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Il cuore di questo Paese

Oggi l’Italia era tutta lì, in quel grigio piazzale di una caserma della Guardia di finanza nei pressi de L’Aquila. Tutto un Paese raccolto attorno al dramma, al dolore, alla disperazione di un intero popolo, l’arcigno popolo abruzzese, che ha visto crollare tutta la propria vita in quei lunghi secondi che hanno segnato la notte dello scorso lunedì. Gli italiani hanno tanti difetti, lo sappiamo bene… ce lo fanno notare continuamente; il Mondo non perde occasione per mettere in luce i nostri infantilismi, la nostra superficialità congenita. Eppure, nel momento della tragedia, riusciamo a diventare popolo, riusciamo ad essere uniti come accade solo (e non completamente) in occasione dei grandi eventi sportivi, quando quasi tutti riscoprono l’amor patrio.

La catena di enorme solidarietà che si è attivata fin da subito, fin da quella maledetta notte che ha piegato l’Abruzzo, è stata esempio lampante del grande cuore che, sotto sotto, questa Nazione ha. Smettiamola di essere sempre schifati da questo Paese, finiamola di vergognarci di essere italiani, come se gli “altri”, i campioni dell’onestà, della correttezza e dell’autorevolezza, fossero tanto migliori di noi. E’ l’eterno problema del sentirsi sempre inferiori a coloro che passano le giornate a giudicarci (male), di coloro che aspirano a insegnarci come vivere, come lavorare, come pensare. No, dobbiamo ritrovare, magari piano piano, un po’ di orgoglio, un po’ di amore per l’Italia. Non è retorica spicciola, non è nazionalismo. E’ solo un semplice constatare come nel momento del bisogno tutte le tensioni, tutte le baruffe, tutte le divisioni, tutto il parlare e lo straparlare del politically scorrect nostrano, vengano meno.



Uno Stato che si rispetti è questo, opera così: dinnanzi al dramma, si è tutti uniti, senza distinzione di provenienza regionale, senza distinzione d’orientamento politico. Si lavora giorno e notte per far sentire la propria presenza accanto a chi soffre, accanto a chi è disperato.
Quanta commozione hanno destato le immagini delle anziane con lo sguardo vuoto che fissavano, sedute su piccole sedie, le macerie delle proprie case. E i pianti disperati di chi non ha più nulla, né casa né affetti. Nel giro di qualche secondo migliaia e migliaia di persone, che magari stavano pensando a come passare la Pasqua, si sono ritrovate a passare dal comodo letto di casa alla brandina di una tenda allestita dall’eccezionale Protezione civile italiana, alla quale tutti dovremmo dire grazie. Ed un grazie deve andare anche alle migliaia di volontari che si sono messi in marcia da ogni angolo del Paese per raggiungere l’Abruzzo: quelle colonne infinite di mezzi e di uomini che hanno attraversato in lungo e in largo la penisola rimarranno scolpiti nella memoria di tutti noi che abbiamo vissuto, direttamente o indirettamente, il terremoto del 6 aprile. Gente comune che magari avrebbe preferito prendersi qualche giorno di vacanza in coincidenza con la Pasqua ha invece scelto di andare lì, sfidando l’angoscia e la distruzione per dare una mano. Non è molto, si sa. Però è sempre qualcosa.

 Spesso, basta una parola, una carezza, un sorriso. Sarà infatti importante non abbandonare mai questo popolo, soprattutto quando i riflettori dei media si saranno spenti, quando il sisma abruzzese diverrà un modesto trafiletto a pagina 15 dei grandi quotidiani nazionali. Sarà allora che la solidarietà italiana, che il grande cuore di questo Paese dovrà farsi sentire in maniera ancora più forte. Coraggio Abruzzo, ce la farai. L’Italia tutta è al tuo fianco.

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