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Italico Brass il pittore di Venezia

C’è tempo fino a venerdì 22 per visitare a palazzo Loredan la mostra che riporta alla luce un artista ingiustamente dimenticato

 

Sta destando interesse, misto a curiosità, la mostra Italico Brass il pittore di Venezia, curata da Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin, promossa dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Venezia, che sta occupando alcuni spazi di Palazzo Loredan, sede dell’Istituto e che è prossima alla chiusura ( il 22 dicembre).

Si tratta della prima grande mostra monografica, a 75 anni dall’unica dedicatagli dalla Biennale di Venezia nel 1948.

E’ una mostra straordinariamente parlante di una città abitata, di cittadini che vivono la loro città, un tema legato all’Istituto Veneto, aveva affermato il Cancelliere dell’Istituto Giovanna Palandri durante la presentazione alla stampa.

Da un’idea che risale a 35 anni fa, di Luca Zentilini – Presidente della casa editrice Lineadacqua, responsabile del catalogo, nata più di vent’anni addietro con l’intento di creare in laguna un presidio di impresa e cultura fondato sul culto del bello – è uscita un’esposizione di un centinaio di opere, di cui molte inedite e finalmente visibili, parte del lascito dell’artista alla famiglia.

Il visitatore ha la sensazione di percorrere le strade di una Venezia minore, non monumentale, ma mai banale e stereotipata, che Brass coglie tra feste, riti ed eventi : città di popolo senza distinzioni di classi, fatta di apparizioni della folla e di situazioni colte nell’attimo in cui si formano, sempre all’aria aperta, con l’energia e la vitalità di mutevoli variazioni atmosferiche.

Nato a Gorizia il 12 dicembre 1870, va a studiare, sedicenne, all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera, dove rimane una stagione soltanto, preferendo trasferirsi a Parigi, che sarà per lui uno straordinario luogo di formazione, grazie ai fermenti e le innovazioni che la animavano e i tanti artisti internazionali che vi si ritrovavano.

Lì conosce una studentessa di medicina, Lina Rebecca Vigdoff, russa di Odessa, che viveva assieme al fratello, anch’egli pittore. Il 6 giugno 1895 la sposa e, dopo sette anni, decide di ritornare a Venezia per lavorare e vivere nel Palazzo in Campo San Trovaso (Dorsoduro 1089), che più volte apparirà nei suoi quadri.

Fin dalla sua prima personale del 1910 alla Biennale di Venezia, dove erano esposte 43 opere, si afferma come pittore, ottendo un successo che durerà tutta la vita.

Durante la Prima guerra mondiale, su incarico del Comando Supremo e della Regia Marina, diventa reporter di guerra, realizzando una serie di studi e schizzi dal fronte.

Oltre che a Venezia, Brass esporrà sia in Italia che all’estreo : a Lima, nel 1921 partecipa alla mostra dell’Italia per il centenario dell’indipendenza del Perù; nel 1931 interverrà alla settimana italiana di Atene e alla 30esima Internazionale di Pittsburgh, con artisti di 16 nazioni diverse . Esporrà anche a Budapest, Varsavia, Helsinki, Kaunas, Riga e Tallin.

Scomparso all’improvviso nella sua casa di San Trovaso il 12 agosto 1943, Brass aveva trascorso gli ultimi 25 anni coinvolto nella vita culturale e artistica veneziana, dimostrando una passione straordinaria per l’arte antica italiana, di cui divenne un attento collezionista e studioso, e per la città che aveva saputo ispirarlo.

L’affetto per Venezia è dimostrato dall’acquisto della diroccata (era stata fortemente lesionata da un bombardamento durante la guerra) e semiabbandonata Scuola Vecchia dell’Abbazia della Misericordia. Si impegnerà in un lungo restauro (20 anni). La soffitta diventerà il suo studio e la sede della sua raccolta, mentre l’Abbazia sarà un affascinante e ascetico luogo d’incontro di artisti, giornalisti, intellettuali e maggiorenti.

Nel 1934 compie un lungo viaggio in America, visita molti musei e instaura importanti rapporti lavorativi con vendite di opere veneziane sopra tutto del Sei – Settecento.

Nel 1935 la Biennale gli dedica una retrospettiva, in occasione della mostra organizzata per i 40 anni dell’Istituzione. Nello stesso anno viene nominato nella commissione per la mostra storica Tiziano, mentre nel 1937 entra a far parte della commissione per la mostra storica di Tintoretto.

Secondo Giandomenico Romanelli, Brass abbandona la tradizione pittorica veneziana. La sua è una pittura antiottocentesca ; dentro il suo bagaglio culturale ci sono gli Impressionisti. Ma Italico è un pittore a sé, senza maestri, né seguaci. Dal punto di vista dell’utilizzo del colore, infatti, egli percorre un itinerario personale e originale. Brass è un uomo che guarda alla gente, della vita di tutti i giorni. La sua, è una Venezia che vive, che noi osserviamo con particolare attenzione, ma...che non c’è più!

La mostra è organizzata su una serie di visioni veneziane – poco più di 100 dipinti – che Italico propone, quasi a suggerire, nel percorso espositivo, un itinerario inedito in città, anche per il suo interesse a certe aree periferiche.

A rievocare la Venezia di Brass, accanto ai dipinti, ci saranno le descrizioni e le suggestioni proposte dalla traduttrice, autrice e scrittrice di viaggi tedesca Henriette Perl, la quale fin da piccola frequentò l’Italia e si innamorò di Venezia, dove visse per oltre 20 anni. Con lo pseudonimo maschile Henry, nel 1894 pubblicò Venezia, una fortunatissima guida illustrata, riedita in diverse lingue. E così la mostra vuol essere una passeggiata tra calli e campielli, guidati dai dipinti di Brass e i commenti di Henriette : una specie di dialogo a distanza tra due innamorati della città e della sua gente.

Un’ultima annotazione.

Dal 15 dicembre e fino al 18 febbraio 2024, Palazzo Loredan, ancora una volta con l’organizzazione di Lineadacqua, curatela di Luca Zentilini, ospita la mostra GENESIS, una nuova serie di dipinti di Davide Battistini (Venezia, 1970) in cui è raffigurata una Venezia onirica, surreale, extra-ordinaria per colori e atmosfere.

Ad ingresso libero, la mostra rimane chiusa dal 24 al 27 dicembre, il 1°gennaio e il mercoledì.

Per gli altri giorni l’orario di visita è dalle 10 alle 18.

 

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