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Il valore della memoria

Venerdì sera 4 Febbraio al Teatro Sociale di Canicattì è stata replicata la pièce dedicata alla “Giornata della memoria”, la cui prima era stata rappresentata la mattina del 27 Gennaio scorso per gli alunni delle scuole medie e superiori. L’amministrazione Comunale anche in questa occasione ha patrocinato l’evento fornendo a titolo gratuito l’uso del Teatro.

Gli alunni del Liceo Scientifico “Antonino Sciascia” di Canicattì, che lo avevano portato in scena, soddisfatti della riuscita della prima hanno chiesto al Dirigente Scolastico, la Prof.ssa Vircilio, una replica che permettesse di assistere anche ai genitori e ai cittadini in generale. Il Dirigente appena detto ha introdotto lo spettacolo teatrale con un dotto e forbito discorso sui motivi della replica e sull’importanza della memoria.

La musica avvolgente e d’atmosfera dei Sigur Ros e di altri gruppi, i balletti coreografati dalla Prof.ssa Lella Falzone che è stata anche la regista e ha scelto le musiche, le luci e i sapienti giochi d’ombra scenografati dal Prof. Salvatore Faldetta e i testi molto toccanti, alcuni letti altri recitati, selezionati dalla Prof.ssa Rossana Giannetto, sono stati gli ingredienti principali di questo emozionante spettacolo.

Si è aperta la piece con la proiezione dell’orazione finale di Charlie Chaplin nel suo film capolavoro “Il grande dittatore” nei panni del dittatore di Tomania Adenoid Hynkel (Hitler), come si sa sostituito per un provvidenziale scambio di persona nella sua figura di feroce tiranno da un mite barbiere ebreo suo sosia. Un inatteso discorso in crescendo e sempre più accalorato sull’amore, la fratellanza, la pace e incitante il popolo alla libertà dalla schiavitù a cui lo precipita il potere corrotto dei despoti e che risuona di sconcertante attualità. E’ utile riportarne la trascrizione integrale: <<Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore, non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato; l’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza: senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno avvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Persino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, di donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono io dico: non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori, il potere che hanno tolto al popolo tornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati!, non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore! Voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l’amore degli altri. Soldati!, non difendete la schiavitù ma la libertà! Ricordate, nel vangelo di San Luca è scritto: “Il regno di Dio è nel cuore dell’uomo”. Non di un solo uomo, di un gruppo di uomini ma di tutti gli uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti, combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini un lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere! Mentivano! Non hanno mantenuto le promesse e mai lo faranno. I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati!, nel nome della democrazia, siate tutti uniti!>>.

Dopo questa splendida orazione, la lettura dei testi da parte degli alunni-attori inizia a ripercorrere la storia dell’ascesa del nazismo, la pura follia della presunta superiorità della razza ariana, la promulgazione delle leggi razziali e lo sterminio di 6 milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti scientificamente allestiti nel cuore dell’Europa allo scopo di realizzare la famigerata “Soluzione finale”. Altri testi recitati con grande patos dalle alunne sono tratti da vive e crude testimonianze lasciate da chi ha dovuto subire la terribile esperienza nei lager nazisti.

Chiude lo spettacolo un balletto di malfermi ed emaciati prigionieri che si avviano verso la morte nelle camere a gas inscenate da lenzuola illuminate dietro cui si muovono ombre convulse man mano che vengono varcate; ombre che rappresentano il doloroso trapasso delle loro anime . Il balletto è accompagnato dalla emozionante canzone dei Queen “Who Wants To Live Forever”, “Chi vuol vivere per sempre”.

Solo però non smarrendo la memoria di questa immane tragedia che è stata la pazzia nazista si può fare in modo che milioni di anime innocenti, colpevoli soltanto di essere state ebrei, malati psichiatrici, omosessuali, zingari o semplicemente considerati “diversi” da una stolta e perversa cultura di morte, possano aspirare a vivere per sempre nella memoria collettiva dell’umanità.

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