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Il forno inceneritore di Acerra

 
Il megainceneritore di Acerra, inaugurato ieri mattina, avvelenerà l’aria ed il suolo attraverso le sue emissioni contenenti nanopolveri, diossina ed oltre 250 sostanze chimiche nocive che vanno dall’arsenico al cadmio al cromo al mercurio al benzene.

Farà aumentare l’incidenza dei tumori, delle malformazioni fetali e di una lunga serie di altre gravi patologie, fra la popolazione di un territorio già oggi conosciuto come “triangolo della morte” alla luce di una percentuale di patologie tumorali fra le più alte al mondo.

Produrrà energia in maniera assolutamente antieconomica, potendo sopravvivere economicamente solo grazie ai contributi Cip6 che tutti gli italiani dovranno continuare a pagare sotto forma di addizionale sulla bolletta elettrica. Produrrà energia in maniera assolutamente antiecologica, emettendo in atmosfera (oltre ai veleni) quantitativi di CO2 doppi rispetto ad una centrale a gas naturale di uguale potenza.

Distruggerà qualunque prospettiva di realizzare un moderno circolo virtuoso dei rifiuti, annientando la raccolta differenziata ed il riciclo, dal momento che i materiali più facilmente riciclabili, plastica, carta e cartone, sono anche quelli con più alto potere calorifico, indispensabili all’inceneritore per funzionare.

Ha già distrutto ogni anelito di democrazia, essendo stato costruito contro la volontà dei cittadini, attraverso l’uso della forza. Va ricordato che dal 2004 ad oggi si sono contate a decine le manifestazioni popolari contro la costruzione dell’impianto, spesso represse dalle forze dell’ordine con l’uso dei manganelli, mentre nel corso dell’ultimo anno l’inceneritore è stato portato a compimento militarizzando l’area con l’uso dell’esercito.

Ha contribuito a rimpinguare oltre alle casse del malaffare, prima i profitti di Impregilo ed ora quelli di A2A che si sono avvicendate nella realizzazione dell’impianto che oggi ha iniziato a dispensare veleni.

Non contribuirà a risolvere il decennale problema (quello vero) dei rifiuti in Campania, dal momento che tale problema può essere risolto solamente attraverso la costruzione di quel circolo virtuoso dei rifiuti di cui l’inceneritore di Acerra è il nemico giurato.

Non possiede alcuna peculiarità che lo renda un impianto moderno, poiché l’incenerimento dei rifiuti è una pratica anacronistica che tutti i paesi moderni stanno abbandonando, indirizzandosi verso la raccolta differenziata, il riciclo, il riutilizzo ed il riuso.

Nonostante tutto ciò che ho scritto fino ad ora rappresenti una realtà incontrovertibile, documentata attraverso centinaia di libri e centinaia di studi epidemiologi, suffragata dall’opinione di un grandissimo numero di medici ed esperti e accessibile a chiunque, solamente attraverso un click del mouse o una visita in biblioteca, i mestieranti dell’informazione e della politica hanno oggi rappresentato in TV e sui giornali una commedia di fantasia per molti versi antitetica, destinata a diventare l’unica realtà per la stragrande maggioranza degli italiani che proprio dai media tradizionali suggono le proprie informazioni.

Il Corriere della Sera ha esordito con il titolo “parte l’inceneritore verde”, coniando un ossimoro privo di senso, al quale si spera non faranno seguito in futuro gli “omicidi giusti”, “l’inquinamento pulito”, i “licenziamenti dal volto umano” e altre amenità sui generis. Quasi tutti i TG hanno presentato l’evento con grande enfasi commista a soddisfazione, mentre le telecamere spaziavano sul presidente del Consiglio, abbarbicato al disopra di un palco sul quale campeggiava la scritta “termovalorizatore di Acerra” quasi anziché un dispenser di veleni e di morte, si stesse inaugurando un nuovo ospedale all’avanguardia o un’università. Ad assistere all’evento, consistente nell’apertura di un tendone blu con tanto di telecomando, che svelava una montagna di rifiuti maleodoranti, destinati a trasformarsi in miasmi venefici veicolati dal fumo dei camini, sono state invitate oltre 400 “personalità” come si trattasse di una prima della Scala.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è congratulato con il premier per l’avvio del “termovalorizzatore”, quasi si riferisse alla cerimonia (ad oggi non ancora avvenuta) per la ricostruzione delle case dei terremotati dell’Irpinia.
Guido Bertolaso ha parlato della “realizzazione del sogno di una Napoli pulita”, speculando sull’emergenza rifiuti dello scorso anno, creata ad arte per addivenire allo scopo. Inoltre ha aggiunto che il nuovo impianto emetterà il 75% di diossina in meno rispetto agli impianti più vecchi, dimenticando di dire che questo abbattimento si tradurrà nel raddoppio delle emissioni di nanopolveri, ben più pericolose della già ferale diossina.

Gianni Letta ha insistito sul ritorno dello Stato in Campania, per quanto sia mortificante il fatto che lo Stato ritorni non per porre rimedi, ma per avvelenare ulteriormente una popolazione già duramente provata da decenni di sversamenti di sostanze tossiche di ogni genere. Sulla stessa linea di pensiero anche Antonio Bassolino che il ritorno dello Stato avrebbe dovuto teoricamente temerlo.

Berlusconi ha affermato di “averci messo il cuore” ed ha vantato una vittoria della democrazia difficilmente riscontrabile in un’opera costruita con la forza e l’uso dei militari, contro il volere dei cittadini.
 
 
Ieri ed oggi centinaia di persone hanno sfilato in corteo per contestare l’inaugurazione di un’opera contro la quale si battono da anni. Alcune decine di loro hanno occupato l’aula consiliare del Municipio di Acerra, ricordando che questa per la popolazione cittadina è una giornata di lutto. Di tutto ciò naturalmente i mestieranti dell’informazione non hanno parlato, dal momento che sarebbe risultata una nota stonata all’interno del pacchetto preconfezionato, grondante giubilo e soddisfazione che doveva entrare nelle case degli italiani, a dimostrare che “incenerire è bello”, fa bene all’ambiente e un poco anche alla salute, trattandosi di un incenerimento “verde” e in diretta TV.

Commenti all'articolo

  • Di Frattaglia (---.---.---.215) 27 marzo 2009 19:20

    Ne vedremo ancora di queste cose.... è solo l’inizio. Secondo gli ultimi sondaggi (fonte sky) il pdl è dato al 39% e la lega all’11%.

    Se davvero le cose stanno così significa che a governare ci saranno persone con il 50% dei voti e quindi potere assoluto per niente intaccato da queste opere dannose. Questo significa che la popolazione le accetta di buon grado ed è giusto che alla fine le facciano.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.228) 29 marzo 2009 10:10
    Elettrodotti

    Leggo, su un quotidiano locale, dalla lettera di Gianluca Fasan di Basiliano che gli elettrodotti in via di costruzione “possono causare potenzialmente danni irreparabili e gravissimi alla salute agli esseri umani ecc.” proseguendo poi “danni ambientali ed economici agli abitanti e al territorio”.
    A dar man forte nella richiesta d’interramento arriva poi da Cavazzo Carnico Remo Brunetti che chiede anche lui l’interramento.
    Per contro anche il Fronte Friulano con il portavoce Federico Simeoni, fra le varie considerazioni dice che lo Stato “Con le nostre tasse aiuta di nuovo aziende cotte e stracotte …” e da qui intendo partire a mia volta.
    Quali sono le aziende cotte e stracotte nella nostra regione? Conoscemmo negli anni ’80 Comello, Cumini e Patriarca. Oggi dico due nomi per l’Alto Fiuli: Cartiera di Tolmezzo (impropriamente detta Burgo per il solo fatto di essere proprietaria ma di fatto cedendo l’attività per spremere le ultime gocce a caro prezzo per le finanze pubbliche; Cartiera Ermolli a Moggio sotto tenda a ossigeno allo stato terminale) di cui si continua l’accanimento terapeutico con salasso sempre delle finanze pubbliche.
    Ora passo ai danni alla salute paventati dagli elettrodotti: inesistenti.
    Elettrosmog – emergenza creata ad arte –, scrive in un suo libro Franco Battaglia, professore di chimica ambientale alle università di Modena e Reggio Emilia propalata con dovizia di pubblicità dei Verdastri che volevano favorire, meglio dire favorirsi, la lobby dei produttori di cavi e delle aziende per l’interramento che a quel tempo se fosse stata data attuazione alle loro insensatezze si sarebbero dovuti spendere Lire 200.000 miliardi; come sapete siamo una Stato con le casse piene … di debiti.
    Per non dire quanto insensata sarebbe tale scelta sarebbe necessario interpellare un tecnico della manutenzione. Per esperienza professionale posso dire qualcosa a tale proposito. Tralascio i problemi delle aperture e chiusure delle linee interrate con le relative sovratensioni che richiedono accorgimenti dispendiosi per gli organi che assicurano tali manovre e passo all’aspetto del ripristino di un guasto.
    La differenza e come fra il giorno e la notte. Ripristinare un elettrodotto aereo in caso di guasto è operazione che può essere effettuata entro poche ore dall’evento anche su terreni impervi.
    Nel caso dell’interramento alcuni tecnici ex-Enel, ora a riposo, mi hanno quantificato da un minimo di tre giorni nelle condizioni migliori finanche a tre settimane in situazioni orografiche particolari (si pensi alla Carnia).
    Ciò per una dorsale strategica nazionale è impensabile.
    Quando ed in quali casi particolari si ricorre all’interramento, preferibilmente in cunicoli ispezionabili? Nelle metropoli e per lunghezze limitate (2÷6 km) per alimentare grattacieli e quant’altro in area urbana.
    Qualsiasi altro utilizzo dell’interramento sarà pertanto solo frutto e rispondente a logiche politiche perverse e demagogiche.
    Pretendere poi di voler imporre per un concetto fuorviante di “democrazia” diretta su argomenti scientifici che richiedono cognizioni da addetti ai lavori sarebbe come pretendere di dire ad un luminare della chirurgia le tecniche che deve impiegare nei suoi interventi.
    Che si voglia o no le leggi della natura non sono frutto di un voto a maggioranza e minoranza e per loro stessa natura sono totalizzanti: erga omnes.Conforta comunque la lettera di Mauro Luglio di Monfalcone pubblicata accanto alla lettera dei due summenzionati signori.

    Renzo Riva
    Energia e Ambiente
    Nuovo PSI - FVG

    Via Avilla, 12/2
    33030 Buja - UD

    349.3464656
    [email protected]

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