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Il problema Polverini e la tassazione delle rendite: pietra tombale del cento destra?

Una delle cose positive del centro destra è che a differenza del PD il PdL è sempre stato piuttosto lontano dalla demagogia dei sindacati e di confindustria.

Questa demagogia è evidente per esempio nella richiesta di innalzamento delle rendite finanziarie. I sindacati e la sinistra dicono di voler tassare i ricchi, ma nella realtà propongono più tasse sul piccolo risparmio per finanziare un abbassamento fiscale alla Confindustria. E' evidente infatti che l'aliquota del 12,5% viene pagata dai semplici risparmiatori. I detentori di grandi patrimoni utilizzano veicoli societari spesso esterovestiti per sfuggire completamente al fisco italiano. Alzare le aliquote sulle rendite finanziarie produce un aumento di imposte per i ceti medio bassi e lo scopo dichiarato è quello di abbassare le imposte a quelle imprese controllate proprio dai detentori di grandi patrimoni come gli Agnelli e i De Benedetti: al danno la beffa.

La "sinistra" italiana non è certo nuova a questi giochi di prestigio. Per esempio col cuneo fiscale il PD e la sinistra avevano promesso di alleggerire le aliquote ai lavoratori. Si è visto come andata nel governo Prodi: il tutto è stato impacchettato e regalato a Confindustria nel più completo silenzio della triade sindacale. Anzi allora il governo Prodi fu costretto ad aumentare la pressione fiscale sui lavoratori per compensare l'ammanco di gettito prodotto dal regalo del cuneo a Montezemolo. Visco per esempio introdusse la fregatura del regime dei minimi che sotto un'apparenza di convenienza fiscale, in realtà toglieva detrazioni soprattutto a quelle partita iva con redditi più bassi.

Confindustria è sempre stata molto soddisfatta dai vari governi Prodi, D'Alema, Amato e poi ancora l'ultimo Prodi: in tutti questi governi la costante è stata un aumento di tasse per le persone fisiche, sui risparmi o sul reddito; questo gettito poi è servito a finanziare favori e regali a confindustria e alle sigle sindacali.

Non a caso in Italia c'è una vasta platea di persone che non a caso odia i sindacati. In genere queste persone non votano certo per il PD. Piuttosto per il PdL di Berlusconi.

Oggi sul tema della tassazione delle rendite finanziarie è evidente che i sindacati, la confindustria e la stessa sinistra tifano per un aumento delle imposte sulle persone fisiche.

Considerando che stiamo parlando di alzare le tasse sul risparmio del ceto medio, bacino elettorale del centro destra, per abbassare le tasse al club confindustriale e per far contenti gli interessi particolari dei sindacalisti italiani, si può ben immaginare quale potrebbe essere il risultato per il partito del premier e per il centro destra nel suo complesso: devastante.

Al giorno d'oggi quando parliamo di capital gain, dividendi, titoli di stato, non stiamo parlando degli impieghi di capitale di nababbi miliardari. Stiamo parlando dei naturali impieghi che in un'economia di mercato il risparmio privato segue.

Se il PdL dovesse seguire la strada suggerita da personaggi come la Camusso finirebbe verso il baratro. Non ci sarebbero più motivi per distinguere fra il PD e il PdL. L'effetto probabile sarebbe una totale disaffezione dell'elettorato di centro destra. In questo caso questi elettori o si rivolgerebbero ad altre improbabili offerte elettorali (i tea party?), o più semplicemente eviterebbero di perdere tempo recandosi alle urne.

Martedi sera a Ballarò c'era la Camusso che diceva che il 10% della popolazione italiana detiene il 40% della ricchezza. Forse la Camusso non lo sa ma questa è una distribuzione relativamente benevola nell'ambito dei paesi occidentali. Per esempio negli Stati Uniti è l'1% della popolazione a detenere il 40% della ricchezza (e negli Stati Uniti la tassazione sulle rendite finanziarie è stata storicamente ben più alta che in Italia: una riprova del fatto che chi paga queste tasse non sono certo i miliardari). La Camusso involontariamente non faceva altro che sottolineare quanto in Italia il risparmio sia piuttosto diffuso. E' chiaro che i risparmiatori non si limitano soltanto a quel 10% di gente veramente ricca. La platea del risparmio è molto più ampia e si estende a coincidere col ceto medio italiano. Tassare tutti questi elettori per accontentare gli interessi del sindacato e della Marcegaglia è una cosa talmente folle e grottesca da apparire quasi impossibile per un partito di centro destra.

Ma martedì sera a Ballarò c'era anche la Polverini che ha ribadito la sua posizione a favore di maggiori tasse sulle rendite finanziarie. Visto il retaggio da sindacalista di quest'ultima la sua posizione non sorprende. La sorpresa fu sapere che diventava un esponente di un partito di centro destra.

Il problema rappresentato da insider devianti come la Polverini è grave e se Berlusconi e Tremonti non vogliono definitivamente mettere la pietra tombale sul PdL faranno bene a sconfessare simili note stonate e a ricompattare il partito su un'impostazione liberista e anti tasse senza sbavature verso una sinistra che non è neanche tale.

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