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Jobbing: nuovo libro dopo "Generazione mille euro", intervista per AgoraVox

Dagli autori di “generazione mille euro” ecco arrivare il follow-up del bestsellerGenerazione mille euro”. I due autori questa volta pubblicano una guida molto utile per inserirsi nel mondo del lavoro. Essenziale quindi a tutti quei giovani che hanno le idee confuse, o a coloro che puntano a trovare un lavoro che li soddisfi maggiormente. Il libro è interessante e non annoia, lo consiglio anche a coloro che di solito non leggono libri. Le curiosità all’interno sono tante, le nuove professioni in elenco ancora di più. l’opera inoltre offre al lettore utili suggerimenti su come preparare un curriculum, affrontare un colloquio,e tante altre cose di grande interesse per muoversi in quel complesso e intricanto molto del lavoro, fornendo al lettore idee e stimoli per far fronte alla rassegnazione e combattere il pessimismo!!!

Di seguito l’intervista esclusiva ad Antonio Incorvaia, co-autore del libro assieme ad Alessandro Rimassa.

Innanzitutto complimenti per il libro. Lo trovo un ottimo vademecum per orientarsi nel mondo del lavoro. Come vedi lo scenario futuro? Chi entra nel mondo del lavoro dovrà quindi convivere sempre di più con la realtà del precariato?

Beh si, nel mondo del lavoro ci sarà sempre di più la tendenza a una diffusione sempre maggiore di contratti teoricamente flessibili e praticamente precari, diventando il mercato sempre più chiuso, da una parte quindi contratti flessibili e dall’altra una maggiore diffusione del libero professionismo.

Secondo te quindi il precariato diventerà una realtàò consolidata? E chi non saprà usare le tecnologie come farà?

Mah, secondo me ce ancora un bacino abbastanza elevato di raccolta in diversi settori. Per esempio, noi non abbiamo affrontato il settore dell’artigianato, che invece le statistiche dicono essere ancora abbasanza fertile come terreno per cercare lavoro. Per quanto riguarda l’ambito in cui ci siamo mossi noi, ovvero la formazione Universitaria, le nuove tecnologie sono sicuramente un ottimo lasciapassare, in special modo per i laureati che si occupano di comunicazione. Dall’altra parte, invece, ci sono professioni legate al settore vendita che non presuppongono una conoscienza così capillare delle nuove tecnologie. Inoltre, professioni come l’infermiere, che oggi é in assoluto una delle professioni più richieste dal mercato, risulta del tutto (o quasi) avulsa dall’utilizzo delle nuove tecnologie.

Come sta andando il libro?

Ancora è presto per fare delle previsioni. Quello che a noi ha fatto piacere e che ha rovesciato le nostre idee iniziali è che del libro se ne è parlato moltissimo. Abbiamo una rassegna stampa direi decisamente sostanziosa, segno che comunque il messaggio che ci interessava proporre è stato recepito in maniera corretta, ovvero: pur in epoca di crisi ci sono comunque dei modelli a cui rifarsi per non cedere alla rassegnazione.

Secondo te oggigiorno è possibile lavorare stando a casa davanti al proprio PC?

Secondo me si. Sopratutto con le professioni che sfruttano le nuove tecnologie. Ad esempio, dei particolari sistemi aperti in rete, come il co-sourcing, dove un’azienda lancia una sorta di “contest”, o meglio, una raccolta di lavoro via internet, in modo da creare un gruppo di lavoro proficuo formato da gente che magari sta dall’altra parte del globo. Secondo me quindi in futuro ci saranno sempre più possibilità di lavoro tramite internet, e il lavoro casalingo sarà una cosa normale.

A mio parere, uno dei maggiori problemi delle Università Italiane risiede nella mancata informazione riguardo il “dopo” laurea. Il neolaureato si ritrova quindi spaesato e magari deluso dal fatto di aver preso tempo per nulla. Tu che ne pensi?

Certo. Questo è uno dei tanti difetti dell’universita Italiana, che non solo non fa formazione, ma cerca di evitare l’informazione allo studente.

Noi siamo quindi indietro rispetto al resto dei paesi Industrializzati?

Beh si, se pensi che negli Stati uniti c’è chi campa con un blog...

Io penso che da noi proprio riguardo ai blog e internet in genere ci sia una forte opposizione anche da parte dello Stato. Non credi?

Si, molta. Da noi non c’è la cultura di considerarli come strumenti di comunicazione a 360 gradi, anche se ultimamente per fortuna qualcosa si sta muovendo. Ad esempio, si sta sviluppando il trend dei cosidetti blog Aziendali, in cui un’azienda decide di comunicare alla propria utenza, appoggiandosi a contenuti diversi dalla classica promozione che si faceva una volta. All’estero questa è una realtà consolidata e acquisita.

"Generazione mille euro": un bestseller tradotto in diverse lingue, ora è diventato un film. Ve lo aspettavate?

Si, anche se è stato un parto abbastanza travagliato. I diritti li abbiamo ceduti assieme a quelli del libro, a Febbraio 2006. Noi siamo rimasti in contatto con la produzione; sapevamo che la storia sarebbe stata ispirata al libro ma non ricalacata e avrebbe sondato un territorio diverso dal nostro. Quello che ci ha fatto piu piacere è che il cinema si è finalmente occupato di un argomento lasciato da sempre in secondo piano. Ovvero, questi trentenni come vivono la loro quotidianità del lavoro? Prima di "generazione" c’era solamente lo stereotipo del trentenne presente nei film di muccino, pieno zeppo di luoghi comuni (genitori dallo psichiatra, andare in giro con la moto, etc) non c’era invece mai stata una reale analisi del trentenne e del suo mondo che è anche quello del lavoro, delle spese, delle scelte.... L’augurio che mi faccio è questo lungometraggio non resti un caso isolato del cinema italiano, ma si elevi a standard. Il grande schermo ha un’importanza fondamentale per la crescita delle nuove generazioni, usarlo in modo positivo per educare e far capire la realtà della vita fà sempre bene!!!

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