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Il primo passo verso l’Europa unita non è l’eurotassa, ma un governo europeo

Il ministro Schauble ha proposto un'euro tassa per creare un tesoretto, un bilancio comune, amministrato dagli stati e gestito da un ministro delle finanze europeo per far fronte ad eventuali default, di qualche Paese, come la Grecia.

Tassa che potrebbe essere pagata direttamente dai contribuenti, oppure attraverso il versamento da parte degli stati, di una quota degli incassi IVA ed IRPEF. 

Molti hanno espresso meraviglia per questa proposta di Schauble. Ma è perfettamente coerente con la concezione tedesca dell’Europa come somma di più stati guidati dallo stato più forte, con un ruolo egemone dei governi nazionali e subalterno del Parlamento europeo.

Quello che manca all’Europa non è l’assenza di una tassa europea e di un ministro delle finanze europeo. Quello che manca all’Europa è un governo europeo, espressione del parlamento europeo, eletto dai popoli degli stati membri.

Come ha dimostrato l’esperienza greca, il punto debole è il rapporto fa le decisioni dell’euro gruppo e la volontà del popolo.

Certo se l’eurotassa è diretta all’amministrazione comune dei debiti è un passo avanti verso l’Europa unita. 

Ma un passo fatto con il piede sbagliato perché non impedisce ai singoli stati, di applicare le aliquote che vogliono e quindi di costituire paradisi fiscali ,che sottraggono miliardi di euro alle casse degli altri Paesi, e rompono l’equilibrio finanziario tra gli stati.

Non si può chiedere ai paesi danneggiati dai paradisi fiscali, di versare questa tassa, mentre si consente ad altri di sottrarre loro risorse, attraverso i paradisi fiscali.

Per questo non è l’eurotassa il primo passo per costruire un’Unione europea con rapporti paritari tra i paesi membri. 

Il primo passo è un governo europeo espressione del parlamento europeo, eletto dai popoli degli Stati membri, il secondo passo è l’unione fiscale, che spazza via i paradisi fiscali, strumenti distorsivi, che alimentano la disuguglianze tra gli Stati.

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