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L’America che non ti aspetti: il racconto di un viaggio (musicale) negli Stati Uniti

Un viaggio, una avventura alla scoperta degli Stati Uniti che non si conoscono. Dalla metropoli al profondo sud lungo il corso del grande Mississippi. La storia, le origini della musica, luci ed ombre di una America così lontana da noi, ma sempre molto desiderata.

Nonostante il caldo di agosto parto lo stesso attraverso un percorso dedicato alla musica, ai vari stili nati proprio negli States con la visita alle città “tempio” della musica e quindi un viaggio con la giusta colonna sonora. L'inizio è a Chicago città fulcro dove è nato il blues. Senza Chicago e senza il blues di sicuro non ascolteremo il rock, il soul, il funky o il rap. Come dire che tutto è nato a Chicago, con i cantori agli angoli delle strade e poi con i club prestigiosi. Una serata al Buddy Guy's Legend, un locale particolare dove mentre si ascolta blues si può mangiare o fare una partita a bigliardo, o ancora una sera all'House of Blues, dal palcoscenico immenso. Chicago non ha offerto solo musica dal vivo ma anche una spettacolare vista dal basso, lungo le strade e i parchi sempre affollati e dall'alto, dai suoi grattacieli, come la Wills Tower dove si possono mettere i piedi su appositi vetri e sembra di essere sospesi nel vuoto, oppure l'Hancock Tower dove da lassù la vista è strepitosa e il pranzo sembra avere un sapore dal valore aggiunto e non solo nel prezzo.

Da Chicago in auto verso Saint Louis, dove il rinnovamento architettonico cancella parte della memoria blues della città, che comunque rimane graziosa e particolare con il suo arco in acciaio, simbolo della città.

Negli Usa pare che qualsiasi cosa sia creata per il turismo, attrazioni di ogni genere, poi per gli americani invece basta della birra ghiacciata e una partita a football o a baseball e il resto non conta più nulla.

Dall'Illinois verso il Tennessee, patria del whisky dove la capitale Nashville è stata e rimane il centro della country music, che qui ha avuto la sua rinascita negli anni '40 ed il suo rinnovamento dopo i primi anni '50. Oggi Nashville è una città che vive di turismo musicale e soltanto quaggiù si riesce a cogliere il senso tutto americano della musica country. Da vedere senz'altro la Country Music Hall of Fame and Museum, dove si trova tutto ciò che riguarda la storia e la memoria del country. Qui la gente usa veramente l'abbigliamento country, non solo per far piacere ai turisti. Qui oltre al caldo che ti atterra si può ascoltare musica dal vivo a tutte le ore e da un locale all'altro si può tirar sera a base di musica e divertimento. Qui ti fai due chiacchiere col musicista che per un po' si riposa, vuol sapere da dove vieni e ti parla di quanto la musica sia nella sua anima, nel suo cuore. Dal giovane all'anziano il country sa penetrare e si improvvisano ovunque danze, anche tra sconosciuti. A Nashville, ma come del resto negli altri stati americani, ballare fa bene ma sballare un po' meno. Se la polizia ti trova un po' alticcio, prima di tutto ti ammanetta, poi ti chiede chi sei e tutto il resto! E di polizia, sceriffi, rangers in America ne abbiamo incontrati tantissimi. Sempre tutto sotto controllo e guai a sgarrare per strada, con i limiti di velocità, non si scherza. “On the road” ci siamo spostati in un altro posto, tempio per la musica: Memphis. Il luogo dove l'amato Elvis Presley incide il suo primo disco, ma è anche la città dove Sam Philips della Sun Record fa cantare ed incidere Johnny Cash, Bill Haley, B. B. King e Jerry Lee Lewis. Immancabile la visita a Graceland, casa dove abitò Elvis e poi per le vie principali dove ci sono locali e negozi che parlano solo di musica.

Da Memphis si prosegue ancora più a sud, lungo la linea del Mississippi e giungendo in Louisiana fino a New Orleans, la più europea delle città americane. Nasce qui la contaminazione tra le tradizioni afro e le reminescenze delle bande itineranti, il jazz che assume una connotazione di musica popolare: una musica che avvolge tutta la città. Anche qui ci si può perdere a bordo dei caratteristici boat o farsi avvolgere dalla nostalgica atmosfera del Franch Quarter. La città del jazz e di tutte le nostre aspettative, New Orleans, sopravvissuta, rinata dopo la devastazione dell'uragano Katrina passato di qua proprio in agosto di 10 anni fa. Ci dicono che la città oggi è finalmente conosciuta, ci sono turisti grazie alla catastrofe e alla ricostruzione. Nell'immaginario dato da film, rubriche e riviste, penso che New Orleans sia l'affascinante città del sud, viva e pulsante della cultura creola, del jazz storico alla Louis Armstrong, ma anche città esoterica dei riti voodoo. Non vediamo l'ora di arrivare a Jackson Square, il cuore di New Orleans, i numerosi locali che si trovano in Royal Street e soprattutto in Bourbon Street.

Di camminare per le vie dalle case con balconate in ferro battuto da dove penzolano infiniti vasi e piante. New Orleans risulta essere la più grande delusione rispetto a tutto ciò che era nelle mie aspettative. Sporca, puzzolente, pericolosa. Piena di turisti che la vivono in maniera degradante, regno di accattoni, prostitute e spacciatori, di gente che beve e si ubriaca a tutte le ore, gente che si riversa in Bourbon Street che noi simpaticamente chiamiamo “Bordel Street” una parola che racchiude perfettamente lo stile della via più famosa. Cercare qualcosa di autentico e bello è stato faticoso ma ci siamo riusciti. Il jazz, quello vero, quello fatto con l'anima era alla Preservation Hall, una stanza scura, in legno, con vecchie panche. Poche persone per assistere ogni sera a concerti fatti con il cuore da musicisti famosi. Ecco risollevato il morale, ecco finalmente la pelle d'oca sulle braccia per la bravura e l'emozione di questa ensemble jazz senza spartito musicale da leggere.

Da New Orleans ci spostiamo verso le paludi per renderci conto da vicino dove vivono e chi sono gli alligatori. Li abbiamo visti liberi dopo averli assaggiati a cena la sera prima sotto forma di salsicce. La popolazione di alligatori è in aumento e quindi bisogna cacciarli. Con la pelle si fanno cinture e borse, con la carne invece succulenti piatti. Neanche questo pezzo di America ci aspettavamo!

In volo poi a New York, punto d'incontro di tutte le esperienze musicali che hanno attraversato gli Usa nel dopoguerra, sia perchè la sua vastità ha dato modo ad un numero enorme di talenti di emergere e di avere successo, sia perchè qui sono localizzate le maggiori case discografiche multinazionali. Per questi motivi la “grande mela” è da un lato la città del rock 'n roll alla Jimi Hendrix, Bon Jovi e Madonna ma anche città della moderna musica folk alla Bob Dylan, Paul Simon e indiscutibilmente della sperimentazione e della ricerca di nuovi stili e sonorità. Un giro dunque a Greenwich Village per respirare un'atmosfera vagamente europea e sentire la musica dei mostri sacri della Beet Generation, oppure ad Harlem per i gospel.

New York è da vivere, giorno e notte, peccato che la sosta sia solo di un paio di giorni. Ma per strada tutti corrono, a testa bassa, nessuno più ti fa un saluto o un sorriso. Nessuno più si ferma per sapere se hai bisogno di qualcosa, di una indicazione. Eppure nel nostro percorso abbiamo incontrato gente affabile, gentile. Camminando per strada se ci si incontrava con lo sguardo ci si salutava anche con un sorriso. Se ti fermavi per capire e interpretare la cartina stradale subito qualcuno si avvicinava per aiutarti, nei negozi, le cassiere erano curiose di sapere da dove provenivo; appena dicevo “Italy, near Venice” si illuminavano, loro che magari non avevano mai varcato il confine del proprio stato. Come noi sogniamo l'America anche molti di loro sognano la nostra amata Italia.

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