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Klaus Johannis è il nuovo Presidente della Romania: sovvertito risultato del primo turno

In soffitta ben presto la "coabitazione": la Romania verso le elezioni politiche anticipate. 

Il sassone cinquantacinquenne Klaus Johannis, sindaco per un decennio della città transilvanica di Sibiu, già capitale europea della cultura nel 2007, è da ieri sera a sorpresa il nuovo presidente della Romania. Ha sconfitto con un discreto margine di vantaggio il superfavorito della vigilia, il socialdemocratico Victor Ponta, oggi premier: 54,8% dei voti validi contro 45,2% il risultato finale a favore del candidato del centro-destra liberal-democratico.

Solamente negli ultimi giorni, ed a dieci giorni di distanza dal primo turno che aveva visto Ponta prevalere su Johannis di undici punti percentuale, si era capito che per il giovane esponente della sinistra democratica romena le cose sarebbero state ben più complicate del previsto. In pratica Victor Ponta al ballottaggio ha conseguito il medesimo risultato del primo turno mentre Johannis è cresciuto di ben venti punti percentuale tra i due turni di votazione. Merito soprattutto della rispettabile percentuale di votanti al secondo turno, il sessantacinque per cento degli aventi diritto percentuale assolutamente non trascurabile in una Nazione dell’ex Patto di Varsavia, che è cresciuta di ben quindici punti percentuale rispetto a quella registrata lo scorso due novembre.

Per Johannis ha espresso poi, sin da quindici giorni fa, intenzione di voto l’ex premier, ed ex Sindaco di Cluj terza città del Paese, Emil Boc che al primo turno aveva sostenuto Elena Udrea, presentata dalla destra dell’Ump, partito fondato un anno fa dal Presidente uscente Traian Basescu. Chi ha votato Johannis, e sono molti soprattutto tra i romeni della diaspora, lo ha fatto principalmente per tre motivi: innanzitutto il timore che tra le fila del socialdemocratici ritornassero alla ribalta, prima o poi, i vecchi arnesi corrotti del passato, alcuni di loro forse compromessi pure con la famigerata Securitate di Ceausescu. In secondo luogo in Johannis tanti romeni vedono l’uomo serio ed incorruttibile, anche a causa delle sue origini sassoni e del suo credo religioso protestante, in grado di far compiere alla Romania quel salto di qualità necessario alla creazione di molti nuovi posti di lavoro ben pagati contro cui sinora ha remato una corruzione dilagante. In terzo luogo, e forse in tale circostanza sta la debolezza di Johannis, per lo sfidante sassone si è espressa nella quasi totalità la Transilvania, solamente a Deva ha prevalso Ponta, cioè quella parte di Romania, ne rappresenta più di un terzo del territorio, che sino al 1920 apparteneva all’Impero Asburgico e che ancora oggi ospita entro i suoi confini molte minoranze etniche, a partire da quella magiara in primis, compresi i numerosissimi zingari.

Ponta ed i socialdemocratici, che sono maggioranza parlamentare, ottusamente hanno ultimamente sempre respinto le richieste di maggior autonomia provenienti dalle parti di Brasov, Cluj od Oradea, ed oggi ne pagano le conseguenze. Da considerare poi, ad aggio del centro-destra democratico liberale l’autentico terrore che oggi in Romania si vive a fronte delle politiche espansionistiche del Presidente russo Vladimir Putin: la Crimea non è poi molte miglia marine distante dal Delta del Danubio e l’Armata Rossa è ancora ben schierata nella regione della Transnistria che, ufficialmente, appartiene alla confinante Moldovia. A livello internazionale immediatamente hanno espresso le loro felicitazioni i leader del PPE, soprattutto la cancelliera tedesca Angela Merkel che di Johannis è stata la maggiore sponsor. Ciò per un duplice ordine di ragioni: innanzitutto perchè Johannis parla correttamente il tedesco date le sue origini e, poi, perché la Germania cova da venticinque anni, cioè dai tempi della caduta del muro di Berlino, il proposito di considerare il sud-est Europa come il suo “cortile di casa” e Johannis viene considerato organico alla “causa”.

Grande sconfitto della partita a livello europeo il premier italiano Matteo Renzi che giovedì scorso, mentre era in viaggio verso il G20 australiano, aveva fatto tappa a Bucarest per sostenere Victor Ponta in piena campagna elettorale. Ora per garantire stabilità politica alla Romania, il cui nuovo Presidente non gode della maggioranza parlamentare e si deve confrontare quotidianamente, essendo la Romania una repubblica semi-presidenziale, proprio con Ponta come Premier; Johannis già pensa di sciogliere il Parlamento e di indire nuove elezioni politiche anticipate al fine di cercare di far conseguire ai “ suoi” liberal- democratici la maggioranza. Sarebbe però necessario, innanzitutto, ritornare a far coincidere, data la natura del sistema istituzionale romeno, la durata della legislatura presidenziale con quella parlamentare sì da evitare il più possibile improbabili coabitazioni tra Palazzo Cotroceni e Palazzo Vittoria.            

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