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 Home page > Tribuna Libera > Il ritorno al futuro di Silvio Berlusconi

Il ritorno al futuro di Silvio Berlusconi

Il Cavaliere, dopo aver tentennato per mesi, decide di ridiscendere in campo.

Ha esordito così: " ...Mi ricandido a premier per il bene del PDL, lo faccio per salvare il partito, non posso buttare via 18 anni di lavoro". Dicono che il povero Angelino Alfano sia caduto nello sconforto più profondo, perfino che sia scoppiato in lacrime, notizia peraltro smentita da lui stesso che invece ha dichiarato di essere felice come una pasqua: "se Silvio torna, io sarò al suo fianco". Lo ha detto con un sorriso talmente stereotipato da fare a pugni con la tristezza che aveva dipinta negli occhi. Insomma, il povero Angelino si consola come può ma la sensazione è che lui alla propria incoronazione a leader del partito ci aveva creduto veramente e l'annuncio di Silvio deve avergli gelato il sangue nelle vene. Adesso deve far buon viso a cattivo gioco e prendere atto di essere lo scendiletto del cavaliere. Lo zerbino di Silvio.

Subito dopo è arrivata l'altra notizia, anch'essa pseudo-novità, il cambio della "ragione sociale" del partito, ovverosia si butta alle ortiche il declassato e arrostito PDL per tornare al vecchio "FORZA ITALIA" che tanti rimpianti di amori mai sopiti aveva lasciato dietro di se. Forse non cambia neppure l'inno che, con quella cantilena via di mezzo tra un coro da chiesa e quello di un tifo da stadio, aveva infiammato gli animi di tanti "berluscones" e aveva nel contempo a molti, come al sottoscritto, tolto la voglia di incitare la nostra nazionale di calcio. Ci aveva perfino fregato il grido alternativo di "forza azzurri", appropriandosi anche del colore della maglia. D'altra parte bisogna riconoscere che per Silvio quella di "appropriarsi" è un'arte universalmente riconosciuta.

Devo dire che, per quanto facessi gli scongiuri, una ridiscesa in campo del cavaliere me la aspettavo. I segnali premonitori c'erano tutti, primo tra tutti il fatto che Silvio negasse la sua ricandidatura e quindi per logica deduzione, conoscendo la sua particolare predisposizione, la garantisse. Poi altri segnali erano arrivati dai media nazionali, con SKY e La7 a tirare il gruppo, arruolando i Porro ed i Facci e intervistando a ripetizione gente del calibro di Osvaldo Napoli, perla logorroica del PDL. Per arrivare all'apoteosi nella trasmissione "Silvio for ever" su La7, condotta dal suo primo cantore Bruno Vespa che, pur realizzando uno share di un misero 2,8%, ossia al di sotto di "cotto e mangiato" della Parodi, dava l'imprinting ufficiale del cambio del vento. Insomma nell'aria si sentiva "qualcosa di nuovo, anzi di antico" per parafrase una bella poesia di Giovanni Pascoli.

Silvio, dopo appena sette mesi di lontananza (si fa per dire) già riempiva di nostalgia i cuori affranti di tutti gli orfani di Ruby e di quelli che sono convinti che lo spread in picchiata non fosse colpa sua, dal momento che anche con Monti non è che vada molto meglio. Ce lo ricorda continuamente il senatore Maurizio Gasparri e quindi abbiamo la certezza che sia una balla bella e buona, dal momento che con Silvio saremmo arrivati al default prima della Grecia. A prescindere poi dal fatto che Gheddafi non c'è più, l'hanno sepolto nelle sabbie del deserto, Bush è nel suo ranch texano a far soldi, e quindi sarebbe rimasto il solo Putin, sia inteso come dacia che come lettone, disposto ad incontrarlo, dal momento che la "culona" Merkel, l'"abbronzato" Obama e il "pigliangiro" Sarkozy lo scansavano come la peste. Figuriamoci ora il neopresidente francese Hollande, che è pure socialista in senso stretto e non della schiatta dei Craxini di casa nostra come il buon Cicchito .

Le reazioni all'annuncio si raccolgono in un range che va da "notizia aggiacciante" di Bersani, che pure avrebbe da preoccuparsi di suo, a quelle della stampa straniera, in particolare tedesca, che già recitano il "de profundis" per il belpaese nella malaugurata ipotesi di Silvio premier. Solo Bossi ha dichiarato, con la lucidità che ormai lo contraddistingue da qualche tempo: "Bene, se serve per mandare a casa Mario Monti". Poi devono averlo informato che il suo delfino, non il Trota ma Bobo Maroni, lo ha estromesso pure dal simbolo della Lega. Effettivamente bisogna dare atto che l'antico sodalizio B&B difficilmente potrà tornare a riconfigurarsi perché mentre il cavaliere ha sette vite come i gatti e i migliori avvocati in circolazione grazie alle sue consistenti fortune, il povero Bossi, che pure il gruzzoletto se lo è fatto come sappiamo, sembra un gatto spelacchiato e rognoso che tutti scansano per non infettarsi. Persino i suoi ex che, alla sua dipartita, lo volevano imbalsamare e disporre in una cripta celtica come memoria per i posteri, adesso lo schifano.

Staremo a vedere che succede nel paese del Gattopardo, dove la realtà supera di gran lunga l'immaginazione, dove tutto è possibile, anche che il nuovo vecchio partito possa riaggregarsi attorno alla figura "carismatica" del suo nuovo vecchio leader, che ha superato tutte le procelle giudiziarie, o anche che, viceversa, possa scoppiare come un pallone che quando continui a soffiarci dentro prima o poi arriva al punto che cede di schianto, con un gran botto. Spero di sentire il botto, e allora stapperò la migliore bottiglia che ho conservato proprio perché non mi sono fatto fregare da chi diceva che Silvio era già in pensione e stava pensando solo ai suoi nipotini. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.112) 17 luglio 2012 19:45

    Troppo pessimismo Paolo. La sua base sociale lo ha mollato, "Il popolo delle partite Iva" cui doveva abbassare le tasse, lasciargli fare evasione fiscale e arricchirli, si ritrovano in un incubo di tasse e controlli fiscali, impoveriti e con prospettive catastrofiche. Antipolitica e antieuropeismo, suoi cavalli di battaglia di massa, non funzionano più per lui, c’è chi gli ha tolto tutto lo spazio: Grillo.

    Certo gli resta il così detto zoccolo duro, gente fanatica e impenetrabile, suoi beneficiati timorosi di perdere tutto, sbandati che hanno paura di ogni cambiamento, ecc. ... E le televisioni. Un pò poco per ritornare al comando.

    Più che di lui mi preoccuperei, dell’assoluta inconsistenza di Bersani e della sua armata brancaleone, dell’assenza di un partito di destra moderata, del rifiuto dei "tecnici" a proseguire l’impegno politico nelle elezioni del 2013, del pericoloso vuoto di prospettive del movimento di Grillo/Casaleggio. insomma del pericolo di ritrovarci dopo le politiche in una situazione di tipo greco, costretti a ritornare alle urne o proseguire con pastrocchi politici che non ci portano da nessuna parte. 

  • Di paolo (---.---.---.15) 19 luglio 2012 12:15

    Nell’ipotesi di abbandonono di Mario Monti l’equazione politica italiana ha quattro soluzioni ,due reali ovverossia Silvio o Bersani ,entrambi con la cianfrusaglia di contorno ,e due immaginarie ,ossia l’astensione o Grillo .
    Le prime due ci riconsegnano il paese tal quale e non si vede il motivo per cui dovrebbe cambiare qualcosa se in vent’anni ci hanno fatto colare a picco come la nave di Schettino.
    Le seconde due sono un salto nel buio dove ognuno può vederci quello che vuole .

    E mi dici di non essere pessimista? Tra l’altro siccome le cose che dici le penso anch’io con l’unica variante che non ritengo Silvio cotto perché buona parte degli italiani è fatta a sua immagine speculare ,quello che dici mi fa preoccupare ancora di più.
    ciao

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