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Il selfie non scattato: la cocciniglia

Stavolta il selfie avrebbe dovuto scattarselo la femmina del Dactylopius coccus, un parassita noto come cocciniglia del carminio. È una tipa fotogenica, di quelle che non hanno bisogno di Photoshop per colpire: corpo statuario dalla forma ovale con antenne corte alla moda, schiena scolpita cosparsa di setole, ventre piatto solcato da fasci di dotti tubulari e infine, deve averla copiata da qualche rivista di body building, corpo unto di una cera lucida e appiccicosa.

Un selfie da urlo come questo è un vero peccato che manchi da tutti quei luoghi “social” dove lei, la cocciniglia è presente. Quali? Elementare, Watson: le etichette di una serie di sciroppi e pastiglie, prodotti farmaceutici, caramelle, gelatine, salumi, aperitivi e bibite. Ci siamo scandalizzati all’idea che gli insetti possano invadere la nostra tavola sotto forma di novel food? Bene, non c’è bisogno di scomporsi: gli insetti nel nostro cibo ci sono già. Quella caramella rossa che state gustando, le fette di salumi nel panino che avete mangiato a pranzo e quel liquido arancione o rosso, servito col ghiaccio, con la fetta di limone e con la cannuccia da isola tropicale che vi godrete all’aperitivo, è facile che contengano pezzi di cocciniglie morte.

Detta così è brutale, infatti non a caso l’industria alimentare utilizza il codice E120 per indicare le cocciniglie essiccate e schiacciate, impiegate nei vari prodotti come colorante naturale. E120. Un codice innocuo, tranquillo, liscio, che non ti fa sospettare niente. Avessero messo E666, o anche solo uno spigoloso E 757, poteva far venire dei dubbi. Oltretutto, per la storia del codice si sono incazzate perfino le cocciniglie stesse: “Non trattateci come dei numeri” hanno protestato. E avevano ragione. L’avevano già spiegato anche gli Yo Yo Mundi nell’Album rosso, raccontando la storia della cocciniglia utilizzata come tinta per i tessuti: “solo quello ricavato dalla cocciniglia era il rosso perfetto”.

Stampare il selfie della cocciniglia sulle confezioni dei prodotti alimentari che ne contengono i resti sarebbe quindi un modo per rendere omaggio a questo nobile insettino che con il suo colore rosso ha abbellito i vestiti di generazioni di messicani prima e di europei poi, e oggi rende allegri e vivaci molti nostri cibi. In fondo, se sulla confezione delle uova c’è una bella gallina, se sul latte c’è la mucca e sui bastoncini di pesce il merluzzo, anche la cocciniglia ci starebbe bene sulla bottiglia dell’aperitivo o sull’etichetta dei salumi. Come sarebbe a dire che fa schifo? È solo un artropode, più o meno come l’astice o l’aragosta. 

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