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“Il senso del tempo” di Giuseppe Bonaccorso

“Trovarsi di fronte al vuoto era per Gabriele una scelta”

In cima ad un palazzo, attaccato alla ringhiera, guarda giù, guarda il vuoto. La gente, dal marciapiede, osserva la scena preoccupata. Comincia così il romanzo di Giuseppe Bonaccorso, “Il senso del tempo”.

La storia è quella di un uomo medio, Gabriele, forse un po’ più sfortunato degli altri, che vive la vita con le sue ansie e le sue disillusioni. Ha un lavoro, ha i suoi vizi e ha la sua donna. Gli alti e i bassi nella sua esistenza si alternano continuamente. La percezione di sé di essere "arrivato al capolinea della vita", però, lo porta a fare un gesto che è forse la consapevolezza di non poter neanche governare la propria morte. Considerazione che porta il protagonista a rinunciare e tornare alla sua realtà.

Ed è proprio in medias res, nel bel mezzo di un tentativo di suicidio da parte del protagonista,che la descrizione del momento si fa sempre più dettagliata e piena di emozioni. Il tutto sembra una scena teatrale pirandelliana. L’autore racconta enfatizzando con aggettivi e immagini che riflettono la sua vena poetica. Giuseppe Bonaccorso, infatti, nasce come poeta (link a recensioni) e il suo stile è criptico e pessimistico, un po’ un incrocio tra Leopardi e Pirandello.

Parentesi e dialoghi in corsivo animano la narrazione e il riferimento temporale a mo’ di diario personale scandisce il senso del tempo. Lo scrittore è un narratore presente e che vorrebbe lasciare dei commenti ma esplicitamente non lo fa, anche se poi, in realtà, lascia il suo messaggio tra una riga e l’altra.

Non si capisce bene la storia d’amore con Veronica, un avvocato attraente, alta, snella, con occhi verdi e capelli rossi ma una donna infelicemente sposata con un piccolo imprenditore totalmente disinteressato a lei. Gabriele non sopporta questa situazione e per di più, quando è con lei ha “sempre l’impressione che il mondo gli sfugga”. Gabriele in realtà è la classica persona che ha paura dell’amore e questo libro invece di raccontare una storia tutto rose e fiori, racconta le varie possibilità, le varie sfaccettature che la realtà concede, a volte fatta anche di silenzi, di rapporti sessuali e di vuoti.

Poi dopo l’amore incompreso e non sempre corrisposto, arrivano anche i problemi al lavoro: Gabriele rischia di perdere il posto perché è stato messo in mezzo per un fatto di tangenti e stanno cercando di incastrarlo e incolparlo. Ma è innocente. Un raggiro bello e buono. Potrebbe cercare di citare a giudizio l’azienda dando il via ad un iter burocratico lunghissimo, ma per cosa?

Altrimenti l’altra possibilità sarebbe quella di dimettersi. Chiede quindi aiuto al suo amore, a Veronica, cui si era aggrappato sperando che la passione o il finto amore avesse abbattuto ogni barriera ma proprio lei, lo prende in giro e sembra non interessarsi della sua situazione. Di nuovo il vuoto intorno a lui. Bonaccorso descrive le dimissioni come un fatto che succede “a certi figli se non si è più graditi dalla propria madre rendendolo colpevole della sua stessa esistenza”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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