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Il culto della Velocità

ALL’AUTOMOBILE DA CORSA, strofe I e II

Veemente dio d’una razza d’acciaio,
Automobile ebbra di spazio,
scalpiti e fremi d’angoscia
rodendo il morso con striduli denti...
Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiammae d’oli minerali,
avido d’orizzonti, di prede siderali...
Io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!...
Allento finalmente
le tue metalliche redini,
e tu con voluttà ti slanci
nell’Infinito liberatore!
All’abbaiare della tua grande voce
ecco il sol che tramonta inseguirti veloce
accelerando il suo sanguinolento
palpito, all’orizzonte...
Guarda, come galoppa, in fondo ai boschi, laggiù...
 
 
Che importa, mio démone bello?
Io sono in tua balìa!...Prendimi!... Prendimi!...

Sulla terra assordata, benché tutta vibri
d’echi loquaci;
sotto il cielo acciecato, benché folto di stelle,
io vado esasperando la mia febbre
ed il mio desiderio,
scudisciandoli a gran colpi di spada.
E a quando a quando alzo il capo
per sentirmi sul collo
in soffice stretta le braccia
folli del vento, vellutate e freschissime...
 F.T MARINETTI, 1908

Il culto della velocità ha antiche origini e remota tradizione. Gli aurighi si sfidavano a folle velocità con stupende bighe sotto gli occhi di migliaia di romani eccitati. Nulla, comunque, in confronto all’autentica passione che l’uomo contemporaneo ha manifestato per il motore a combustione interna e per le sue più acclamate applicazioni: la motocicletta e l’automobile.
 
Non a caso, per aprire questo articolo, ho preso spunto dalla celebre poesia di Marinetti e dall’estetica della velocità conclamata dal futurismo. Certamente il futurismo non può essere ridotto alla sola velocità fisica, come nel caso dell’auto da corsa, ma è anche questo.
 
Tutti noi, soprattutto uomini ma anche donne, abbiamo provato almeno una volta quella folle ed estasiante sensazione di “volare” su strada, di divorare l’asfalto e di sfidare ogni curva. 

L’Italia è terra di motori, sia per le due ruote sia per le quattro. Il bel Paese ha dato alla luce i più prestigiosi marchi a tal punto che uno di essi, ovvero Ferrari, ha smesso di essere un comune marchio ed è divenuto un mito. Una Ferrari non è solamente un’auto ma un pezzo di storia, di passione, di competizioni e nel suo genere d’arte.
 
Purtroppo però la velocità non ha solamente il volto fantastico ed affascinante dell’emozione, ha anche il volto della morte e del dolore. Il 2008, nonostante gli sforzi fatti dallo Stato Italiano, ha causato migliaia di morti per incidenti stradali, oltre che ad una valanga di feriti e molti invalidi permanenti. Spesso a causare incidenti mortali sono giovanissimi con poca esperienza di guida a bordo di auto molto potenti, che danno l’illusione della sicurezza assoluta ma che in verità si assoggettano sempre e comunque alle regole della fisica. Altre volte giovani e adulti ubriachi o sotto l’effetto di droghe.
 
Come coniugare la passione per i motori con la sicurezza stradale? La risposta può essere solamente una, la strada non è una pista dove sfogare le proprie passioni ma una pubblica infrastruttura dove è necessario ed obbligatorio rispettare le regole dettate dal codice della strada.
 
Per sfrecciare a 300 Km/h dovremo “accontentarci” di sporadiche sessioni nei numerosi autodromi italiani che permettono l’accesso anche ai semplici appassionati con i propri amati mezzi in cambio di ragionevoli tariffe.

Che il culto per la vita sopravanzi quello per la velocità! 

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