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Il cazziatone di Napolitano non sfiora l’allegra brigata di irresponsabili

Non sono mai stato un estimatore di Napolitano. Nel senso che ho sempre avuto, e dichiarato, una valutazione critica sulle sue scelte come politico e, poi, come Presidente della Repubblica. Ma il livello culturale e di percezione alta della politica che ha dimostrato Napolitano non l’ho mai messo in dubbio. E qui che la critica trova il suo senso e la sua ragione. Come critica, appunto, pane e sangue della democrazia.

E ieri, ascoltandolo, ho provato un senso di gratitudine. Perché il sacrificio che ha accettato di fare è enorme. A 88 anni prendersi una responsabilità del genere rischiando di macchiare una lunga e prestigiosa carriera con ia possibilità di una sconfitta epocale non deve essere stato facile. Ma il vecchio politico ha accettato questo peso e si è presentato comunque davanti ai grandi elettori per giurare. Chapeau!

Un giuramento, quello di Napolitano, che è stata una sferzata. Una critica ai partiti ferocissima. Impietosa. Dura. Che non ha risparmiato nessuno e che ha richiamato alla responsabilità tutte le forze rappresentate in parlamento. Una sferzata al Pd, prevedibile. Una sferzata al Pdl doverosa. Un richiamo anche ai montiani (e a quel Monti che deve essere stato una grande delusione per il presidente). Un ceffone pure ai cittadini del M5S che dopo la marcetta su Roma e la farsa degli ultimi mesi se lo sono proprio cercato.

Se ci fermassimo solo alle parole del giuramento, di questo e solo di questo parleremmo. Ma quel giuramento è stato pronunciato davanti a un’assemblea segnata da giorni di fallimenti e follie autodistruttive e in un clima surreale.

Sì, surreale.

Perché più Napolitano bastonava duro più i bastonati applaudivano e si complimentavano fra loro. Più il cazziatone entrava nel dettaglio più ringraziavano quel presidente visibilmente incacchiato. Un delirio. Sordi verso il paese agonizzante, sordi davanti alle proteste dei propri elettori e iscritti, plaudenti davanti a quel presidente che li cazziava senza pietà.

Perfino i cittadini del M5S non rinunciavano alla farsa. Lì, in piedi e non plaudenti e con l’atteggiamento parodistico di commissari del popolo maoisti. Triste parodia, che neanche provoca il sorriso dello sfottò.

Archiviato il giuramento infatti tutto è continuato esattamente come prima. Il Pdl a avanzare veti e condizioni allucinanti per consentire come al solito l’impunità del capo. Mentre il Pd ha proseguito nel suo suicidio collettivo, con tutti contro tutti, con i complotti nell’ombra, con il killeraggio e le minacce verso chiunque dimostrasse con trasparenza il proprio dissenso alla linea fin qui condotta e sull’ipotesi di un’alleanza con Berlusconi. Civati, Marino, Barca, Orfini. Chiunque abbia sollevato dubbi e avanzato ragionamenti è stato vittima di un fuoco di fila. E oggi alla direzione del Pd ne vedremo delle belle. Il reality Pd prosegue. Inarrestabile. Cafone (qualsiasi riferimento a un noto esponente toscano è puramente casuale). Suicida.

E ancora. Di chi è la colpa di quel disastro politico messo in scena in questi due mesi? È per caso dei franchi tiratori e di chi li manovrati e organizzati? È per caso “del Renzi” che ha martellato Bersani di attacchi e battutine quotidiane? È per caso dei veti – mai pubblici ma sempre imposti - messi in campo dai cattolici? È colpa della Finocchiaro e dei suoi imitatori che liquidavano il dissenso della base del partito con battute di illuminata arroganza? No! Ovviamente no. È colpa di Twitter. È colpa di Civati, Marino, Orfini, Barca che hanno avuto la colpa di dire con chiarezza e pacatezza cosa pensavano. È colpa della piazza. È colpa degli elettori e iscritti imbestialiti da due mesi di indecente spettacolo. È colpa delle primarie che hanno impedito la millimetrica applicazione del porcellum. É colpa degli alieni! Si, cazzo, di quegli alieni che si sono infiltrati nel Pd. Sì, quegli alieni “sinistri”.

Amen.

E il Movimentone stelluto che fa? Si scanna in diretta streaming (ma poi la diretta misteriosamente cade proprio quando l’assemblea dei parlamentari entra nel vivo del del delirio paranoide). Va in onda il processo al senatore narcisista colpevole di eccessive presenze televisive. Con tanto di espulsione. Ma non si parla di politica. Non sia mai. E ancora. Non si parla delle gaffe e della conduzione sonnolente e eterodiretta dell’ineffabile Crimi. Non si parla dell’incompetenza giuridica, dell’autoritarismo da macchietta da gerarca, dell’incompetenza organizzativa (domenica si è rischiato davvero di brutto) della nostalgica Lombardi. I due, proprio perché incompetenti, sono perfetti per il ruolo delle teste di legno innocue per il capo. Anche il nuovo (che di fatto non da altro dalla sua nascita) non riesce ad alzare lo sguardo dal proprio ombelico.

Povero Napo (il soprannome dato a Napolitano su Twitter ispirato a un vecchio personaggio dei cartoni). Si è preso una gran brutta rogna da pelare. E con te questo paese che ha certamente le sue belle responsabilità ma che alla fine non si merita una classe politica (vecchia o nuova che sia) di così infimo livello.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.162) 23 aprile 2013 11:47

    a questo punto TUTTE le SCELTE sono sbagliate, compresa la scelta di NON SCEGLIERE!

    Non è davvero una scelta facile ....
    Solo che questa è la "conseguenza" di SCELTE sbagliate precedenti.
    Insomma, chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

  • Di (---.---.---.109) 28 aprile 2013 19:09

    Transizione >

    Tale è l’attributo che meglio identifica natura e portata del governo appena nominato. L’unico governo possibile, secondo Napolitano, stante la situazione e le aspettative.
    A partire da quella riforma del sistema pubblico da più parti invocata e troppe volte rinviata. Governo “di transizione” che dovrebbe ridare vigore a quel bipolarismo “azzoppato” dagli esiti dell’ultima tornata elettorale.

    Quanto durerà la transizione?
    Sicuramente almeno 6 mesi per riuscire a dare concretezza a provvedimenti atti a superare le “sofferenze” sociali più marcate e ad invertire la fase di declino economico.
    Dovrebbe altresì durare il tempo necessario (un anno) per avviare e completare il processo di riforma Costituzionale riguardante l’architettura dello Stato.

    Niente è comunque scontato.

    Oltre che agli sviluppi internazionali un governo di alleanza è, per sua natura, esposto ai “contraccolpi” di sopravvenuti eventi “divaricanti” emersi negli stessi rapporti di maggioranza. Di sicuro sarebbe “nefasta” per il paese una durata inferiore ad un semestre.

    E’ comunque auspicabile che tra un anno, concluso il ciclo riformatore, si torni a scegliere tra proposte elettorali alternative per un governo di genuino e univoco indirizzo progettuale.
    Coerenza e responsabilità guidano la direzione per un Ritorno alla Meta

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