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Il suicidio politicamente assistito del PD

Un fenomeno curioso e alquanto inusuale sta avvenendo sotto gli occhi di tutti: il partito uscito vincitore, si fa per dire, dalle elezioni politiche di marzo sta mettendo in campo una tenace strategia di autodistruzione. Il fondato sospetto, vista la determinazione che sta mettendo in campo, è che ci riuscirà perfettamente.

Stretto nella morsa tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi, proprietario dell'altro socio di maggioranza che risponde al nome di Pdl, il PD si sta lentamente sfarinando in preda alla frenesia dei tanti "vorrei ma non posso".

Enrico Letta voleva una legislatura del "fare" ma deve accontentarsi, almeno per ora, di quella del "dire", dal momento che ogni decisione prevede un rimando a data da destinarsi. Così è per l'aumento dell'IVA dal 21 al 22%, cosi' è per l'IMU che è ancora una fattispecie tutta da definire sia nel metodo di imputazione che nella sua applicazione, così è per il finanziamento dei partiti, uscito dalla porta e rientrato dalla finestra con meccanismi ancora non chiari e tutti da definire, stessa cosa per l'abolizione o accorpamento, ancora non è chiaro, delle province, per non parlare ovviamente di quello che doveva essere l'atto costitutivo di questo governo Letta, ovvero la riforma elettorale che cancella il "Porcellum". Poi su riforma delle istituzioni, dimagrimento del Parlamento con eliminazione del bicameralismo perfetto e "riassetto" del welfare (riforma Fornero) è meglio stendere un velo pietoso; al pari della riforma della giustizia, argomento scabroso per via dei mal di pancia di Silvio Berlusconi, tutto è rimandato a data da destinarsi o, come si dice in questi casi, a babbo morto.

La spiegazione ufficiale è che la priorità assoluta di questo momento è combattere la crisi economica che ci sta affligendo ormai da cinque anni, con prospettive catastrofiche per l'ultima parte di quest'anno. Gianroberto Casaleggio, teorico del M5S e già distintosi per aver predetto la terza guerra mondiale per il 2020, preconizza disordini sociali che potrebbero sfociare in una vera e propria rivolta popolare. Sulla stessa corda Michele Emiliano, sindaco di Bari e presidente del PD pugliese, mentre Caldoro ipotizza disordini a partire dalla Campania per poi allargarsi a macchia d'olio all'intero paese. Il problema è che per il rilancio dell'economia occorrono soldi, almeno cinque miliardi subito da aggiungersi a quelli concessi dall'Europa per la chiusura del procedimento di infrazione per "deficit eccessivo". Il ministro dell'economia Saccomanni, tirato per la giacca da tutte le parti, non sa letteralmente a che santo votarsi.

Insomma la situazione è drammatica e le prospettive nerissime anche in termini di tenuta sociale a breve o medio termine. Intanto, mentre il premier Enrico Letta si spertica nella difficile arte di ottenere credibiltà internazionale, c'è chi quotidianamente dissemina il percorso del governo di bombe con l'evidente scopo di logorare la tenuta politica del PD. 

I bombaroli, manco a dirlo sono sempre loro, i pidiellini che ogni giorno si inventano qualcosa per fare esplodere le contraddizioni tra le diverse anime interne al PD. E allora, dopo le bordate di Brunetta su IMU ed IVA con relative minacce di ritirare la fiducia al governo, la proposta di nomina della Santanché alla vice presidenza della Camera, la sospensione dei lavori parlamentari per protesta contro la sentenza Mediaset, i tentativi surrettizi di introdurre nei decreti dei "salva Silvio", arriva, dulcis in fundo, Angelino Alfano con la questione "Kasaka" che puzza di marcio lontano un miglio e che impone un voto di fiducia. Infine come se non bastasse spunta la sortita dell'incendiario Brunetta su "un patto di legislatura e riequilibrio di ministri Pd-Pdl", ovvero la certificazione di quanto finora si è visto, ossia che il vero "padrone" del governo Letta è Silvio Berlusconi che, giustamente, pretende una rappresentanza più corposa e qualificata.

Il giochetto sembra funzionare alla perfezione, il Pdl si applica su due tavoli, quello del governo e quello della protesta, il PD difende Letta, si chiude a riccio ed entra puntualmente in fibrillazione, quindi si rifugia nel solito "congresso di partito" per tentare di sanare i dissidi tra renziani, d'alemiani, lettiani, puppatiani, civatiani, orfiniani, etc., ovvero per trovare una linea comune senza quei soliti distinguo che offrono l'immagine penosa di una armata brancaleone alla deriva.

Purtroppo però, anche quando trovano la quasi unanimità su una decisione (solo tre i dissidenti tra i quali la Puppato), vedi il voto di fiducia su Alfano, lo fanno su quella sbagliata e riescono a compiere il capolavoro di deludere il proprio elettorato, che non riesce a digerire la ratio di questo "salvataggio", danno l'esca a Grillo per tornare a cinguettare come uno stornello "sul PD meno elle", si beccano lo stop gerarchico di Giorgio Napolitano che ormai si è sostituito alle "primarie" del partito con una sorta di pilotaggio esterno "obbligato". Insomma Letta e soci offrono una sensazione di impotenza che, non trovando soluzioni adeguate all'esterno, si scarica tutta all'interno, creando una massa instabile che può collassare da un momento all'altro. E così questi tapini, alquanto storditi politicamente e totalmente sprovveduti in termini di strategie elettorali, beccano schiaffi da tutti, da destra, da sinistra, dal centro e perfino dal Presidente. L'ultimo calcio nel sedere, stiamone certi, lo prenderanno alle prossime elezioni politiche dai propri elettori.

Infatti, manco a dirlo, i sondaggi ridanno il M5S in crescita (attorno al 20%), il Pdl anch'esso in crescita anche se più lenta, perfino Lista Civica e SEL in qualche ripresa, mentre il PD affonda giorno dopo giorno come una barca col fondo bucato. Soltanto la Lega riesce a far di peggio, con le perle di razzismo dei suoi sconsiderati cantori di imbecillità, ma non può che essere una magrissima consolazione.

Il 30 Luglio (forse) sapremo quante speranze di vita rimangono al PD. 

Io comunque non ne sentirei la mancanza.

Foto: Quink/OsservatorioSatiraPolitica

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