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Il caso antropologico dei "grillini" d’Irpinia

Le fortune alterne di un movimento eterogeneo. Se al Nord crescono, al Sud i "duri e puri" di Beppe Grillo raccolgono tanti risultati negativi. Qualsiasi sia la prova elettorale. 

Cambiare tutto per non cambiare nulla. Ci sono movimenti (guai a chiamarli partiti, ti scannerebbero!) che fanno del nuovismo a tutti i costi il loro credo. Il caso del Movimento Cinque Stelle è emblematico. “Noi siamo i migliori, tutto il resto è marcio”. Quando li senti parlare sembrano dei profeti. Sono sicuri che la gente li capirà, li voterà, li eleggerà. Gran parte delle tematiche che propongono hanno una loro validità: acqua pubblica, rifiuti zero, ecc. (per non dire bla bla bla). Ma se qualcuno dell’apparato dei partiti si permette di condividere i "loro" progetti parte subito l’accusa di “plagio”. I predestinati sono sempre "loro". Faccio un esempio: Luigi De Magistris viene sostenuto per l’elezione al Parlamento europeo. Da quando, però, Giggino ‘a manetta (come lo chiama Dagospia) si è candidato a sindaco di Napoli, Beppe Grillo lo ha linciato. Qui apro una parentesi. Il meetup di Napoli ha fatto finta di nulla e si è dato al voto disgiunto. Chiudo la parentesi.

De Magistris ha tenuto botta. Da ex magistrato che ha indagato sugli intrecci delle lobby si sarà detto: qua c’è qualcosa dietro. Ed è uscito il nome della Casaleggio Associati (invito a leggere l’articolo di Micromega). Secondo Giggino, quella di Grillo è una tattica mediatica: per dare nuova linfa al personaggio bisogna attaccare sempre tutto e tutti. Purtroppo devo dirlo: i “grillinim’incuriosiscono. Non volevo utilizzare questa espressione, ma l’ho dovuto fare per non dire i “cinquestellini”. Sarebbe stato ridicolo. Le persone che fanno parte di questo movimento - ipse dixit -  non sono adepti di Beppe Grillo. Il comico ha solo innescato la miccia. E tutto esploderà al momento giusto. Non so, ma quando dicono queste frasi (per non dire bla bla bla) mi ricordano i cristiani delle catacombe. Chi sono questi grillini? Secondo me dovrebbero fare un documentario, stile “National Geografic”, per capirci qualcosa. 

Per appartenenza territoriale ho visto qualche esemplare all’opera ad Avellino. Parto subito da un dato. Alle elezioni regionali del 2010 in Campania i “grillini” – lo devo dire per forza anche se rischio di offendere qualcuno – non hanno fatto proprio una bella figura. A Napoli direbbero che hanno “apparato una figura di m…”: solo l’1,33%. In Irpinia ancora di meno: 1,17%, con candidati che hanno racimolato a stento duecento preferenze (su un bacino di trecentomila). Qualcosa non torna. Se sono predestinati, se è tutto giusto quello che dicono, perché non li hanno votati. Io una spiegazione ce l’ho e l’ho scritto in un articolo precedente. Il bello è che lo pensa pure Beppe Grillo - forse non sono così poco intelligente; ho qualcosa in comune con questi esseri superiori.

In Campania, e quindi in Irpinia, vince il voto di scambio (la Napoli delle ultime amministrative non è proprio un caso diverso. Basti vedere chi c’è nella giunta De Magistris). Ora se io dico che ad Avellino non c’è nessuno della nuova generazione che vuole cambiare la situazione, è perché ho voluto essere clemente. In realtà c’è lo zero assoluto. I grillini che ho visto all’opera pensano che per stare a posto con la coscienza bastino un paio di riunioni a settimana, leggere Travaglio (cioè il Vangelo), o organizzare i mitici flash mob. Ma voi immaginate un flash mob in una città come Avellino. Ringrazio il Signore di averne visto solo uno. E lo dico davvero: ho provato pena per loro. Ma secondo voi il voto di scambio si combatte con i flash mob?! Ci vogliono i fatti e i fatti dicono che gli irpini sono cinquant'anni che preferiscono votare De Mita. Basta. Se questa è intelligenza, ditemelo voi. Chi se ne va, dicono, sono degli sconfitti. Bene, e allora io sono contento di essere uno sconfitto piuttosto che passare il tempo a masturbarmi su uno sterile “no agli inceneritori”, mentre da Napoli a Savignano Irpino arrivano 400 tonnellate di rifiuti al giorno. Altro che "rifuti zero". I flash mob hanno risolto il problema? Mi sa proprio di no.

Per un irpino che voglia seguire le proprie aspirazioni, l’unico modo è andarsene. Lasciare che tutto si distrugga. Come una catarsi. Io spero che qualcosa migliori. Ed è la speranza di una persona che ha combattuto. Ma se poi i risultati non arrivano si ha il diritto di cambiare strada. Altrimenti si rischia di diventare degli zombie e farsi mangiare da una mentalità infetta. Nelle piccole comunità vige un solo sentimento: l’invidia. Se qualcuno fa qualcosa di buono non è frutto del merito. La chiave di lettura che propongono è la seguente: se io scrivo quello che penso - come in questo caso - lo faccio per farmi pubblicità. Questa è la mentalità. La parola merito è una parolaccia. C’è sempre qualcosa sotto, qualcuno che ha aiutato qualche altro. La parola giusta è raccomandazione. I grillini in salsa irpina - ho avuto questa impressione - non sono antropologicamente diversi. Non hanno nulla di magico. Piuttosto hanno preferito crearsi un mondo fatato. Tutto è utile per dimenticare i propri fallimenti da individui esclusi dal giro che conta. Perché la questione è semplice: conquistare il potere. Senza troppe parole. E allora ci si sente bene creando una piccola claque. “Loro non si fermano, noi neppure”, ripetono in coro (per non dire bla bla bla). Come se la differenza la facesse la massa, anziché la presa di coscienza di ognuno. A questo punto, per concludere, mi sembra giusto trascrivere una frase di Pietro Nenni. Spiega tutto: “A fare i puri, troverai sempre qualcuno che ti epura”. 

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