della Sge (Struttura per la gestione dell’emergenza) dal 1 dicembre 2010, ma è presente nel territorio aquilano già dal 2009, dove era in forze all’ufficio legislativo del Dipartimento di Protezione Civile. Ci interessava avere chiarimenti sull’emergenza abitativa ancora in corso, dopo oltre 2 anni dal sisma. Dagli sfollati ancora in albergo, o in caserma, agli alloggi disponibili, ai provvedimenti di sgombero.

GLI SFOLLATI: nel report del 17 maggio 2011 compaiono ancora 893 in albergo e 237 in caserma. Circa 13.300 hanno provveduto autonomamente e ricevono il Cas (Contributo di autonoma sistemazione)

ALLOGGI DISPONIBILI: alcune risposte erano arrivate nel corso dell’ultima assemblea cittadina, in cui Petullà aveva partecipato per un confronto con i presenti. Circa un centinaio gli alloggi disponibili del progetto Case. La maggior parte (99) prenotati per spostamenti, altrettanti si libereranno completate le attività relative. Otto non abitabili per guasti; le riparazioni sono a carico del Comune dell’Aquila, 2 dei quali da ottobre 2010, è il caso che qualcuno si muova per adeguarli. Due alloggi liberi (Arischia e Collebrincioni), oltre a 33 liberi ma già assegnati. Riguardo i Map (Moduli abitativi provvisori), al 20 maggio 2011 abbiamo la seguente situazione: Arischia (6 liberi), Bagno (2), Camarda (1), Cansatessa (1), Collebrincioni (5, uno in manutenzione), Filetto (2), Onna (1, in manutenzione), Pianola (1), Preturo (1, in manutenzione), S.Rufina (1), San Gregorio (3), Sassa-Colle di Sassa (1), Sassa Poggio S,Maria (2), Tempera S.Angelo (1)

map

GLI STRANI NUMERI DEL PROGETTO CASE: L’11 maggio 2010 erano14.581 gli sfollati presenti, il 17 maggio 2011 sono 13.617, quasi 1000 in meno. Una perdita di efficacia delle sistemazioni in parte legata alla rinuncia di molti nuclei familiari, per intero o in parte, e una rassegnazione parziale di altri alloggi. Le ultime indicazioni del Comune dell’Aquila, che saranno oggetto della prossima ordinanza del vice-commissario Antonio Cicchetti, tenderanno in parte ad aumentare questa discrepanza, poiché gli appartamenti che si libereranno andranno a disposizione di single (circa 660 in attesa) e coppie. Il paradosso, è che se alcuni nuclei familiari dovranno spostarsi in un alloggio minore, a seguito di riduzione del nucleo, l’attuale alloggio (divenuto libero) sarà assegnato dalla Sge seguendo le indicazioni della nuova ordinanza: Al fine di favorire la accelerazione delle procedure della assegnazione di alloggi del progetto Case o Map ai nuclei familiari con uno o due componenti ancora ricompresi nelle relative liste, gli alloggi che risultino liberi e disponibili sono destinati a detti nuclei, con carattere di assoluta priorità e sino al 15 gennaio 2012. Questo criterio prevale su ogni altra disposizione relativa alla modifica degli alloggi già in godimento o alla assegnazione dei medesimi a nuovi nuclei, comprese le nuove disposizioni previste dal presente documento, si legge nell’ordinanza in corso di approvazione, che indica come sia possibile assegnare alloggi di metratura superiore a quella spettante (fino a 4 posti letto), con carattere “temporaneo” e sino ad individuazione di un alloggio adeguato, da occupare entro 10 giorni dalla nuova comunicazione.

ALTRI ALLOGGI: solo due quelli attualmente liberi e disponibili del fondo immobiliare. E per gli alloggi sul “mercato” la Sge segue l’ordinanza n.3769 e i vincoli di prezzo per affitti concordati, da 400€ per un monolocale di 30mq a 800€ per un quadrilocale di 80mq. Prezzi che non sembrano adeguati all’attuale caro-affitti in città. Per fare un esempio, in zona Pettino si chiedono oltre 600€ per monolocali di circa 30mq. Requisizione degli alloggi? Ci provò senza successo alcuno anche l’ex prefetto Franco Gabrielli.Un’associazione consumatori a difesa dei cittadini: a molti in assemblea è sembrata una provocazione da parte del coordinatore della Sge. Ma Petullà, come avvocato, ne ravvisa semplicemente la mancanza, per ogni possibile controversia che possa nascere fra cittadini e amministrazioni pubbliche. Anche se il ruolo di questa associazione, auspicato, è di arrivare in tempi utili ad un chiarimento e conciliazione nelle possibili controversie con i cittadini Le richieste di sgombero: nelle fasi di emergenza potrebbero essere stati commessi degli errori, da parte della stessa Sge, ma in genere riguardano cittadini che non hanno più i requisiti per essere inclusi nel progetto, o che abbiano preso possesso degli alloggi con false dichiarazioni o, di fatto, non occupandoli. Da qui i controlli, non sempre corretti e sufficienti come il Tar Abruzzo ha ribadito in più di una circostanza. Il ricorso al Consiglio di Stato, da parte della Sge, per alcune sentenze del Tar, è praticamente un obbligo dietro indicazione dell’Avvocatura dello Stato. Due i casi attuali previsti di portare in appello. Un caso particolare di sgombero riguarda le abitazioni Ater, classificate dapprima E, e oggi dichiarate agibili (A) maa rischio crollo. La Sge ne ha decretato lo sgombero, seguendo le ordinanze e direttive, essendo cambiati i requisiti di accesso agli alloggi. Il comune dell’Aquila dovrebbe farsi carico di trovare una sistemazione adeguata per gli sfollati, un rimpallo di competenze di cui si potrebbe facilmente farne a meno per trovare una soluzione congiunta, adeguata alle famiglie messe in pochi giorni in mezzo alla strada. E sulla sicurezza non si gioca, anche se il rischio crollo relativo a questi edifici sembra non sia dovuto al sisma del 2009.

IN CASERMA: molti degli sfollati sono ex abitanti delle case Ater, anche classificate B e C. La riparazione di queste abitazioni è in ritardo,ed a carico del comune.

LA FINE DELL’EMERGENZA ABITATIVA: in Umbria si diedero 2 anni come limite temporale, per non avere più sfollati nei container. Proviamo ad avere da Petullà una data obiettivo, affinché non vi siano più sfollati in albergo e caserma. Una data che non arriva, ma che forse, con un’efficace collaborazione con il comune, potrebbe essere decisa e perseguita. «Sono molti i casi di cittadini che ringraziano la SGE per il supporto fornito, casi che però non arrivano alla stampa», ci conferma Petullà. Ne siamo convinti, anche se ci sembra che la Sge sia una struttura che si muove fra paletti troppo rigidi e a volte dannosi, le ordinanze del presidente del consiglio e le direttive dei vice-commissari alla ricostruzione. C’è molta più tolleranza verso gli evasori fiscali che a volte nei confronti di famiglie di sfollati che hanno perso tutto per un evento naturale.

La Sge, nelle parole del suo coordinatore, sembra voler fornire tutto il supporto e ascolto necessario. Ma non crediamo sia necessaria un’associazione dei consumatori o una camera di conciliazione per risolvere le controversie. C’è già un comune, e gli assessori con le deleghe opportune, che dovrebbero collaborare con la Sge per la risoluzione concordata delle immancabili controversie. A supporto finale del cittadino, e per scrivere in breve la parola “fine” all’emergenza alloggi. Un’emergenza che si trascina, ormai da troppo tempo.

di Patrizio Trapasso

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