• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Il perché a Giulio la Divina Commedia risulta indigesta

Il perché a Giulio la Divina Commedia risulta indigesta

Il 14 ottobre scorso in una pausa della seduta del Consiglio dei ministri, nel commentare i tagli alla cultura, il Ministro dell’economia, Giulio Tremonti, avrebbe detto: “Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura, e comincio dalla Divina Commedia”.

Beh, una frase del genere, classifica un uomo per quello che è.

È cosa arcinota a tutte le persone che abbiano la serie dei venerdì completa che la cultura non è commestibile, ed è altresì stupido ricordarlo. Tuttavia, è cosa di gran lunga indecente che a dirlo sia un ministro di primo piano di un Paese che possiede la più alta percentuale di beni protetti dall’Unesco e una storia culturale senza precedenti. Il patrimonio e la cultura dell’Italia sono senza prezzo, ma sono altresì una miniera d’oro poco sfruttata. Ce l’avessero altri paesi un patrimonio del genere e una storia come la nostra!

Che cominci davvero dalla ‘Divina Commedia’, Giulio, ma non a mangiarla,… a leggerla!

Dante avrebbe molto da insegnare a lui, ai membri di questo governo e ai nostri parlamentari tout court. Dal Sommo Poeta imparerebbero innanzitutto quello che loro lontanamente possiedono: la coerenza.

Io, pur essendo di fede protestante, ho sempre ammirato il fiero cattolicesimo intransigente di Dante.

Nella sua “Comedìa” non fece sconti a nessuno, nemmeno a se stesso.

Quando dovette prendere la strada dell’esilio, lo fece fieramente; e anziché gettarsi nella disperazione per aver perso ricchezze, proprietà, cittadinanza, amici, onori e privilegi, iniziò a scrivere, in esilio, l’opera omnia di tutta la letteratura mondiale, la ‘Divina Commedia’ appunto. Quando, poi, gli venne offerta la grazia, a patto che si dichiarasse colpevole delle false accuse ascrittegli, orgogliosamente rifiutò. Chissà come la presero i suoi figli e quelli che gli stavano attorno, giacché sarebbe potuto rientrare in possesso delle sue proprietà ed essere lentamente riammesso nella comunità fiorentina. Non badando a ciance, non si curò di nulla, continuò imperterrito ad onorare la sua missione, il suo cuore libero ed il suo sano orgoglio. 

Chissà se i nostri politici e il nostro ministro dell’economia sanno “come sa di sale lo pane” che il disoccupato, il precario e l’autonomo comprano con i soldi prestati da anziani genitori o da amici, oppure “il salir le altrui scale” di una casa che, per l’appunto, non è la loro, ma quella di un fratello o di un amico, poiché da quando c’è la crisi non possono più permettersi di pagare un affitto.

Chissà se il nostro “mago dell’economia” e i suoi colleghi, della destra quanto della sinistra, sanno cosa significa ‎“Temer si dee di sole quelle cose c'hanno potenza di fare altrui male” quando non vanno a vedere perché in un Paese con 60milioni di abitanti l’Iva - tra le più alte al mondo, che forse da sola basterebbe a mantenere la cosa pubblica - viene sistematicamente evasa illegalmente e legalmente ricorrendo a escamotages vari - proprio da grandi aziende che regolarmente la incassano ma c'è da supporre che la evadano con altrettanta regolarità. E già! Perché, non pagare le tasse è fare il male altrui; specialmente quando quelli che le evadono sono i ricchissimi esponenti di società leader nel settore dell’energia o delle telecomunicazioni o giù di lì, e quelli che le pagano invece sono i più poveri!

Giulio, Giulio, Giulio! Non la mangiare la Divina Commedia, ma leggila; basta e avanza per quello che ti deve dare: la coerenza e la voglia di gestire le finanze italiane senza imparzialità. Toccali pure quelli che appartengono alla tua "casta" e buona parte di quelli che ti votano, fagli pagare il dovuto, e vedrai che i conti torneranno e si troveranno anche i soldi per finanziare scuole, cultura, Forze dell’ordine e quant’altro. 

Non è vero che gli italiani sono un popolo di opportunisti e di voltagabbana, ci sono anche quelli che sono intransigenti, persone di cui ti puoi fidare, che non fanno sconti a nessuno, nemmeno a se stessi: Dante fu uno di questi, e lo si capisce solo leggendolo con passione.

Poi ci sono quelli che grazie ad una certa ipocrisia tutta italiana, che affonda anch’essa le sue radici nel basso medioevo italiano, vogliono dare di sé una certa immagine, impeccabile e decantata, ma che invece nascondono sotto la tunica bianca proprio le abiezioni che loro condannano. Petrarca fu un esempio di ciò, infatti, di se disse: “Et veggio ‘l meglio, et al peggior m’appiglio!”.

Lui, che aveva preso gli ordini minori e doveva osservare la regola della castità e del celibato, ebbe due figli da due donne rimaste ignote, e per non perdere le prebende che gli derivavano dal suo stato di chierico non rinuncio mai a tale sua condizione ecclesiastica. Che bell’esempio di coerenza! Bello? Non credo, ma sicuramente - in quanto alla coerenza medesima - molto, ma molto diffuso … più oggi che nel medioevo.

Petrarca amava troppo il modus vivendi che in cuor suo condannava, tuttavia lo ammetteva.

Certa gente, chiamata a dirigere il Paese in tutti i suoi settori chiave, sa cosa bisognerebbe fare, conosce il bene assoluto della Paese, ma preferisce continuare nella strada intrapresa, ossia il peggior male della Nazione, ma pur sapendolo non lo ammette. Come faccio a saperlo? I circa 1.837 miliardi di euro di debito pubblico farebbero venire il sentimento anche ad una statua di pietra!

Allora? Dante o Petrarca?

Meglio Petrarca, agire costa troppo: consensi, simpatie, prebende, privilegi, potere e quant’altro.

Fino a quando?

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares