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Impiccateli quegli omosessuali

L'Uganda è una fucina d'orrori omofobici da diversi anni. Il presidente Museveni e la sua signora, che sono "cristiani rinati" come Bush, spingono da anni il piede sull'accelleratore di un cristianesimo estremista con accenti eccessivamente biblici. Ne ha fatto le spese la prevenzione all'AIDS, fatta esclusivamente di campagne pro-astinenza e sui preservativi bucati dalle aziende europee per sterminare gli africani (sic), e oggi ne fanno le spese gli omosessuali, per argomenti non meno risibili e identico furor religioso.

In Uganda essere omosessuali è un crimine, ma sembra non bastare. Da tempo una discreta fazione di parlamentari ugandesi sostiene la pena di morte per certi atti commessi da omosessuali e ci sono numerosi personaggi nella politica e nello spettacolo che cavalcano questo target soffiando sul fuoco.

Questa volta tocca al tabloid Rolling Stone (nessuna parentela con l'omonimo statunitense) stupire con una campagna che denuncia decine di presunti gay, con tanto di foto, e in prima pagina mette una bella fascia gialla con scritto "Hang Them", impiccateli.


Con l'Uganda tutti i paesi occidentali hanno ottimi rapporti e gli Stati Uniti in particolare sono vicini a Museveni, un dittatore travestito da presidente. Tra gli ingredienti della sua ricetta per il potere l'omofobia non può mancare, perché soddisfa le convinzioni dei cristiani rinati e anche l'omofobia di radice africana di buona parte della popolazione. Convinzione diffusa è che gli omosessuali siano contagiosi e che il loro diffondersi, se non controllato drasticamente, porterà un contagio più disastroso di quello dell'AIDS e quasi tutti diventeranno omosessuali portando la società alla rovina.

In un clima del genere gli omosessuali vivono in stato di perenne pericolo, ma le denunce dei pochi attivisti locali e dei gay riparati all'estero non hanno eco, solo in occasioni particolarmenti eclatanti come questa ci scappa qualche titolo sul mainstream occidentale. Eppure non dev'essere poco atroce l'essere linciato e infine bruciato vivo legato a un copertone infuocato. Un'attività per la quale ben pochi tra i praticanti sono perseguiti dalla giustizia ugandese che sorvola ugualmente sulla morte degli omosessuali nelle mani delle forze di polizia ed esercito.

La dittatura del pio cristiano dura dal 1986 e oltre a quella degli omosessuali ha rovinato la vita di milioni di ugandesi e (soprattutto) congolesi, ma l'Uganda è un fedele alleato di Stati e Gran Bretagna su tutti, un porto franco attraverso il quale sono passate la guerra e lo sfruttamento del Congo e un perno sul quale poggia il controllo del cuore dell'Africa, chissenefrega degli omosessuali ugandesi e della loro sorte.

Sakinehhhhhhhhh!

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.66) 2 novembre 2010 21:54

    Più i Paesi sono arretrati e sfruttati, più gli estremismi religiosi trovano terreno fertile. DIO è diventato il Capro espiatorio di ogni malefatta. DIO LO VUOLE!!! L’HA DETTO DIO!!! Ma quanti errori imputiamo a questo Dio, comunque lo vogliamo chiamare?

    Perché si considera contro natura ciò che è nella natura? l’eccezione forse, la diversità dalla maggioranza forse.
    Il vero problema è la paura del diverso, la paura di ciò che non si conosce.
    E questo non riguarda solo gli omosessuali! Riguarda tutti coloro che vivono diversamente da noi e diversamente da noi la pensano. Anche al semplice livello di usi e costumi. Ma attenzione! La cosa è reciproca e ciò rende tutto più difficile!
    La paura in oggetto è qualcosa insito nella POVERTA’ dell’uomo! Mancanza di SANA curiosità. Quando questo piombo si tramuterà in oro?
    • Di Ambrogio Ercoli (---.---.---.19) 7 novembre 2010 07:46

      Concordo nel fatto che la paura sia insita nella povertà, ma non di povertà economica si tratta, ma culturale. Cultura intesa sia come insieme di usi e costumi che come grado di istruzione; e questo indipendentemente dalla località geografica in cui ci si trova. Non dimentichiamo le ronde omofobe delle vie romane o la guerra all’Afganistan lanciata dagli USA come "santa". Poi, però, anche Dio viene messo in secondo piano quando c’è da appianare questioni economiche. In fondo, sul biglietto verde più famoso del mondo non ci sono immagini sacre, ma l’effige di un distinto signore, militare e politico, di fine settecento.

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