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Italia in crisi: chiuse 64.000 mila imprese del terziario nel 2011

L'Italia “rischia l'avvitamento sulla crisi” e mette così in pericolo il suo stesso futuro.

E' con questo allarme che anche la Confcommercio, dopo gli industriali, i sindacati dei lavoratori dipendenti, scende simbolicamente in piazza riunendo, per la prima volta nella sua storia, i propri stati generali martedì a Milano.

“L'obiettivo - spiega il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta - è innanzitutto descrivere la crisi del terziario, che dall'inizio dell'anno ha provocato la chiusura di 64.000 imprese, con un saldo negativo di circa 15.000. Per questo i presidenti delle varie federazioni, dal commercio al turismo, dai servizi ai trasporti, spiegheranno quali ricadute ha avuto la crisi sui loro settori.

Il secondo momento sarà rappresentato dalla relazione del Presidente Carlo Sangalli, che illustrerà il documento in sei punti Anzitutto l'Italia che verrà presentato al Governo con le nostre proposte, tra cui la sburocratizzazione del sistema e la riduzione dell'aggravio fiscale sulle buste paga per far ripartire la domanda”.

Non si tratta, assicura Rivolta, “di un'iniziativa in antitesi con il documento delle imprese presentato di recente: vuole però rappresentare più puntualmente la specificità del terziario”. Il momento, del resto, è cruciale, visto che “siamo alla vigilia del decreto sviluppo su cui noi contiamo per rilanciare l'economia ed evitare così l'avvitamento”.

Senza la crescita, avverte infatti Confcommercio, “il rischio che l'economia italiana stia imboccando velocemente la via della recessione sta diventando sempre più reale e concreto. E il sistema di imprese che Confcommercio rappresenta e che vive soprattutto di domanda interna, lo avverte in maniera drammatica da molto tempo”.

Agli stati generali, che l'organizzazione convoca per la prima volta nei suoi 66 anni di vita, Confcommercio si attende una partecipazione di circa mille persone, che confluiranno da tutte le associazioni territoriali del sistema confederale, in particolare da Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto.

Da qui partirà poi un vero e proprio “road show” sul territorio che farà tappa nel centro Italia, nel Mezzogiorno, nelle isole con argomenti specifici come il fisco, la burocrazia, il lavoro e le infrastrutture. Non sorprende il fatto che dall’inizio dell’anno abbiano chiuso i battenti, nel terziario, 64.000 imprese, la gran parte delle quali svolgevano attività commerciali.

E’ la logica conseguenza dell’insufficiente andamento della domanda interna derivante a sua volta dalla dinamica del reddito disponibile delle famiglie. Se non si opererà per accrescere il reddito a disposizione delle famiglie italiane non si potrà verificare il necessario incremento dei consumi, tale da determinare una consistente crescita delle vendite nel settore commerciale.

Ma affinché possa effettivamente determinarsi quell’aumento del reddito disponibile, come anche rilevato da Confcommercio, è indispensabile una riduzione delle imposte sul lavoro tale da garantire un significativo incremento delle somme disponibili in busta paga. E per ridurre le imposte sul lavoro, tra i vari interventi possibili, sarebbe auspicabile prevedere un’imposta patrimoniale, anche per garantire una maggiore equità del sistema fiscale.

Ma fino ad ora, soprattutto per motivi di natura elettorale, il governo ha escluso questa possibilità e quindi anche la necessaria riduzione delle imposte sul lavoro è rimasta sulla carta.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.67) 25 ottobre 2011 20:03

    Forced man >

    Berlusconi ha spesso ripetuto di essere stato “costretto” all’intervento in Libia da Obama, da Napolitano e dal Parlamento.
    Così come gli impegni con la UE lo hanno “costretto” a varare una manovra da 70 miliardi per pareggiare il bilancio nel 2014. Poi però la Bce, la Francia e la Germania lo hanno “costretto” a trovare altrettanti miliardi per anticipare il pareggio al 2013.
    Lui ha fatto solo “ciò che doveva”.
    Dalla Lega è stato “costretto” a non toccare le pensioni ed a ritoccare l’IVA.
    E’ stato anche “costretto” a chiedere la 50ma fiducia.

    Il 18 ottobre affermava che per il dl sviluppo “non ci sono soldi” e “non c’è nessuna fretta”. Ora la UE l’ha “costretto” a dare entro 48 ore “calendario e dettagli” delle riforme per la crescita “garantite” a Barroso il 13 settembre.
    Del resto è “costretto” a restare a Palazzo Chigi con “gran sacrificio” affinché il paese sia “più forte e più libero”.
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce remore fino a …

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