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Il no a Schengen crea instabilità nell’Europa sud-orientale

Il Commissario romeno a Bruxelles, Dacian Ciolos, intanto consiglia al suo governo ed ai suoi concittadini di non drammatizzare troppo l’eventuale no all’ingresso della Romania in Schengen

Il no espresso da Francia e Germania con una lettera inviata, oltre che alla Commissione europea, alla Presidenza di turno dell’Unione europea detenuta dall’Ungheria all’ingresso, tra due mesi, di Romania e Bulgaria nello spazio Schengen ha causato gravi frizioni politiche a Bucarest. Il Ministro romeno agli Esteri Teodor Baconschi, che nel passato fu pure rapprsentante diplomatico per il proprio paese a Parigi, ringhiosamente ha minacciato l’Unione di porre, per l’immediato futuro, tutta una serie di veti che di fatto ne impedirebbero il funzionamento.

“Le condizioni tecniche ai suoi tempi imposte alla Romania per entrare nello spazio comune senza frontiere interne sono state assolte” ha sottolineato Baconschi, il quale, poi, ha aggiunto che “oggi Francia e Germania hanno aggiunto improvvisamente altre condizioni come quella della perduranza del Sistema di cooperazione e verifica non previste in allora”. “Tutto ciò è molto scorretto specialmente alla luce del fatto che per il prossimo ingresso nell’Unione della Croazia, gli Stati occidentali dell’Unione non hanno previsto alcun meccanismo di verifica nei confronti dello Stato adriatico come se a Zagabria non esistessero la corruzione o la criminalità organizzata. La Romania dunque porrà il veto all’ingresso incondizionato nell’Unione della Croazia e denuncerà il sistema europeo di Cooperazione e Verifica cui è sottoposto il mio paese” ha concluso minaccioso il capo della diplomazia di Bucarest.

Immediate le reazioni alle parole di Baconschi: il premier croato Jadranka Kosor si è detta sorpresa dell’improvvida intenzione del governo romeno guidato da Emil Boc mentre la Commissione europea ha ammonito Bucarest a non compiere passi avventati ed illegittimi come la denuncia del Meccanismo di Cooperazione e Verifica, una sorta di “ tutela” da parte della Commissione nei confronti delle politiche interne romene con tanto di pagellina a scadenza semestrale. L’opposizione social- democratica e liberale in Parlamento a Bucarest, poi, a sollecitato le dimissioni del governo in carica incapace, a loro dire, di centrare il maggior obiettivo romeno in politica estera e cioè l’ingresso del Paese nello spazio Schengen. Pure importanti notabili del partito liberal- democratico oggi al governo, come il Vice Presidente Frunzaverde, hanno chiesto il ritiro dalle proprie funzioni di Baconschi, atto che esporrebbe il Gabinetto guidato da Emil Boc ad un prevedibilissimo rischio dimissioni.

Per cercare di togliere le castagne dal fuoco al proprio Primo ministro, che contrariamente ad ogni aspettativa sta portando la Romania a superare nel 2011 la crisi economica che qui ha picchiato con durezza, è ier l’altro intervenuto il Presidente della Repubblica Traian Basescu - la Romania è una repubblica semi-presidenziale - il quale, in nome delle proprie competenze in politica estera, si è avocato il dossier Schengen. Basescu ha assicurato i romeni che Bucarest farà di tutto per centrare l’obiettivo ed investirà altro denaro nella formazione della Polizia di Frontiera che, a questo punto, dovrà controllare i più articolati confini esterni dell’Unione, garantendo la sicurezza di quasi mezzo miliardo di europei. Basescu ha poi smentito ogni velleità ritorsoria contro l’Europa unita ma altresì si è detto dispiaciuto che i suoi omologhi tedesco, Angela Merkel, e francese, Nikolas Sarkozy “non abbiano ancora avuto l’educazione di avvertirlo personalmente del veto franco- tedesco alla Romania in Schengen”.

Il commissario europeo espresso dal paese danubiano, Dacian Ciolos, però ha avvertito i membri del governo Boc ed i suoi compatrioti che un eventuale no all’ingresso del paese nello spazio senza frontiere “non vuole dire l’abolizione del diritto di libera circolazione, solo con la carta d’identità, dei romeni all’interno dell’Unione ma avrà conseguenze primarie solo sulla condizione dei cittadini extra- comunitari il cui permesso di soggiorno all’interno di un paese dell’Unione ovviamente non sarà valido anche in Romania”. La situazione quindi è ancora molto fluida come si vede. Nonostante la secca contrarietà della Francia, ribadita ancora ieri mattina dal Ministro per gli affari europei Laurent Wauquiez, Basescu è convinto di avere ancora delle carte da giocare soprattutto perché ora per un anno consecutivo saranno due gli Stati della cosiddetta Nuova Europa, ora l’Ungheria e da luglio la Polonia, a detenere la Presidenza dell’Unione e Budapest già ha preannunciato il pieno appoggio magiaro ad un rapido ingresso di Bucarest e Sofia nello Spazio Schengen.

Il pericolo, in caso contrario, è di una clamorosa spaccatura tra il nucleo storico dell’Unione ed i nuovi arrivati nel triennio 2004- 2007, cioè della fine dell’Unione europea.

Commenti all'articolo

  • Di Sergio Bagnoli (---.---.---.250) 8 gennaio 2011 11:43

    La Commissione di valutazione dell’Unione europea stamattina ha deciso per il rinvio dell’adesione della Romania a Shengen in quanto al Bulgaria è stata ritenuta inaffidabile. Un diplomatico ungherese ha detto:"L’adesione a marzo è capitolo chiuso. Non ci sarà alcuna decisione da prendere, perchè i rapporti di valutazione sul controllo da parte della Bulgaria della sua frontiera con la Turchia è negativo e non è possibile ammettere la Romania senza Bulgaria". Certo, chi lo spiega ora ai Romeni che il loro destino non si decide aBucarest o a Bruxelles ma a Sofia.

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