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Il ritorno al passato della destra rischia di non garantirne il futuro

Il titolo dovrebbe così proseguire: a meno di un aiuto determinante da parte del PD e di altre componenti della sinistra, come già fu. Le bandiere e i manifesti della rediviva Forza Italia iniziano a occupare gli spazi reali e virtuali, a volte con fastidiosa protervia, ma con preoccupazione da un lato e entusiasmo dall’altro di gran lunga inferiori rispetto al passato. Stupisce constatare come la resurrezione del partito personale del Cavaliere avvenga al solo scopo di assicurare il necessario rifornimento d’ossigeno al proprio capo, politicamente in sala di rianimazione.

Il discorso “alla nazione” del diciotto settembre ha rappresentato l’immagine di una persona finita, riportando alla mente i proclami dei tanti dittatori di un passato prossimo, sparsi per il mondo, pronunciati poco prima della loro fine ingloriosa.

La destra estrema (perché Berlusconi questa rappresenta, piaccia o meno a taluni) sarà destinata a sfaldarsi insieme al proprio capo lasciando un vuoto difficile da colmare. L’inconsistenza del centro casinian-montiano costituisce il più eclatante esempio di come il liberalismo continui a essere in Italia orfano di rappresentanza, tanto da doverne mutuare a sinistra un qualche riferimento attraverso l’operato di persone quali Renzi e, pare, i sempre più numerosi seguaci, non solo tra gli ex DC.

A colpire, nel discorso di Berlusconi, a parte la scontata, banale ripetitività degli argomenti sconfinante spesso nell’indisponenza, è il patetico proporsi al pubblico dei telespettatori attraverso espressioni facciali falsate dai lifting, tali da impedirne un seppur vago risultato convincente. Insomma, serio o sorridente, l’uomo assomiglia sempre più alla faccia di una pluri-centenaria tartaruga delle Galapagos, oramai in estinzione, intenta a ricercare una delle ultime foglie di lattuga offerte dal “sistema”.

Non è il solo aspetto fisico, però, a lasciare perplessi. Anche i contenuti politici non reggono più l’avanzare del tempo. Oltre vent’anni di soprusi, attacco alle istituzioni, cialtronerie, sozzure, salvaguardia di interessi privati sopra ogni altro bisogno della nazione ne hanno minato la credibilità nonostante il desolante codazzo di sostenitori impegnato ancora a rumoreggiare a suo favore.

Prepariamoci, dunque, al classico colpo di coda dello squallido personaggio in questione al quale potrebbe persino riuscire d’imporsi, ancora una volta, l’ultima, su una sinistra di “palazzo” incapace di toccare i sentimenti della gente nel rispondere almeno alle esigenze di base di una società sempre più ingiusta e iniqua. A ciò si aggiunga l’inettitudine nell’inventare slogan credibili.

Prima Bersani col suo patetico “Smacchieremo il giaguaro”, ora Renzi, a imitazione di Bersani, col suo “Stavolta lo asfaltiamo”. È mai possibile che nel PD non si riesca a ideare uno slogan più intelligente, anche di poco, rispetto a quelli che siamo costretti a subire? E soprattutto che siano propositivi, senza doversi sentire in obbligo di replicare, una volta tanto, a certi politici moribondi, anziché andarli a soccorrere con degli assist sconcertanti.

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