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Io ti spio, tu mi spii. Spiamoci a vicenda, con amore

Lo scandalo Datagate, da grana imbarazzante per il presidente Obama, sta assumendo sempre più i connotati di un film comico sulla scia di quelli della serie “Una pallottola spuntata”. Manca poco a immaginare l’atletico presidente USA uscire da una finestra dell’albergo di San Pietroburgo in cui era ospitato il summit del G20 e scivolare lungo il cornicione ricoperto di brina sino a raggiungere la camera della tedesca Merkel per agganciare alla sua finestra una microspia della NSA, mentre Putin, giù nella hall, omaggiava gli ospiti di una chiavetta USB taroccata e di un caricabatterie con tanto di “optional” collegato alle riceventi dei servizi segreti russi. Si potrebbe consigliare ai boss del pianeta, parafrasando una vecchia raccomandazione rivolta ai bambini: “Non accettate omaggi dai conosciuti”.

La trama del film comico prosegue da parte USA nello smentire, in prima battuta, il proprio operato per poi dover ammettere tutto di fronte alla incontestabilità delle prove. A questo punto parte il secondo tempo del film contenente le giustificazioni impacciate della serie: “Non l’abbiamo fatto per spiare i leader, ma per finalità di antiterrorismo”. Ora, anche il più fesso dei fessi che calpesti il suolo di questo pianeta comprende la strumentalità di tali giustificazioni ai limiti della stupidità.

Parte il terzo tempo del film con i capi in testa delle varie agenzie USA a inventare di tutto per soffiare sulla vicenda la massima quantità di fumo lacrimogeno. Prima giustificazione: “Anche gli europei ci spiano”. Come a dire: “Facciamo noi quello che anche voi fate”. La qual cosa richiama le scusanti dei ragazzini i quali, separati durante la scazzottata, iniziano a imputarsi la colpa a vicenda, della serie: “Ha cominciato lui… No, lui… No, lui…, etc.

Non basta: il capo della NSA, Keith Alexander, la spara grossa. A suo dire, sono gli europei ad aver passato loro le informazioni. Tornando ai ragazzini, stavolta colti a rubare caramelle, uno dei due si discolpa affermando di essersi limitato a mangiarle, però è l’altro ad averle rubate. Suvvia! Queste persone sono chiamate a ruoli decisionali di rilevanza inimmaginabile per noi comuni mortali e poi, messe alle strette, dimostrano di essere mentalmente poco più che dei ragazzini incapaci di gestire anche le prevedibili conseguenze del loro operato. Siamo nelle mani di certa gente, rendiamocene conto. Non stupiamoci di quanto accade nel mondo.

Una volta tanto dobbiamo riconoscere alla nostra derelitta Italia il triste primato nel campo. Nessuno più di un nostro ex leader ha saputo far ridere l’intero globo con le proprie performance, riuscendo a negare perfino l’evidenza, almeno in casa. L’assenza assoluta di dignità e senso del ridicolo hanno poi portato il soggetto in questione a superare se stesso nelle attuali vicende post condanna. Viene ovvia una considerazione: stiamo forse contagiando l’intero globo?

Obama ha imboccato una china scivolosa, ma è ancora in tempo per tornare sui suoi passi non solo porgendo le sino ad ora mancate scuse al resto del mondo, ma assumendo formale e sostanziale impegno a non violare le leggi del diritto internazionale. Inizi col licenziare quel signore del suo establishment il quale ha sostenuto che gli USA avrebbero il diritto di spiare chiunque, dentro e fuori casa alla faccia di ogni legge o regolamento, quando ritengano in pericolo la loro sicurezza. Naturalmente a loro insindacabile giudizio. Rientra in questo anche lo spiare l’ONU fin nei cessi? E anche spiare il Vaticano, Papa compreso?

E certi leader europei la smettano di far finta di scandalizzarsi per lo spionaggio USA. Sanno tutti dell’esistenza pluridecennale di Echelon, controllato da USA e Gran Bretagna e del suo uso illegittimo nel campo dello spionaggio industriale mascherato da impiego per la sicurezza. Attendiamo il “sequel” del film comico sul Datagate nella speranza che nel frattempo non si avveri lo slogan di Bakunin, stavolta però rivolto a noi tutti: “Una risata vi seppellirà”.

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