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Il business del Ponte

"Una follia senza senso resa ancora più vergognosa dalla morte di 30 persone nel fango di Messina proprio lì dove andrebbero i piloni del ponte". Queste le parole di Mario Tozzi, primo ricercatore del Cnr. "Rischioso dal punto di vista sismico e idrogeologico. E quando non è dannoso è inutile. E poi tutti quei soldi dovrebbero essere impiegati per risanare quelle zone, non per coprirle di cemento...".

Notizia di Legambiente del 22 Febbraio scorso è che in Italia ben il 70% dei comuni è ad alto rischio frane, nello specifico il 100% del territorio della Calabria, Sicilia e Valle D’Aosta. Il dissesto idrogeologico in cui l’Italia versa è ormai noto da anni ma finalmente oggi si riescono ad avere dei numeri. Per mettere in sicurezza l’Italia, e quindi tutti i suoi cittadini, servono ben 5 miliardi di euro. Una montagna di soldi, vero. Soldi che noi però utilizzeremo per un’opera, sempre se si farà, come il famoso Ponte sullo Stretto.

E’ giusto che si sappiano alcune cose però.

Nell’ottobre 2005, Impregilo, a capogruppo di una cordata di aziende internazionali, Eurolink S.C.p.A., si aggiudicò l’appalto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, battendo l’ultima cordata concorrente guidata dalla capogruppo Astaldi S.p.A.. L’offerta finale risultò essere di 3.879.600 milioni di euro. Dopo cinque anni, e senza aver fatto niente, il consorzio Stretto di Messina, ha riconosciuto a Eurolink una maggiorazione del compenso di circa 1.900.000 di euro, arrivando così alla cifra di 4.969.530 milioni di euro. La cifra che servirebbe per mettere in sicurezza l’’Italia. Con questa maggiorazione si è riusciti, tutto in una volta, ad annullare il ribasso del 12% con cui Eurolink si era aggiudicata l’appalto, facendo addirittura crescere il compenso in misura maggiore al doppio rispetto al ribasso. Si è deciso di effettuare questa maggiorazione per “adeguare il valore di base definito con la gara, alla dinamica dei prezzi e costi previsti tra il 2002 e il 2011”, data cioè in cui è prevista l’approvazione del progetto preliminare, progetto che ancora non c’è. In teoria nulla di sbagliato, ma ci sono delle cose che lasciano perplessi. In un periodo relativamente breve, dall’aggiudicazione della gara ad oggi, mentre non si è spostata una sola pietra, la commessa è lievitata del 28%, anche se nello stesso periodo la dinamica dei prezzi non è mai stata così regolare. Un esempio chiarificatore è quello dell’acciaio. Si è giustificato l’aumento del corrispettivo citando “l’eccezionale aumento dei prezzi registrati tra il 2002 e il 2004” e l’inflazione attesa tra il 2002 e il 2011. La cosa strana è che, mentre per i prezzi si valuta l’andamento fino al 2011, per i costi ci si blocchi al 2004. Se solo si fosse considerato il costo dell’acciaio fino al 2009, si sarebbe scoperto che questo è calato moltissimo, facendo prevedere fino al 2011 un assestamento del valore più basso di quello del 2004. E si potrebbero elencare altre cose strane. Come il fatto che mentre la somma da versare a Eurolink è aumentata del 28%, il valore stimato del Ponte è aumentato solo del 3.3%.

Però è bene ricordare che per molti anni si è detto, e quindi si è temuto, di dover pagare a Eurolink delle carissime penali nel caso l’opera fosse bloccata dal governo senza arrivare mai al progetto definitivo. La verità è un’altra. Al consorzio vincitrice della gara d’appalto non sarebbero dovute penali anche se lo stop arrivasse dopo il progetto definitivo e quello esecutivo. Le penali si pagherebbero anche un solo giorno dopo l’inizio dei lavori. E qui casca l’asino. Per il governo, i lavori del ponte sono iniziati il 23 Dicembre 2009 con la prima pietra del progetto di spostamento di un binario nella frazione di Cannitello di Villa San Giovanni. In realtà si tratta di un’opera che avrebbero dovuto fare le Ferrovie, ma che il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha dichiarato a luglio di competenza dello Stretto di Messina, facendo rientrare questi lavori nel progetto Ponte. Il 23 Dicembre le ruspe hanno lavorato, fermandosi subito dopo per le feste di Natale, e da allora il cantiere non è andato più avanti, anche perché non esiste un progetto per la variante urbanistica.

E non è tutto. I terreni in cui le ruspe hanno iniziato i lavori non sono stati ancora espropriati. Nonostante tutto, su questo abile gioco di prestigio, Eurolink potrebbe, in una futura controversia, fondare la propria base di difesa per la pretesa delle famose penali.

Forse non rimane che farci una risata . . . 

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