Il coraggio di Fini? Già sparito
Ci avevamo sperato. Un po’ di coraggio, invece niente. La svolta di Fini è già deludente. Dopo la minaccia del non-leader di creare gruppi autonomi, ora arrivano le prime coraggiose precisazioni. Il finiamo Bocchino, infatti, si affretta a precisare che “non faremo mai mancare la fiducia al governo Berlusconi“. Attenzione a quel “mai”, mi raccomando. Arriva anche un comunicato direttamente da Gianfranco Fini, che ci tiene a precisare che “Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura“. Perché lui, al PdL, ci crede davvero. D’altronde ci ha sempre creduto, a cominciare dallo storico predellino, che Fini definì una “comica finale“, visto che “An non entrerà mai nel PdL“. Si sbagliò anche quella volta e cambiò idea. Come la volta precedente, e quella prima ancora.
Il coraggioso Fini non c’è già più. Sparito. Quella di oggi potrebbe passare alla storia come la mossa del suicidio politico di Gianfranco Fini: da un alto consegnerebbe definitivamente il PdL a Silvio Berlusconi, e per l’ex capo di An rimarrebbero le briciole elettorali (perché, che piaccia o non piaccia, il leader del partito, quello che prende i voti, è il Cavaliere).
Dall’altro lato Fini rischia di passare per il traditore, l’autore del nuovo ribaltone contro il voto popolare. Un esperto della vecchia politica, uno che a inizio legislatura ha scelto la poltrona più comoda, quella del Presidente della Camera, per fare politica contro il proprio partito. Uno che, dopo le regionali vinte da Berlusconi, in un momento teoricamente felice per la maggioranza, decide di far saltare il banco. Un fallimento. In pieno stile Fini.
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