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 Home page > Tribuna Libera > Il premio agli evasori

Il premio agli evasori

Ovvero: come riportare in Italia i capitali illecitamente esportati e farci pure un guadagno...

Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. (Da "Romeo e Giulietta" di William Shakespear: atto II, scena II)

Se non è zuppa è pan bagnato, chiamatelo sanatoria, chiamatelo “pacificazione fiscale” o “voluntary disclosure” come la definisce il Governo del PD, ma sempre di condono si tratta.

Positivo, per carità, a quanto si dice potrebbe riportre in Italia fino a 10 miliardi di euro!

Peccato che quando un provvedimento del genere si chiamò “scudo fiscale” ed a vararlo fu il governo Berlusconi… tutti, a sinistra, si stracciavano le vesti.

E allora la domanda sorge spontanea: che cos’è cambiato per rendere oggi profumato come una rosa, un provvedimento che ieri puzzava come un piatto di pesce marcio? Semplice!

Quel piatto puzzolente, oggi che ce lo serve Renzi con una bella dose di ipocrisia, profuma di pulito come se lo avessero lavato con il last al limone: non è un "condono", si chiama "voluntary disclosure".

Bisogna riconoscere che il nostro premier ha una abilità tuuta sua nell’indorare le pillole amare. Anche quello di utilizzare la lingua inglese è un metodo per mascherare la sostanza che sta dietro ai nomi dei provvedimenti. Grazie al nome, Job’s Act, il licenziamento sembra essere più tollerabile, e il salvataggio dei capitali illecitamente esportati diventa legittimo se lo si chiama “voluntary disclosure”.

Il Senato ha dato il “via libera” al rientro dei capitali illegittimamente esportati e con la circolare del 9 gennaio 2015, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha approntato i necessari chiarimenti, le sanzioni previste variano dal 3% al 15% dell’ammontare degli importi non dichiarati (mentre prima andavano dal 10% al 50%). Italia e Svizzera, nel frattempo, hanno raggiunto un accordo fiscale che facilita l’adesione alla sanatoria. Come se non bastasse la Banca nazionale Elvetica ha deciso di abbandonare la politica del cambio rigido. Il Franco Svizzero in due giorni si è rivalutato del 20% nei confronti dell’Euro, azzerando così completamente l’onere della sanzione (max 15%) che gli “esportatori di valuta” dovranno pagare allo Stato Italiano.

Anzi, ci fanno un discreto guadagno.

Chi ha esportato illecitamente capitali all’estero viene addirittura premiato, ma siccome ora governa la sinistra, sono tutti felici e contenti.

 

Foto: Palazzo Chigi/Flickr

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