• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Condono: quando lo Stato svende se stesso

Condono: quando lo Stato svende se stesso

Qualcosa che assomiglia dannatamente alla truffa, nel suk che è diventata la nostra vita pubblica, è il modo in cui sono presentati i condoni.

Diceva Vilfredo Pareto che la decisione di una collettività è ottimale se va a beneficio di una sua parte senza danneggiare le altre.

Questo, una decisione ottimale secondo Pareto, sarebbe il condono secondo i suoi fautori: riporta nella legalità evasori o costruttori abusivi senza danneggiare gli altri cittadini e, pare quasi un bonus, nel processo lo Stato incassa dei soldi.

Una misura magica che fa apparire denaro dal nulla; un miracolo che rimpolpa l’erario senza mettere le mani nelle intoccabili tasche degli italiani.

Con il condono, rinunciando in cambio di pochi spiccioli ai denari che potrebbe incamerare facendo, semplicemente, rispettare le leggi esistenti, lo Stato, per mettere una pezza ai propri conti, compie invece una manovra disperata; opera una scelta del tutto simile a quella di un creditore che, rischiando a sua volta di fallire per i troppi debiti, svenda i propri crediti per una frazione del loro valore.

La ragione addotta per una simile decisione, che apparirebbe altrimenti balzana anche se presa da una classe politica come la nostra, dovrebbe addirittura far inferocire quella maggioranza dei cittadini che di condoni non ha bisogno: i soldi del condono sono certi, dicono i politicanti, quelli che si potrebbero ottenere lottando seriamente contro evasione ed abusivismo solo teorici.

Un ragionamento che contiene l’implicita ammissione che, anche per il futuro, i controlli resteranno pochi, infinite le possibilità di tirare per le lunghe i contenziosi e, alla fine, a pagare saranno sempre i soliti. Le tasche degli italiani, se saranno risparmiate nell’immediato, si saccheggeranno ancora più a fondo, da qui a poco, per rimediare i debiti magnanimamente scontati agli evasori e per recuperare le risorse previste dalla riscossione delle tasse che, contando su futuri, inevitabili, condoni continueranno ad essere evase.

Non una decisione ottimale, dunque, ma una solenne fregatura ai danni degli onesti; derisi per aver pagato le tasse in passato e già condannati a pagarle anche per gli altri in futuro.

Considerazioni di carattere etico che, come mi diranno certi sostenitori del presente governo, magari alzando un sopracciglio, non possiamo permetterci in questi tempi cupi; l’etica potrà anche avere delle attrattive, ma, come la Divina Commedia per il ragionier Tremonti, è roba con cui mica ci si possono imbottire panini. Bisogna badare al sodo.

Considerazioni di carattere puramente contabile, quelle che ho esposto: al posto di accontentarsi delle briciole, lo Stato dovrebbe andare attivamente a caccia dei propri creditori e se lo dovrebbe far dare tutto quel panino. Se lo facesse, di condoni non ve ne sarebbe bisogno e, con un occhio anche alla spesa, il debito pubblico sparirebbe nel giro di un decennio o giù di lì.

In questo caso, se lo Stato si decidesse a introdurre controlli a tappeto e a inasprire le pene per l’evasione fiscale e l’abusivismo edilizio, un condono potrebbe addirittura essere moralmente giustificato.

L’ultima occasione di mettersi in regola con la legge offerta ai propri cittadini, prima dell’applicazione di nuove e più severe regole, da uno Stato, finalmente, serio.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares