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In secondo piano nelle fotografie (Corrida #16)

L’unico racconto pubblicato a puntate sulla rete che è un po’ come la vita: si sa quando e come inizia, ma non si sa mai bene dove vada a finire.

L’unico racconto pubblicato a puntate sulla rete che è un po’ come la vita: si sa quando e come inizia, ma non si sa mai bene dove vada a finire.

(leggi il capitolo 1, leggi il capitolo 2, leggi il capitolo 3, leggi il capitolo 4, leggi il capitolo 5, leggi il capitolo 6, leggi il capitolo 7, leggi il capitolo 8, leggi il capitolo 9, leggi il capitolo 10, leggi il capitolo 11, leggi il capitolo 12, leggi il capitolo 13, leggi il capitolo 14, leggi il capitolo 15)

(appunti di percorso di Alex)


.16

Ebbene sì, mi sono preso una piccola pausa di riflessione, ed il tutto dovuto ad un consiglio gentile di carattere tecnico che mi è giunto in questi giorni: "leva gli aggettivi inutili, poi leva tutto il resto".
E’ che c’ho provato e tutti i giorni, ma davvero, una pagina bianca non riusciva ad esprimere quello che volevo, per cui, semplicemente, riparto da dove avevo lasciato.
Ma prima un tributo al mio consigliere gentile:







Credo possa bastare.

L’amore aveva portato un nuovo vento nella mia vita, tramontana, forse, ma comunque sia di quelli che soffiano con naturale costanza e scompigliano capelli, vestiti e sensazioni. Di quelli che fanno arrossire e bruciare le guance.


Continuavo ogni giorno a seguire Ramon nei campi, imparando a coltivare, ma prestando sempre meno attenzione alla terra ed ai suoi insegnamenti, in testa avevo ben altro, avevo lei.

Amalia, si chiamava così. mi sono reso conto solo adesso di non aver ancora scritto il suo nome.

La vita era pianificata in modo chiaro: mattina alzata presto con Ramon, colazione abbondante, ritorno nel pomeriggio tardo, doccia e Amalia, fino a notte, fino a che era possibile spremere anche solo un altro istante di giorno o notte che fosse.
La fiesta passava accanto ai nostri incontri riservati, alle nostre uscite silenziose nel torrente di vino ed urla.
Alle volte si poteva quasi avere l’impressione di fuggire ad un immenso baccanale, la gente riversava la voglia di vivere e di riscatto in quei pochi giorni e lo faceva tracannando l’esistenza.
E noi.
Come in una foto al mare, dove in primo piano vi sono i soggetti e lontano, magari a giocare in qualche secca, tra le onde, altre persone, che nemmeno sanno di essere riprese, e mai lo sapranno. Attori di seconda quinta, senza impressione sullo svolgersi della trama.
Eppure... vi siete mai chiesti quante storie potrebbero raccontare quegli istanti catturati per errore, cosa stessero facendo quelle persone, cosa stesse accadendo? Magari avete fotografato un litigio, la fine di un amore, o un inizio, in mezzo a una moltitudine di insignificanti riprese.

Chi avesse fotografato la fiesta, cogliendoci per sbaglio avrebbe intravisto scorci di litigi e di passione, baci, singhiozzi e qualche lacrima fuggitiva.

Finì la fiesta, la mia prima almeno, e finì la mia storia con Amalia.

Ma è tardi, e devo pur seguire i consigli di chi mis egue in questa camminata, per cui vi racconterò il perchè nel prossimo capitolo.

Per adesso mi limito a togliere qualcos’altro:



Si, credo possa bastare di nuovo.

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