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Il problema del lavoro nero

Il problema dello schiavismo e del lavoro nero, con le tristi vicende che ne conseguono.

Sono passati un bel po’ di giorni dai tristi avvenimenti di Rosarno, che hanno sconvolto tutti noi a causa delle tragiche immagini andate in onda per circa una settimana, che ritraevano le condizioni inumane di questi nostri fratelli, sfruttati e schiavizzati dal caporalato locale.
 
Non ho intenzione di scrivere un articolo che si soffermi in particolare su questa vicenda ma di porvi un quesito piuttosto chiaro: ora le televisioni da Rosarno se ne sono andate, quindi forse le condizioni sanitarie ed umanitarie sono state sistemate? Forse ora i braccianti sono stati regolarizzati?
 
La risposta è no, infatti uno dei più grandi flagelli che colpiscono l’Italia è il fattore media. Che significa, vi chiederete?! La risposta è la seguente: noi siamo interessati solo di ciò che è trasmesso in televisione, qualora i media si disinteressino poiché ci sono altri scoop su cui focalizzarsi le precedenti tragedie cadono nel baratro della dimenticanza.
 
Ed ora qualche dato tratto dal Corriere della Sera di oggi: si parla del problema dei falsi braccianti che sono concentrati per il 99,1 % in 5 regioni: Campania (35.556 furbetti scovati nel 2009), Puglia (25.896), Sicilia (20.790), Calabria (13.262) e Basilicata (2004) per un totale di 97.508 imbroglioni su un totale nazionale di 98.376. Una sproporzione assurda. Infatti ogni 294 abitanti in Basilicata c’è un truffatore, uno ogni 242 in Sicilia, uno ogni 163 in Campania, uno ogni 157 in Puglia, uno ogni 151 in Calabria.
 
Ma il problema non colpisce solamente il sud, poiché se al sud li sfruttiamo nelle campagne e nei latifondi al nord numerosissimi cantieri sopravvivono grazie al lavoro nero.
 
Ed ora diamo una panoramica circa i lavoratori irregolari: la ricerca ricorda che nei tre anni (2006, 2007, 2008) in questione sono state 957 mila le aziende visitate dagli ispettori e, di queste, 598 mila, ovvero 6 aziende su 10, hanno presentato forme di irregolarità. Nel corso di tale attività ispettiva, negli ultimi tre anni sono stati recuperati così 5,4 miliardi di euro tra contributi e premi evasi, con un incremento tra il 2006 ed il 2008 del 29%.
 
Il problema è che i controlli non aumentano ma diminuiscono infatti circa l’attività ispettiva possiamo notare un calo; “per il 2009, le ispezioni programmate dal ministero del Lavoro nelle aziende diminuiranno del 24% rispetto al 2008, passando dalle oltre 182 mila aziende ispezionate nel 2008 alle 138 mila del 2009. La diminuzione interesserà, ad eccezione del Piemonte, tutte le Regioni, a partire dalla Calabria e dall’Abruzzo dove si prevede un calo delle ispezioni rispettivamente del 46,7% e del 37,9%".

Spaventoso no? I dati che ho tratto inoltre sono stati rilevati all’inizio del 2009, prima di un anno di scandali, come quello Rosarnese.
 
Che fare quindi? Controlli, controlli, controlli.
 
L’Italia ha un debito pubblico di circa a 1,750,4 miliardi di euro (dato di aprile 2009) ed ovviamente se le cose continuano così è destinato ad aumentare.
Ma,e scrivo ma,se venissero regolarizzati tutti questi lavoratori, se pagassero le tasse sul loro stipendio, se imprenditori e latifondisti dessero loro uno stipendio adatto da uomo e non da schiavo diminuendo di qualche migliaia di euro i loro introiti milionari, forse lo Stato avrebbe un problema in meno da risolvere.

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