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Koulibaly, il gigante buono

 L'odioso episodio di cui è stato vittima Koulibaly un calciatore di colore, il giorno di Santo Stefano allo stadio di San Siro, è il sintomo di due brutti problemi: il primo è la violenza cieca che aleggia nella società e che si manifesta ovunque si radunino molti individui, per protesta politica, o come in questo caso perché tifosi di una squadra di calciatori. L'unione fa la forza, ma quasi sempre la forza vuole vittime. 

 

 

  In questo caso si sono sommate due cause di violenza collettiva: una partita di calcio e il razzismo contro un rappresentante della razza africana, un negro.

   La intelligente battaglia condotta in Sud Africa da Nelson Mandela contro l'apartheid che gli costò lunghi anni di segregazione in un carcere durissimo, non lo indusse a predicare vendetta o comunque violenze perché da buon psicologo capì che doveva tranquillizzare i bianchi. La paura è una cattiva consigliera e arma le mani di chi si ritiene minacciato.

  Gli africani, i negri, fisicamente sono i campioni della specie umana, alti, ben fatti, muscolosi, slanciati, statuari. Eccellono in tutti gli sport, di agilità o di forza, I pugili neri sono imbattibili. E' proprio questa loro superiorità fisica che spaventa i bianchi. Ma non solo. Prevalentemente vivono segregati in ghetti, non beneficiano della stessa educazione scolastica dei bianchi, le condizioni economiche al limite della sopravvivenza fatalmente sono causa di comportamenti che infrangono la legalità. Tutto ciò non fa altro che gettare benzina sul fuoco. Non è il caso di Koulibaly che ha dovuto sopportare provocazioni vergognose che avrebbero fatto saltare i nervi anche a un santo.

  Oggi il mondo sta vivendo una diaspora senza precedenti, milioni di individui si stanno riversando nella opulenta Europa. E' comprensibile che la gente si senta minacciata, che abbia paura, L'imponenza del fenomeno crea indubbiamente problemi di ordine pubblico e di organizzazione ma anche di informazione. La vecchia Europa è afflitta da problemi di denatalità senza precedenti. In una società sana i demografi insegnano che le diverse età della popolazione devono essere armonicamente distribuite. Una società di soli anziani non può reggere. E' innegabile che gli immigrati per certi versi debbano essere considerati risorse necessarie.

 Molti italiani, non tutti, temono gli immigrati e non temono romeni, albanesi e marocchini che non arrivano in Europa rischiando la vita con i barconi e che statisticamente sono i primi autori nel nostro Paese di omicidi, rapine e azioni criminali spietate. La storia criminale di Igor il russo, Norbert Feherer per la cui cattura furono mobilitati carabinieri, polizia, forze armate senza risultati e che ora si trova in un carcere di massima sicurezza a Saragozza in Spagna, dovrebbe insegnare che dobbiamo temere le frontiere Nord più che le frontiere Sud.

  I nostri politici invece di informare correttamente il popolo, ne cavalcano le paure per accattivarsene i consensi. La democrazia fatalmente si tramuta in demagogia.

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