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Il governo corre a salvare quattro piccole banche: altro che sicurezza e terrorismo...

 

Tre miliardi di euro. E' l'importo necessario a salvare quattro piccole bance italiane, la cui sofferenza economica nella sua interezza, costituisce un bel problema.

Le banche in questione sono Banca Etruria, il cui vice presidente era il padre della Ministra Maria Elena Boschi, Banca Marche, Banca Carife e Carichieti.

Quattro banche commissariate, a vario titolo: inchieste giudiziarie e allegra gestione del credito, hanno generato l'amministrazione controllata e ora, si attende la soluzione salva banche da un Consiglio dei Ministri stranamente convocato di Domenica. La priorità per i governi italiani, non sono mai le istanze dei cittadini quanto la salvaguardia di politici, industriali e banche. Storia vecchia.

Queste banche hanno in comune una gestione larga e generosa del credito: prestiti concessi senza alcuna garanzia, spesso agli amici degli amici. Ricorda molto la cattiva gestione del credito bancario avvenuta nei primi anni del 2000 negli USA e che ha portato a quell'effetto domino a cascata i cui danni si sono abbattuti sulle popolazioni occidentali. Nel caso statunitense, le banche concessero prestiti e mutui a clienti che non potevano offrire alcun tipo di garanzia. Il mito del "Una casa di proprietà a ogni americano" lo stiamo pagando anche noi, da anni.

Tornando alle nostre quattro banche in fallimento, alla gestione allegra del credito, si è abbinato un andamento assolutamente anomalo: nessuna verifica, nessun controllo interno relativo alla gestione della facile concessione di prestiti e mutui.

Finanza tossica, che rende tossica l'economia nazionale. Sono queste le fondamenta della "crisi economica" che tutti stiamo subendo. E ha radici negli USA come in Europa, e gli effetti negativi si intersecano fino a perdere il bandolo della matassa.

Le banche, piccole o grand che siano, rischiano. Rischiano ingenti somme di denaro, a beneficio dei soliti amici degli amici. Quando poi arriva il momento di chiudere i cordoni della borsa e di chiedere i rientri, questo non accade. E' esattamente ciò che ha fatto esplodere le quattro banche nostrane, che ora verranno salvate dal governo.

I governi trovano sempre risorse per salvare le banche. Anche la UE trova sempre risorse ecomomiche da trasferire ai gruppi bancari col falso intento di "aprire al credito" a beneficio dei cittadini. Soldi dati in cambio di percentuali simboliche, che non superano mai l'1%, che poi le banche girano a certi clienti gonfiando un bel poco le cifre, con interessi spesso usurai.

Tutto questo, accade mentre il mondo intero guarda altrove, piange i morti delle stragi di Beirut, di Parigi, del Mali. Quando c'è da salvare i ricchi, i governi si mettono al lavoro persino di Domenica... Come nel caso odierno. Come sempre.

Se c'è da risolvere una questione che investe la popolazione e i suoi diritti civili, allora no, il tempo si dilata, le "grandi decisioni" necessitano di mesi, di anni, per esser prese. Ammesso poi che qualche decisione venga presa e messa in atto.



Loro, quelli che decidono, dicono che la fretta è dovuta al fatto che si debba in ogni modo evitare il "bail-in", che significherebbe che le sofferenze economiche delle quattro banche nazionali, le pagherebbero i creditori, cioè i correntisti con depositi dai 100.000 euro in su.

Il bail-in entrerebbe in vigore il primo Gennaio, non c'è tempo da perdere. Dicono...

Evitare il bail-in, farebbe in modo che ad assorbire la sofferenza delle banche in questione siano gli altri istituti di credito. Il governo aveva provato a chiedere aiuto a Bruxelles, affinchè si potesse far ricorso al Fondo interbancario per la tutela dei depositi. Ma Bruxelles ha fatto capire chiaramente che da questo orecchio non ci sente: un intervento al Fondo interbancario sarebbe considerato "aiuto di Stato". Non si può. Non si fa.

Oggi quindi, il governo realizzerà il piano di salvataggio che prevede una chiusura effettiva delle quattro banche, che verranno assorbite subito da quattro «bridge bank», banche-ponte, che fungeranno da base operativa di ciò che di buono resta di questi quattro istituti che hanno messo in atto per anni comportamenti contrari a una buona gestione del credito.

Contestualmente, viene realizzata una "bad bank" che serve per far confluire il credito in sofferenza delle banche in questione. A questo punto, le neo banche sanate e la bad bank, usufruiranno del fondo di salvataggio, cui contribuiranno tutti gli istituti del nostro sistema bancario, fondamentalmente Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi Banca, che mettono sul piatto una bella fetta di torta: 3 miliardi di euro. Il risanamento è assicurato.

I correntisti non si accorgeranno di nulla. Banca Etruria, Carichieti, Carife e Banca Marche, domattina - puntualmente - alzeranno le saracinesche delle loro sedi. L'operatività dei correntisti è garantita. Meno garanzie le abbiamo su chi davvero pagherà il risanamento.

Se anche quando si tratta di problemi legati all'economia del paese, rappresentati dai comparti del lavoro, della famiglia, della sicurezza, della disabilità e della salute si attuassero piani d'intervento così veloci e oliati, avremmo da anni risolto ogni questione legata alla ormai morbosa e malata "crisi economica". Ma per i cittadini queste soluzioni non si trovano mai. Il motivo è semplice: le persone rappresentano un costo non un vantaggio.

Meglio quindi salvare chi garantisce che i sistemi corrotti procederanno come hanno sempre proceduto. Fino al prossimo urgente salvataggio.

Nessuno di noi saprà mai con certezza, chi davvero e sotto quale forma e metodo, pagherà gli errori - voluti - di questi istituti bancari. Solitamente, i debiti di certi fallimenti, vengono fatti confluire nel calderone melmoso del debito pubblico, che - decodificato - sifnifica maggiori oneri per i cittadini, sottoforma di maggiore pressione fiscale e tagli lineari ai comparti fondamentali per i cittadini.

E c'è chi si accalora solo per l'allarme terrorismo che viene "dall'estero". Più terrorismo di quello finanziario nazionale e internazionale...Ma si sa, la politica ha grande capacità quando si tratta di spostare l'attenzione della massa verso orizzonti diversi da quelli che dovrebbero essere prioritariamente sotto gli occhi di tutti. E ci riesce. Sempre.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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