C'è perfino un ottenne: Muhammed Ehab Al-Naggar: "Shot and killed by security forces".
Sono appena tornato dal Vomero.
Ho preso una birra. Sasà un Long-Island.
25, 24, 27, 28, 22, 26 anni. Tutti giovani, giovanissimi.
Siamo tutti giovani, qui fuori al Burnin'.
Sono le 3.55 e non ho sonno.
Dopo 18 giorni di proteste, qualche centinaio di cadaveri e qualche migliaio di feriti sembra siano bastati a convincerlo. "Ma allora fanno sul serio?" Avrà pensato.
In piazza Tahrir è esplosa la festa per
la caduta della lota (per info su "lota" chiedasi ad un napoletano, uno qualsiasi).
La stessa festa, le stesse facce, la stessa gioia, gli stessi deliri: mi è sembrato di avere un déjà-vu. Circo Massimo, 9 luglio 2006. Vedi le stupende immagini del popolo egiziano in festa, e pensi di aver visto l'ultima volta le stesse immagini in Italia nel 2006 per la vittoria dei mondiali di calcio.
La lota è caduta, dicevo. Pensate, era Presidente dell'Egitto dal 14 ottobre del 1981.
Molti dei ragazzi che in questi ultimi giorni sono finiti sotto il terreno, non erano nemmeno nati quel giorno. Il paradosso della vita è che ora che sono morti, non saranno nemmeno vivi quando quel giorno infinito finalmente è FINITO.
30 anni. Cazzo, sembreranno un eternità.
Che prezzo ha, aveva o avrebbe la vita di un giovane? Me lo chiedo tutti i giorni. La sensazione è che se in Egitto i giovani hanno dimostrato di non avere nulla e nulla da perdere, in Italia i giovani non hanno nulla ma dimostrano di avere tanto da perdere, e sempre di più.
Dopo 300 morti, per l'Egitto, domani non sarà più lo stesso.
Dopo 300 giorni, per l'Italia, è rientrato Buffon.