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Incrociando le dita perché il governo faccia. E l’opposizione, pure

Siamo fatti di contraddizioni e contraddittorio non può che essere l'atteggiamento di molti, tra noi, nei confronti del governo Letta.

Figlio della necessità, meno peggio o minore dei mali che lo si voglia definire, speriamo possa portare l’Italia fuori dalle sabbie mobili, anche se non lo crediamo davvero; esserne convinti, pensare che le sue due anime possano andare d’accordo per un periodo significativo, infatti, significa anche ritenere che gli ultimi vent’anni della nostra politica siano stati un grande scherzo. Significa pensare che gli stessi ministri che lo compongono siano stati, per la maggior parte, complici di una lunga presa in giro ai danni del paese.

Possiamo, a pochi giorni dalla fiducia, solo auspicare che il nuovo esecutivo cominci ad abbassare ameno un poco le staccionate che ingabbiano la nostra società, prima che il nostro mondo del lavoro, e inizi quel processo di riqualificazione della spesa pubblica (ma nessuno fiata, a questo riguardo) che è condizione necessaria per tornare a crescere. Incrociamo le dita, ma ci auguriamo anche che si approvi quanto prima una nuova legge elettorale, coscienti che un pronto ritorno alle urne è tutt’altro che da escludere.

Una volta messo da parte il dispiacere per quel che avrebbe potuto essere, ci è assai più facile ragionare sul ruolo che dovrebbero svolgere l’opposizione e, in particolare, il M5S.

Tra le poche cose sensate che Grillo ha detto in questi mesi, c’è la denuncia del golpe strisciante che è avvenuto nel nostro paese, dove, come in altri, il Parlamento, è stato di fatto espropriato della funzione legislativa. Bene, proprio la natura eterogenea del governo offre ampie possibilità, al M5S per restituire alle camere quella centralità che dovrebbero avere secondo il nostro costituzionale. Dovrebbero, i suoi rappresentanti, presentare una proposta di legge dopo l’altra, specie in quella vasta area, già a suo tempo individuata da Bersani, in cui, stando a quanto dicono, le loro idee coincidono con quelle del PD. Non solo, così facendo, pungolerebbero il governo sulla strada delle riforme, ma potrebbero arrivare a metterlo in crisi, mettendo a nudo le divergenze tra i partiti che lo compongono. Un esempio? La proposta per una legge sul conflitto d’interessi, che il PD sarebbe “moralmente costretto” ad approvare e che il PdL, viceversa, ben difficilmente potrebbe accettare,, avrebbe dovuto essere presentata, dai nostri aspiranti rivoluzionari, il giorno stesso dell’inaugurazione della legislatura. E lo stesso si può dire di una legge anti-monopolio nel campo della raccolta pubblicitaria.

Non faranno nulla di tutto questo, i grillini? Se ne resteranno in parlamento ad esecrare il “regime inciucista” senza fare altro che recitare il mantra “tutti uguali, tutti a casa”?

Finirebbero, semplicemente, per percorrere fino in fondo il cammino su cui paiono già avviati: quello delle occasioni perdute della nostra democrazia. Il loro successo elettorale si rivelerebbe del tutto inutile e, in questo caso, quasi sicuramente non si ripeterebbe.

Non solo, citando il satanasso della Prima Repubblica, “il potere logora chi non ce l’ha”, ma come il Friuli insegna, gli elettori sono tutt’altro che inclini a scegliere chi, dei loro voti, non sembra saper che fare.

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