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Il rapporto Svimez e il Meridione

Appena dopo la pubblicazione di un’anticipazione del rapporto annuale della Svimez, si è riacceso, almeno per alcuni giorni, il dibattito sul sottosviluppo economico del Sud.

E’ stato rilevato che negli ultimi anni il divario tra le regioni meridionali e le altre è sensibilmente aumentato. E, di conseguenza, ci si è occupati dei possibili interventi da attuare, per promuovere lo sviluppo economico del Meridione.

Una prima considerazione: era necessario il rapporto della Svimez per accorgersi che il Sud fosse ancora contraddistinto da un notevole sottosviluppo economico?

Per la verità, in altri precedenti studi era già stato rilevato che, soprattutto negli anni della crisi, le differenze con il Centro-Nord si erano accentuate e che, tra l’altro, si erano di nuovo manifestati consistenti flussi migratori dal Sud verso le altre regioni italiane e anche verso l’Estero.

Comunque, a parte questo, spesso si è sostenuto che, per ridurre il sottosviluppo economico del Sud, sarebbe state e sarebbe ancora necessaria, e sufficiente, una politica dei governi nazionali, specificamente rivolta al raggiungimento di quell’obiettivo.

Di qui le sollecitazioni tendenti ad attuare, soprattutto, un piano per realizzare numerose infrastrutture, di varia natura, nelle regioni meridionali.

Quindi più investimenti pubblici per promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno.

Ma è sufficiente limitarsi a questo?

Certo, è indispensabile una maggiore dotazione di infrastrutture nel Meridione. E, quindi, sono evidenti le responsabilità dell’attuale governo, e di quelli che lo hanno preceduto, per non avere garantito la loro realizzazione.

Ma non è sufficiente.

Peraltro, le responsabilità non sono solo dei governi nazionali. Sono anche dei governi nazionali.

Infatti vi sono delle evidenti responsabilità delle istituzioni, dei soggetti economici e sociali, che operano nel Meridione.

Innanzitutto le Regioni meridionali sono state, molto spesso, incapaci di utilizzare, completamente o nel modo migliore, i cospicui fondi resi disponibili dall’Unione europea.

Tutte le Regioni, anche quelle del Centro-Nord, da quando sono state istituite, nel 1970, ad oggi, sono state, frequentemente, inefficienti ed inefficaci, nello svolgimento delle loro funzioni.

Ma le Regioni meridionali sono state, di gran lunga, le più inefficienti e le più inefficaci.

Inoltre, nel Sud, da decenni ormai, le capacità imprenditoriali degli operatori economici sono molto meno sviluppate rispetto a quanto avviene nelle regioni del Centro e del Nord.

E una notevole intensificazione del processo di sviluppo economico, non potrà mai manifestarsi nel Mezzogiorno, se non ci sarà una consistente crescita, quantitativa e qualitativa, dell’imprenditorialità.

Per questi motivi, le responsabilità del sottosviluppo economico del Sud sono anche degli stessi meridionali.

E, se si intende davvero modificare l’attuale situazione di questa importante parte del Paese, non si possono sottovalutare o trascurare quelle responsabilità.

Pertanto, il futuro del Sud dipende anche dai comportamenti dei meridionali.

Non bisogna dimenticarselo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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