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Il fallimento di Obama

Obama, il presidente cool è in grande difficoltà. Il Congresso è inviperito per la gestione della guerra in Libia. Si parla apertamente di impeachment. Di violazione dei poteri di guerra. E’ l’ennesimo pasticcio di Obama, che prima dà credito ai regimi, e poi li bombarda.

Non sono momenti facili, questi, per Barack Hussein Obama. Il Presidente più cool che ci sia è infatti impantanato in un’ imbarazzante polemica tutta interna, con un Congresso inviperito (eufemismo) per non essere stato minimamente avvertito dei propositi presidenziali in merito all’avventura in Libia. Lo scontro è talmente aspro che, al suo ritorno dal viaggio-vacanza in America Latina, Obama si è trovato sulla scrivania del proprio ufficio una lettera dello speaker della Camera dei Rappresentanti Boehner, il quale gli ha messo nero su bianco sette-domande-sette.

Una sorta di interrogatorio scritto con domande la cui sola lettura fa venire il mal di pancia a chi le guerre le decide. Qualche esempio? Ecco qua: “Signor Presidente, vogliamo che Gheddafi rimanga al potere oppure no?”, e ancora, “Qual è, per la Casa Bianca, la definizione di successo in riferimento all’operazione libica?”. Sostanzialmente, scrive il battagliero repubblicano Boehner, “vogliamo che il Presidente spieghi perché abbiamo attaccato la Libia.

Chissà se Obama sarà in grado di farlo, dal momento che fino ad ora ha lasciato campo a Hillary ed ha evitato di dire mezza parola interessante su tutta la vicenda. E quando ha parlato, non si è capito niente del suo pensiero, viste le continue oscillazioni che hanno trasformato lo Studio Ovale in una sorta di pendolo permanente.

La questione non è di poco conto. Fin dal 1973, infatti, il Presidente è tenuto a chiedere al Congresso l’autorizzazione per l’ingresso in un conflitto, piccolo o grande che sia. E Obama non l’ha fatto, tant’è che il Segretario alla Difesa Gates continua a dire che entro pochissimo gli Stati Uniti si sganceranno dall’operazione.

Il dissenso nei confronti del nuovo Carter (mai profezia fu più azzeccata) cresce ed è trasversale: il deputato democratico dell’Ohio Kucinich ipotizza addirittura la richiesta di impeachment, mentre Richard Lugar accusa il Presidente di “aver violato la risoluzione sui poteri di guerra”.

E se i Tea Party denunciano come la Libia non abbia mai attaccato gli interessi americani, il politologo Larry Sabato vaticina che “verranno scritti libri di Storia per narrare gli errori compiuti da Obama sulla Libia”.

Insomma, ennesimo pasticcio di un’Amministrazione che prima apre e dà credito a regimi e despoti, e poi si trova a bombardarli. Senza sapere neanche il perché. Ma si sa, se le bombe le sgancia Bush, si parla di crimini di guerra, se a lanciare più di cento Tomahawk in un’ora è il giovane Barack, non si dice mezza parola. Lui può, perchè è tanto cool.

I commenti più votati

  • Di pint74 (---.---.---.125) 30 marzo 2011 21:58
    pint74

    CAmbiare tutto per non cambiare nulla. Dare l’illusione del cambiamento al popolino mettendo un presidente di colore e giovane ma che in realtà,come tutti i presidenti,deve obbedire a chi è più potente di lui. Le lobby industriali e bancarie che controllano in maniera indiretta il paese e con i loro soldi influenzano le decisioni. Le prove le abbiamo davanti . Guerre,crisi non risolta,disoccupazioni,i colpevoli della depressione economica a piede libero e sempre più ricchi. Questa democrazia,come la nostra ,è solo un illusione per farci continuare a sperare,lavorare e subire. Questo è il lio parere.

Commenti all'articolo

  • Di Toscana (---.---.---.3) 30 marzo 2011 20:45

    Io non credo sia un fallimento, non credo si possa trovare una persona che in una situazione simile possa accontentare tutti. La situazione è molto complicata e anche se non è impeccabile, lo ritengo un buon presidente (sicuramente migliore del nostro).
    Ciao dalla Toscana

  • Di pint74 (---.---.---.125) 30 marzo 2011 21:58
    pint74

    CAmbiare tutto per non cambiare nulla. Dare l’illusione del cambiamento al popolino mettendo un presidente di colore e giovane ma che in realtà,come tutti i presidenti,deve obbedire a chi è più potente di lui. Le lobby industriali e bancarie che controllano in maniera indiretta il paese e con i loro soldi influenzano le decisioni. Le prove le abbiamo davanti . Guerre,crisi non risolta,disoccupazioni,i colpevoli della depressione economica a piede libero e sempre più ricchi. Questa democrazia,come la nostra ,è solo un illusione per farci continuare a sperare,lavorare e subire. Questo è il lio parere.

  • Di Vito Enzo Salatino (---.---.---.91) 30 marzo 2011 23:45

    Chi sono i responsabili della guerra libica ?

    Sembra, questa analisi della situazione in cui si troverebbe Obama a causa della guerra libica, poco convincente e poco consistente.
    Sembra esagerata l’affermazione che Obama sia in grande difficoltà, poichè pare che il Congresso Americano sia "inviperito" a causa della guerra libica.
    Chissà come dovrebbe essere ancora più "inviperito" il Congresso per la guerra infinita in Afghanistan, se è vero (ma forse è il caso di dubitarne !) che solo per la crisi in Libia, che sulla scena mondiale conta come il due di briscola, intende chiedere l’impeachment del presidente.
    A me pare invece che la Libia sia talmente marginale negli interessi americani, al punto che ne lasciano la cura e gestione alla Francia, pur conoscendo ed avendo sperimentato la faciloneria e superficialità del presidente francese, probabilmente inaffidabile in senso lato tanto quanto quello italiano.
    A me sembra che gli americani considerino la crisi libica come una guerra di galline, di cui è giusto si occupino e se la sbrighino i volatili da cortile francese, inglese (che non si capisce perchè si agiti tanto !) e italiano, con i risultati sicuramente negativi e scurrili, visti i due o tre capoccia, noti inconcludenti e insipienti, che se ne occupano, verso i quali Gheddafi non farà certamente brutta figura, nonostante tutto !
    Non sembra che per il problema libico ci sia negli USA uno scontro così aspro tra Obama e gli altri poteri costituiti americani, e che le domande poste al presidente sulla crisi libica siano da considerare poco più che domande da intervista giornalistica.

    In conclusione mi sembra fuori luogo attribuire ad Obama responsabilità sulla crisi e guerra libica e accusarlo di disinteresse, quando i veri artefici dell caos libico, della crisi e guerra relativa, ridicola come gestione se non fosse così drammatica, sono in primo luogo i capoccia francesi, affetti dalla solita grandeur napoleonica, seguiti a ruota da quelli italiani, affetti dalla solita insipienza cronica, e dalla Gran Bretagna, sempre malata dal solito e inutile protagonismo.
    Naturalmente la posta in gioco in Libia è ora diventata improvvisamnete enorme, a causa della scoperta improvvisa di una nuova e inusitata ricchezza e risorsa energetica, prima insospettata, di cui lo stesso Gheddafi è inconsapevole, cascando dalle nuvole come un allocco a fronte di tanto improvviso e incomprensibile accanimento nei suoi confronti.

    Di che si tratta e qual’è la posta in gioco, ora ambitissima e necessaria per i paesi mediterranei (a parte naturalmente l’Italia, che casca anche lei dalle nuvole, come Gheddafi, a causa della propria incompetenza sistemica e fuori dal mondo).
    Chi lo sa, provi a rispondere, che ne riparliamo !

    Vito Enzo Salatino

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