Istruzione ed educazione, antidoto alla violenza

I quotidiani fatti di cronaca indicano chiaramente che i fenomeni di violenza adolescenziale e giovanile riguardano sia gli italiani, spesso anche di buona famiglia, sia gli stranieri di recente immigrazione con buona pace di chi vorrebbe vedere “nell’altro”, nello straniero la causa di ogni male.
L’ondata di violenza, spesso immotivata e gratuita, non conosce colore della pelle, etnia e qualsivoglia caratterizzazione religiosa. È un fenomeno a tutto tondo che riguarda indistintamente alcuni, in verità troppi, giovani in età scolare. Con questo non si vuole asserire che in tutti i ragazzi presenti in Italia si celi un potenziale delinquente, la stragrande maggioranza di essi vive seguendo le regole del buon senso e del rispetto reciproco; purtroppo però la crescita esponenziale di stupri di gruppo tra compagni di scuola, devastazione di locali pubblici, sottomissione dei più deboli, spesso anche dei ragazzini portatori di handicap, e di molti altri atti criminali è un dato di fatto.
La “piccola” percentuale di giovani “teppisti”, quasi sempre organizzati in gruppi, è preoccupante ed inaccettabile. Il fenomeno del bullismo e della micro criminalità giovanile deve essere schiacciato e il modo più adeguato per farlo è istruire ed educare sia mediante la scuola e l’esempio della famiglia sia attraverso i media.
L’Italia si avvia a divenire una società multietnica, questo è un fenomeno irreversibile dato che la natalità nelle famiglie italiane è molto bassa, l’età media della popolazione si sposta inesorabilmente in avanti e l’Italia diviene un polo attrattivo per i flussi migratori in entrata.
Alla luce di quanto detto è necessario potenziare e introdurre l’insegnamento dell’educazione civica sin dalla scuola primaria per tutto il corso di studi. L’educazione civica deve essere una disciplina a se stante insegnata da docenti preparati e specializzati in discipline storico-giuridiche, e il peso del rendimento in tale disciplina deve essere rilevante. Coadiuvare l’insegnamento di tale materia con visite presso “i luoghi della memoria” può avere un poderoso effetto educativo.
Ma nella società dell’informazione non può bastare la sola scuola per formare le coscienze di studenti italiani e stranieri, tutti i media dovrebbero attivare degli spazi quotidiani volti all’insegnamento della storia, alla conoscenza delle norme essenziali dello Stato e del ruolo che ogni cittadino ricopre all’interno di esso. È altresì necessario imporre la frequenza scolastica in maniera ferrea, in Italia l’istruzione è obbligatoria e tale norma vale per tutti.
Dopo 148 anni dall’unificazione d’Italia e considerando anche la successiva trasformazione multietnica della società è forse giunto il momento di “fare” veramente gli italiani.
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