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 Home page > Tribuna Libera > Induzione al razzismo: l’ultima frontiera della propaganda politica

Induzione al razzismo: l’ultima frontiera della propaganda politica

Aylen aveva tre anni. Suo fratello Galip, due di più. La mamma, poco più che una ragazzina. Unico superstite, il padre, un giovane siriano che stava tentando di portare la sua famiglia in Canada, lontani dall’orrore della guerra che sta distruggendo la Siria da anni. Mamma e i due piccoli sono morti in mare e riportati dalla marea sulle rive della spiaggia turistica di Bodrum in Turchia. La barca che li trasportava, all’improvviso si è ribaltata. Alcune persone si sono alzate in piedi all’improvviso e all’improvviso è arrivata la morte.

Questo non è un articolo buonista. Lo dico fin da subito, stanca del costante chiacchiericcio che alberga ormai su ogni social network. Un tempo le discussioni si animavano nei bar, a casa di amici, al telefono. Oggi si affrontano discussioni sterili, con esimi sconosciuti, che non fanno altro che tentare di distorcere ogni parola scritta. Se questa la chiamate evoluzione sociale, devo avere qualche problema, un limite di cui non conosco l’origine. Per me, discutere significa discutere. Che significa esaminare un tema confrontando opinioni diverse.

Non significherà mai quindi, distorcere la realtà dei fatti, sovrastare i miei interlocutori al solo scopo di avere ragione, imporre il mio pensiero. Propongo elementi reali, quelli che non piacciono a un certo tipo di persone. Quelle a cui, se solo ti azzardi a comunicare che no, le guerre attualmente non sono solo in Siria e Iraq ma in molti territori del Medio Oriente e dell’Africa, si rivoltano contro la realtà dei fatti e contro chi si permette di diffonderla.

Se il sistema ficca in testa alla gente che le uniche zone di guerra oggi siano in Siria e in Iraq, non provare a fare chiarezza. Se lo dice la televisione allora è vero. Lo diceva anche Renzo Arbore, nella sua trasmissione “Indietro tutta”. Era una presa in giro, ovviamente, ma molti cervelli italiani, funzionano proprio così.

Torniamo ad Aylen. A tutti gli Aylen di ogni età che giacciono in fondo al Mediterraneo. Impossibile contarli tutti. Sarebbe bello tornare bambini e non capire. Immaginare che tutte quelle centinaia e centinaia di persone morte in mare, si siano trasformate in sirene e principi del mare. Invece no, questa non è una favola meravigliosa, in cui la meraviglia consiste nel poter creare con la mente una storia fantastica. Una di quelle storie in cui gli esseri umani non muoiono mai. Invece siamo nel mondo reale. Quel mondo in cui ormai gli esseri umani comuni valgono meno delle armi. Meno della droga. Meno di niente.

La tratta di esseri umani vale molto nel mercato di chi domina altri esseri umani. E’ un business semplice, si guadagna molto e se muore qualcuno, ma ha già pagato per il suo viaggio verso l’ignoto, chi se ne frega. Se perdi un carico di droga mentre sei in viaggio da una parte all’altra del mondo invece, sono problemi. Grossi problemi.

In Turchia ci sono un paio di organizzazioni molto potenti che lavorano alacremente con il trasporto dei migranti da circa 20 anni. Le tariffe per il trasporto di un essere umano variano dai 1.000 ai 40.000 dollari. Dipende da dove parti e dove vuoi arrivare. Impossibile fare i conti di un business del genere.

Ci sono troppi elementi che si mescolano insieme, quando si parla di migranti e flussi migratori. E’ per questo che non si può fare l’errore di essere buonisti a oltranza o razzisti dell’ultima ora. Dipende poi, contro chi si sia razzisti. Se esistesse ancora un briciolo di coerenza, in questa società spinta alla follia a causa del prolungamento esasperante di una crisi economica mondiale decisa a tavolino in un giorno qualsiasi di sette anni fa, pur di salvare dalla bancarotta le potenti banche statunitensi, dovremmo essere fortemente razzisti contro la classe politica, contro i governi. Hanno scelto di salvare le banche, non gli esseri umani. E ora, mentre gran parte dei territori africani e del Medio Oriente si scontrano in sanguinosi conflitti, a noi “civili” europei lasciano credere che siamo vittime di un’invasione esterna. Il “nemico” arriva sempre da fuori. Guai a dire che l’abbiamo in casa.

A seconda dei momenti poi, propongono una visione diversa di ciò che sta accadendo. Si va dall’invasione di migranti alla migrazione di profughi richiedenti asilo politico in men che non si dica. Le stesse persone, i migranti, a seconda della convenienza politica, divengono o l’una o l’altra cosa.

La gente, ormai stanca di tutto, non si rende più conto di come la propaganda politica veicoli i messaggi che ritiene più opportuni. Persino i migliori sostenitori della cooperazione fra esseri umani stentano a raccapezzarsi su quali siano i sentimenti da provare a ogni nuova notizia di cronaca – ormai più volte in un solo giorno – che parla di migranti e di morti.

Il caos, volutamente provocato dai dirigenti delle nazioni europee, ha attecchito nella mente di molti, e come un virus incurabile sconvolge il pensiero dominante, fa dire e fare cose senza senso, distrugge costantemente la realtà dei fatti, in favore di una tendenza a non voler accettare più nulla, nemmeno una goccia di problema. Gli italiani sono stanchi di tutto. Chi se ne frega se “il problema” in questo caso, siano milioni di persone che si stanno muovendo sul pianeta, da una parte all’altra, spinti ora dal terrore della guerra, ora dalla volontà di cercare maggior fortuna altrove.

D’altronde, basta creare una legge per determinare che sei un delinquente. Sei clandestino se lo decide qualcun altro, solitamente l’esponente politico di qualche nazione a regime “democratico”. Cessi di esserlo, se hai la fortuna di approdare in un territorio che non ha legiferato in tal senso. In tutti i casi, se sei un elemento da sfruttare sotto ogni aspetto, attenditi che la prossima mossa sia sempre contro di te. Carne da macello. Lo siamo un poco tutti ormai. Girano la manovella dell’enorme tritacarne ogni volta che gli serve un poco di linfa. Denaro, la linfa di chi sfrutta i propri simili. Se ce la fai, bene. Se muori sono cazzi tuoi. Un peso in meno da dover sostenere. E’ così per tutti. Non solo per le attuali etnie migranti.

Si, “attuali etnie migranti”. Non va dimenticato che un giorno potrebbe toccare a noi. E’ già accaduto in passato. In pochi ricordano di aver studiato periodi storici recenti, in cui migliaia di persone dall’Italia sono dovute fuggire. O perché dissidenti o perché facenti parte di una religione diversa da quella Cattolica. A chi mi risponde “migliaia, non milioni come adesso” ricordo che ora, quest’immensa massa umana che si muove per il mondo, proviene da nazioni diverse. Non da una sola. E se per anni abbiamo scelto scientemente di appropriarci della vita di migliaia e migliaia di persone di etnie diverse, allo scopo di far arricchire i soliti paraculi di politici vestiti con la pelle dell’orso, anche adesso a trarre benefici sono ancora loro: i politici. Che si giovano in ogni caso, attraverso i loro sterili discorsi da propaganda politica di basso livello, di questo tema. I migranti. Buoni o cattivi. Belli o brutti. Bianchi o neri. Non fa differenza. Loro approfittano di qualsiasi cosa.

In ultimo vorrei dire una cosa: ogni volta che viene a mancare un essere umano, qualsiasi sia stata la sua vita e i suoi comportamenti in vita, si decantano solo le caratteristiche migliori dell’essere umano. “Ottimo padre” quando magari in vita non lo è stato affatto. “Grande lavoratore” Idem come prima. Mi chiedo quindi, come facciano certe persone, di fronte alla morte di bambini, donne, adulti, a riempirsi la bocca solo di offese ed epiteti. Gli stessi che dovrebbero rivolgere alla classe politica, tutta, che sta consentendo da anni tutto questo.

Ecco, contro costoro un sano razzismo sarebbe auspicabile, ma sono troppo abili: sono riusciti a spostare l’attenzione negativa contro un “nemico” creato ad arte. Intanto loro, continuano a distruggere la vita di tutti. Ogni giorno.

A coloro che ancora oggi sono convinti che molti migranti non provengano da zone di guerra, consiglio di leggere la lista – costantemente aggiornata – che si trova a questo link: Guerre nel Mondo

 Questi sono Aylen e Galip, prima di morire

Questo articolo è stato pubblicato qui

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