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 Home page > Tribuna Libera > Italiano: istruzioni agli insegnanti

Italiano: istruzioni agli insegnanti

Il governo Renzi investirà nella scuola. Benissimo. Inizierà a farlo stanziando fondi per l’edilizia scolastica. Ri-benissimo (e senza ironia; ci sono classi in cui si deve entrare con l’elmetto, per caduta calcinacci). Fortunatamente, alla luce dei brillantissimi risultati fin qui conseguiti (siamo ultimi o giù di lì in tutte le classifiche internazionali relative a preparazione e capacità di lettura), nessuno mette in discussione i nostri metodi d’insegnamento. Di che fornire ai futuri professori un piccolo promemoria su quel che devono continuare a fare perché la nostra scuola resti “la migliore del mondo”. E gli italiani adulti continuino a leggere in media, un libro l’anno, manuali di giardinaggio inclusi.

Dato il ruolo centrale della loro materia, certificato dal settimanale orario delle lezioni, è opportuno iniziare da chi volesse insegnare Italiano.

Se questa è la vostra vocazione, sappiate che vi attende un compito davvero difficile: in tredici anni di studi, dalle elementari al diploma, i vostri allievi devono imparare a non leggere e a non scrivere. Raggiunto il primo obiettivo, otterrete il secondo in modo del tutto automatico, e questo vi è certo d’aiuto. Dovere vostro, prima che dei vostri colleghi, è però anche far capire agli studenti che la cultura è del tutto inutile; una serie di nozioni solo vagamente correlate tra loro, che è importante ricordino solo per il tempo strettamente necessario ad affrontare l'interrogazione o superare l'esame. Se siete davvero preparati, usando il metodo più tradizionale e collaudato, senza neppure grandi sforzi dovreste arrivare a stomacarli al punto che, dopo avervi conosciuto, neppure siano sfiorati dall'idea di aprire un libro.

Dovete solo attenervi al programma. Fate loro "fare" gli autori della storia della nostra letteratura, ma solo in rigoroso ordine cronologico (mai parlarei assieme di Verga e Pasolini, per esempio. Ah, non capite neppure perché andrebbe fatto? Appunto...) e senza mai far loro leggere qualcosa di quel che han scritto. Qualche pagina sparsa, se proprio, ma badando bene di non incuriosirli al punto da voler leggere delle intere opere. Fate loro studiare le biografie, questo sì; premiate con un bel voto chi si ricorda di papà Monaldo e dell'amicuzzo Ranieri, ed elogiate la maturità di chi può snocciolarvi a memoria l'elenco dei tutte le vergini e piaceri che scrisse D'Annunzio, ma accertatevi che i vostri studenti non abbiano la minima idea di come si legga una poesia. Leggetegliele voi, anzi, con quelle vostre belle voci, nasali o catarrose, e con una pronuncia piana, senza la minima enfasi; che si capisca che quelle sono parole morte, destinate a restarsene per sempre lì nelle loro bare di carta. E potete fare anche di meglio. Se credete, se anzi volete esser certi che proprio nulla sopravviva di quelle poesie, potete chiedere ai vostri allievi di “volgere in prosa”. Lo fate già? Bravi. E la “Commedia”; la fate “tradurre in italiano”? Dai, non fate quella faccia; lo so che tra voi e voi stessi dite così. Lo facevate quando a scuola ci andavate per studiare… Sapete che dicono di chi maltratta i bambini? Che è stato a sua volta maltrattato. Eh, già…

Qualcuno dovrebbe rompere questo circolo infernale? Ma non potete certo farlo voi, a meno che non abbiate la stoffa degli eroi. Piuttosto, se volete esser davvero essere apprezzati, fate leggere ai vostri ragazzi qualche pagina, assolutamente sporadica, di critica. State tranquilli, non dovrebbero capirne proprio niente. Il risultato? Beh, leggendo una poesia che non ha mai provocato loro la minima emozione, di un autore di cui non sanno nulla, se non il nome della cugina seconda che badava a lui quando i genitori andavano al bowling, non solo i vostri allievi non sapranno che pensarne, ma non sapranno che pensare neppure dell’opera del critico, di cui solo ricorderanno il nome, che voi avete fatto loro leggere. Bello? No: sublime. Dato che la paga è quella che è, non potete lesinarvi simili soddisfazioni, se davvero volete continuare a non insegnare.

Più di questo, però, voi soli non potete fare. Per eliminare in quei ragazzi la più piccola traccia di curiosità, per mandarli per il mondo in quello stato di perfetta ignoranza che è solo dell’ignorante che non sospetta neppure lontanamente di esserlo, avete bisogno delle solide mura e della bella facciata del miglior liceo cittadino. Se avete la fortuna di lavorare lì, avete raggiunto il vertice della vostra professione. I vostri allievi diventeranno avvocati e dirigenti; entreranno in politica e finiranno in Parlamento. Saranno la classe dirigente del Paese e ameranno la scuola e la cultura come voi avete loro insegnato. Sì, proprio come avete loro insegnato.

P.S. a beneficio degli studenti: il compito in classe.

Se davanti a quel foglio bianco non hai la minima idea, sei nelle condizioni migliori per iniziare. Scegli a caso l’argomento del tuo compito, tra quelli che ti sono stati offerti. Fatto. Bene? Si tratta di un tema attinente al programma di studio? Allora cerca solo di ricordare quel che l’insegnante ha detto a proposito e ripetilo, se puoi, parola per parola, senza aggiungere nulla, ma proprio nulla, di tuo. Vuoi un voto ancora migliore? Sbircia, se ci riesci, il libro di testo e ricopiane pedissequamente qualche riga, o se davvero sei un secchione, citala a memoria. Non ti serve altro.

Se, invece, hai scelto un argomento di attualità, l’impreparazione non ti basta. Devi possedere anche delle doti, peraltro minime, d’osservazione. Insomma, devi sapere che giornale legge abitualmente il tuo insegnante. La Repubblica? Il Fatto? Libero? Dai, sei un ragazzo sveglio e mi hai capito… Ti sembrerebbe di essere diventato un lecca… diciamo piedi? Ti sembra ingiusto dover mascherare le tue opinioni? Giovane, ma lo vuoi capire o no che la scuola deve preparati alla vita?

E ricorda, per la vita che ti attende là fuori, stai frequentando “la miglior scuola del mondo”.

P.S. (2) Ti ho sentito. Sì, proprio tu. Che cosa vuol dire che non capisci perché a scuola, quando si parla di merito, ci si riferisca solo agli studenti? Ah, ti pare un’idiozia, come se in ospedale si valutassero le doti e l’impegno dei pazienti. Beh, effettivamente…

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