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Il genocidio dei bambini (sul giorno della memoria)

L’anno scorso, e in altre occasioni, ribadendo il fatto che se un giorno della memoria deve esistere, è giusto ricordare tutte le vittime, senza dare troppo peso ad una sola etnia, ad un solo genocidio (ne sono stati commessi anche troppi), ho parlato del genocidio armeno, e di come questo, a tutt’oggi, pur avendo raffronti e prove storiche, non venga riconosciuto dalle autorità internazionali.

Per quanto abbia rappresentato e rappresenti, nonostante la stupidità e l’ovvia ignoranza di alcuni vescovi e di alcuni strati delle popolazioni, il genocidio ebraico come la punta più alta di odio sistematico per un popolo che mai abbia avuto raffronti nella storia, credo che sia dovuto raccontare anche delle altre vite.
Di chi è morto assieme a loro, come gli slavi, gli zingari o i neri, sterminati anche loro dai nazisti per incivili presupposti razzisti.

Di chi è morto per mano della mafia, eroi del nostro tempo, contro corrente, e contro tutti, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Oppure parlare dei bambini palestinesi, di quelli ebrei, di quelli africani o sud americani. Dei bambini che non hanno spalle abbastanza grandi da poter sopportare il ruolo di eroi, e che ciò nonostante, si trovano davanti la storia, la tragedia, l’odio ingiustificato.

Questo giorno della memoria vorrei dare almeno qualche minuto di attenzione al Congo, alla guerra che viene chiamata come "grande guerra" in Africa, per il vasto numero di morti, per il numero di nazioni coinvolte.

"La Seconda Guerra del Congo, detta anche Guerra Mondiale Africana o Grande Guerra Africana, si è svolta tra il 1998 e il 2003 nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), ed è terminata con l’istituzione del Governo di Transizione della Repubblica Democratica del Congo. È stata la più grande guerra della storia recente dell’Africa, ed ha coinvolto 8 nazioni africane e circa 25 gruppi armati.

Al 2008 la guerra e le sue conseguenze hanno causato circa 5,4 milioni di morti, in gran parte dovute a malattia e fame: per questo motivo la seconda guerra del Congo è stata il conflitto più cruento svoltosi dopo la seconda guerra mondiale. Molti milioni sono stati i profughi e quelli che hanno chiesto asilo nelle nazioni confinanti." (fonte: Wikipedia)

Più di cinque milioni di morti mi pare una cifra ragionevole per sperare quantomeno in un ricordo, un pensiero, nel giorno della memoria.

Si stima che siano stati coinvolti almeno 3000 bambini in età compresa tra i 4 e i 18 anni (anche se per percentuale rappresentativa si potrebbe dire tra i 4 e i 14-15), e per 1800 di loro sono stati avviati progetti di emergenza ed assistenza.

Liberano la loro voce in canti, dopo aver vissuto una guerra vera, agli ordini di persone che gli chiedevano di smontare e montare fucili, lanciare granate ed osservare, mettono in fila frasi come queste:

All’improvviso ti ritrovi in un mondo di adulti, pieno di violenza, dove non c’è posto per l’affetto... come se si uscisse da un grande forno per essere immediatamente infilati in un grande freezer

"Rapiti sulla via del ritorno da scuola, costretti a combattere e a sperare di morire per farla finita con una vita da incubo. Nell’est del Congo, travolto dalla guerra civile, sempre più bambini vengono forzati a indossare una divisa ed imbracciare un kalashnikov." (da Il giornale)

"Dal punto di vista medico i danni più gravi subiti dai bambini sono quelli legati alle torture, alla malnutrizione, alle fratture dovute alle aggressioni. Per le bambine si aggiungono anche le malattie sessualmente trasmissibili, le complicazioni dovute a gravidanze forzate o premature, gli aborti." (da Agi Mondo Ong)

Si lavora nei centri per recuperare la stima, la voglia di crescere e vivere, capire nuovamente di fare parte degli esseri umani, con tutte le proprie potenzialità. Sono molto importanti l’inserimento a scuola e le attività formative come i vari corsi di falegnameria o allevamento. Una grande paiga per quanto riguarda le bambine, si parla di una età compresa tra i dodici e i diciotto anni, riguarda l’ammissione dello stupro, subito da soldati, talvolta coetanei.

"Ci facevano camminare per giorni" - ha raccontato uno di loro. "Di notte, dovevo fare irruzione nei villaggi per rimediare del cibo. A ottobre ho preso parte all’attacco contro la città di Uvira. È stato terribile. Avevo paura e non volevo uccidere né essere ucciso. Dopo l’attacco, ho abbandonato il fucile e sono scappato via". (Da Amnesty International)

Questo è il caso di Kalami, 15 anni, sei dei quali trascorsi in un gruppo
armato della Rdc orientale: "Ci avevano detto di uccidere la gente
costringendola a rimanere all’interno delle loro case
mentre appiccavamo il
fuoco.
Alcuni li abbiamo dovuti seppellire ancora vivi.
Un giorno ci hanno
costretto a uccidere una famiglia, a tagliare
i loro corpi e a mangiarli.

La mia vita è finita. Non c’è più niente per cui valga la pena vivere.
Non
riesco più a dormire.
Continuo a pensare alle cose orribili che ho visto e

che ho fatto quando ero soldato.
"
(Amnesty International)
Temo non sia abbastanza per poter dare un quadro storico, rispondere ai perchè, spiegare in un qualche modo, ma le informazioni non sono moltissime ed occorre scavare. Ma soprattutto volevo parlare del genoicidio dei bambini, che se non deceduti, sono stati costretti ad abbandonare la loro infanzia, lasciarla attaccata ad una pallottola.

Forse l’unico modo per dare un po’ di rispetto a queste innocenti vittime, è continuare a tacere, anche oggi, usare un po’ di rispettoso silenzio.

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