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Il Lodo Alfano traccia il solco e i cittadini si difendono

Il dibattito che sta avvenendo intorno al lodo Alfano sta definendo l’opposizione in modo assai più netto di quanto non siano riusciti a fare, fino ad ora, i dirigenti delle forze politiche che la rappresentano.

Sta diventando sempre più chiaro, a tutti, quello che avrebbe dovuto già da molto apparire evidente: dopo che, tra la fine del scolo scorso e l’inizio di questo, sono morti il comunismo leninista ed il liberismo puro, non è più quella tra destra e sinistra la contrapposizione fondamentale della politica; in Italia, e non solo, passa tra libertari e non libertari il confine che definisce gli schieramenti opposti ed inconciliabili.

Essere, o meglio sentirsi, di destra o di sinistra resta importante; significa avere differenti sensibilità nei confronti dei problemi dell’economia e porre un diverso accento alle istanze di giustizia sociale, ma appunto solo di sensibilità e di accenti si deve parlare.

Nessuno – perlomeno nessuno tra i libertari – se ne va più in giro trascinandosi come un paguro la corazza dell’ideologia: un sistema di valori chiuso, in cui cercare protezione dalle incertezze del nuovo; un surrogato a basso prezzo dell’etica e della morale che semplificava le scelte, ma impedisce di pensare di testa propria.

Siamo senza più ricette fisse in campo economico, questa è la verità, e siamo in questo diventati tutti un po’ liberali, così come, desiderando tutti un certo grado di giustizia sociale, siamo diventati tutti un po’ socialisti.

Non è più una contrapposizione tra bianco e nero quella tra destra e sinistra, ma un susseguirsi continuo di sfumature di grigio; focalizzarsi su queste differenze, che spesso si rivelano, all’atto pratico, di ben poco conto, è l’errore commesso fino ad ieri dai libertari.

Silvio Berlusconi, con il suo tentativo di piegare la Costituzione alle proprie personali esigenze, sta chiarendo anche ai più ottusi questo stato di cose.

I suoi sostenitori, disposti a seguire sempre e comunque il Capo, il Salvatore della Patria, l’Unto del Signore, sono dei non libertari prototipali. Sono disposti a rinunciare alla propria libertà in cambio di un illusione di benessere e sicurezza; sono degli Esaù della democrazia, disposti a svendere anche il più fondamentale dei principi, l’uguaglianza di tutti davanti alla legge, in cambio del piatto di lenticchie di meschini privilegi concessi dalla benevolenza del sovrano.

Non sono di destra o di sinistra, i berlusconiani, sono i soldati di qualunque regime; sono i gerarchi di strapaese del fascismo imperiale e i capi-caseggiato che per un rottame d’ auto - io ne avevo uno, poveretto, che era fierissimo della propria Dacia, la Renault prodotta in Romania - e due settimane di ferie sul Mar Nero vigilavano, in tutto il mondo sovietico, sull’ortodossia dei propri coinquilini. Sono le versione attuale e italiana del suddito che obbedisce ed è fedele alla corona in cambio di un titolo e di un feudo, per microscopico che sia. Sono sudditi, appunto, non cittadini.

Le reazione della base finiana all’approvazione, da parte dei rappresentanti del loro partito, della retroattività del lodo Alfano, è la dimostrazione lampante della verità delle mie affermazioni.

L’anti-berlusconismo oggi, esattamente come l’anti-fascismo ieri, è un valore in sé, anzi, fino a che non verrà restituita all’Italia una piena e compiuta democrazia, è il valore cardine in cui si identificano tutti coloro che berlusconiani non sono: destra o sinistra, sopra o sotto, vengono dopo. Molto dopo.

E’ qualcosa che tanti cittadini italiani hanno compreso, ma che ancora non è entrato nelle menti di alcuni politicanti che pure, a parole, sono critici nei confronti dell’attuale regime.

Per un Bersani a cui non si può, da questo punto di vista, rimproverare nulla - ultimamente continua ad offrire la propria disponibilità per accordi elettorali un po' a tutti - abbiamo Grillo che gioca al primo della classe o i Casini ed i Rutelli che sembrano considerare l’alleanza per la difesa della Costituzione e della Democrazia qualcosa di secondario rispetto alle proprie personali ambizioni politiche.

Fini? E’ a un bivio. Anzi, i suoi stessi elettori lo mettono davanti ad una scelta obbligata: non può continuare a dire peste e corna di Berlusconi e continuare a restare al Governo con lui. E' una scelta che può solo avere una valenza tattica, e che conviene in questo momento a tutta l'opposizione, ma che rischia di fargli perdere la sua stessa base. Più ancora non può cedere, nei confronti di Berlusconi, proprio sui temi della legalità: sono questi che danno un’identità alla sua forza politica.

Futuro e Libertà, in buona sostanza, o è anti-berlusconiana o non è.

L’alleanza dei cittadini, degli italiani che mettono la libertà e la democrazia al primo posto, esiste già: è fatta di un comune sentire nei confronti della Costituzione, dell’Unità Nazionale e delle basi dello stato di diritto.

Ai politici resta il compito di dargli una forma; di costruirla anche come alleanza di partiti.

Inizino Bersani e Di Pietro; osino, dopo aver consultato le proprie basi nelle forme previste dai rispettivi partiti, fare il nome di un candidato Presidente del Consiglio ed indicare chi saranno i principali ministri. Creino subito il nocciolo del fronte costituzionale; tutte le altre forze vi si aggregheranno.

Lo faranno, specie se Berlusconi continuerà a voler piegare la Costituzione a proprio esclusivo beneficio. Se i “leader” – mi fa venire i brividi questa parola usata nel senso che ha nella nostra politica e peggio ancora il derivato leaderismo –, per una qualunque ragione non vorranno, lo faranno i loro elettori.

Di destra o sinistra che siano, laici o cattolici, sono prima di tutto cittadini e tali vogliono rimanere.

I sudditi e gli aspiranti tali possono accomodarsi dall’altra parte.

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