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Istruzione, cresce il divario tra Nord e Sud

Anche per quanto riguarda l’istruzione, l’Italia è “spaccata” in due. La situazione dell’istruzione è decisamente peggiore nelle regioni meridionali rispetto a quanto avviene in quelle del Centro-Nord. Questo è il principale risultato che emerge dal rapporto 2012 sull’apprendimento nelle scuole italiane realizzato dall’Invalsi (Istituto Nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione).

Dei contenuti del rapporto in questione riferisce un comunicato della agenzia Dire (www.dire.it):

“Aumenta il divario tra Nord e Sud, in particolare con la crescita dell’età degli studenti, ma alcune regioni meridionali come Abruzzo, Basilicata e Puglia hanno innalzato il livello di preparazione raggiungendo la media nazionale.

Sono alcuni dei dati emersi dal rapporto 2012 sull’apprendimento nelle scuole italiane, presentato a Roma dall’Invalsi.

Un rapporto che ha visto impegnati nelle prove standardizzate di italiano e matematica oltre due milioni di ragazzi e che rispetto agli altri anni ha introdotto alcune ‘novita’ metodologiche e di presentazione’, come ha spiegato il commissario straordinario dell’Istituto, Paolo Sestito…

I dati emergono da un campione che coinvolge complessivamente 5.451 scuole, 7.786 classi e 167.294 studenti.

Proseguendo con l’analisi dei risultati, su un campione si nota come il gap più grande è nelle scuole medie.

In generale, le ragazze sono più brave in italiano ma meno preparate in matematica rispetto ai ‘colleghi’ maschi.

Differenze anche tra studenti italiani e immigrati, con questi ultimi che faticano soprattutto nella prova in lingua…”.

In un’altra nota pubblicata su www.tuttoscuola.com si può leggere, tra l’altro:

“…Il recupero del divario da parte di alcune regioni del Meridione riguarda principalmente la scuola di primo grado, mentre rimane ancora consistente lo svantaggio del Sud e, in parte anche del Centro, rispetto al Nord per quanto riguarda i risultati della scuola secondaria di secondo grado.

E’ nella scuola secondaria di primo grado, invece, che esplode il fenomeno della varianza tra Nord, Centro e Sud (tranne eccezioni di nuovo in Puglia, Abruzzo, Molise), sia in italiano che in matematica….

La spaccatura tra Nord e Sud, inoltre, non si evidenzia solo sui punteggi medi, ma anche nella diversa distribuzione del numero di studenti deboli che risulta decisamente più ampia al Meridione che al Settentrione…”.

Il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini, ha sottolineato la necessità di dotarsi di strumenti di autovalutazione perché “senza conoscere se stessi è impossibile migliorarsi e dare vita a un cambiamento.

Senza un paragone con il mondo esterno non si possono capire i fattori che hanno bisogno di un intervento.

I dati – ha concluso – dimostrano che la scuola italiana migliorerà se cambieranno le singole classi e le singole scuole. Sembra una banalità ma per avere risultati positivi bisogna mettere in relazione la quotidianità e la valutazione”.

Il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, ha dichiarato:

“E’ utile e da apprezzare il valore scientifico delle attività svolte dall’istituto di valutazione e va accolto con interesse l’annuncio che l’Invalsi intende concentrare le proprie indagini, seppure su campioni di scuole, per sviluppare una misurazione del valore aggiunto dei risultati conseguiti anche attraverso un’analisi dell’evoluzione nel tempo degli apprendimenti.

Ciò che non va bene è la residualità con cui viene considerato il ruolo degli insegnanti in questo contesto…

Sarebbe stato utile, anche nell’incontro di presentazione, dar voce agli insegnanti in modo da considerare appieno esperienze professionali e criticità su cui più volte si è discusso nelle scuole…”

Di Menna ha aggiunto

“A tal proposito appare incomprensibile che non si sia voluto tener conto di alcune indicazioni che la Uil scuola ha da tempo sollecitato:

- acquisire in sede di analisi dei risultati le esperienze degli insegnanti;
- prevedere un coinvolgimento, un piano formativo, un sostegno agli insegnanti protagonisti di un complesso impianto innovativo;
- semplificare le procedure per lo svolgimento dei test”.

Pasquale Almirante su www.tecnicadellascuola.it, relativamente al rapporto Invalsi, ha rilevato:

“Perché nella primaria non si notano grandi differenze di preparazione fra i bambini italiani ma che invece si presenta sinistra e preoccupante dalla secondaria di primo grado in poi?…

Non siamo sociologi, ma appena letto il comunicato pubblicato dal Miur (il ministero dell’istruzione), non abbiamo fatto altro che cercare all’interno del nostro portale alcune delle più recente pubblicazioni relative ai sondaggi dell’Istat e o di altri enti sulle condizioni di povertà, di lavoro, di abbandoni e di dispersione tra il nord e il sud, per dire, cercando di dimostrarlo, che la frattura non riguarda solo i livelli di preparazione scolastica ma anche di lavoro e di vivibilità, di reddito e spesa per cultura…

E infatti, se nella scuola primaria, come dimostra l’esito delle prove Invalsi, non si notano grandi differenza di preparazione fra Nord, Centro e Sud un motivo ci deve pur essere e che non è certamente rintracciabile nella maggiore dedizione o preparazione dei maestri, oppure nella minore propensione di bambini alla strafottenza e neghittoseria.

Un pedagogista direbbe che a quell’età, l’età della primaria, le differenze di classe si colgono poco e poco si avverte il disagio economico della famiglia, né si costringe o si avverte l’esigenza spesso forte di cercare un lavoro, anche in nero, per tamponare pericolose falle di sopravvivenza.

E’ con la pubertà che il raffronto col mondo esterno diventa più conflittuale e dal mondo esterno si cercano risposte che le famiglie più povere e disagiate non riesce spesso a dare, quando non c’è dove pescare perfino l’euro per i libri.

E guarda caso la frattura tra Nord e Sud nel nostro sistema di istruzione inizia proprio dalla secondaria di secondo grado e per alzarsi via via sempre più”.

Le considerazioni di Pasquale Almirante mi sembrano molto interessanti, anche perché è necessario interpretare i risultati del rapporto Invalsi, se si intende davvero eliminare o quanto meno ridurre quel divario tra Nord e Sud che rappresenta, senza alcun dubbio, il più importante elemento di preoccupazione che emerge dall’analisi del rapporto. E condivido soprattutto la valutazione implicita nel ragionamento di Almirante: possono essere certamente utili interventi specifici per migliorare la qualità dell’istruzione che contraddistingue le regioni meridionali ma non ci si può attendere il verificarsi di notevoli risultati se non si riuscirà a ridurre il divario economico e sociale tra Nord e Sud, uno dei principali problemi del nostro Paese.

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