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Il Guardasigilli brasiliano rigetta le proteste italiane su Battisti

 
 

 

Il portavoce del Presidente Lula esclude un ripensamento a breve tempo sul caso Battisti.  

“E’ una decisione sovrana del governo brasiliano, presa in ossequio alla prassi ed alla legislazione vigente nel nostro paese, per questo motivo è da escludersi un ripensamento a breve da parte del Presidente della Federazione”, così ieri il portavoce del Capo dello Stato Ignacio Lula da Silva in merito alle proteste italiane per la concessione dell’asilo politico al terrorista Cesare Battisti che in Italia deve scontare una condanna all’ergastolo per l’uccisione di quattro persone durante i famigerati “ anni di piombo”.

Il portavoce di Lula, Marcelo Baumbach, ha poi aggiunto che per rispondere alla missiva inviatagli dal Presidente il capo dello stato verde - oro impiegherà un po’ di tempo. Come è noto, un po’ tutte le massime cariche istituzionali italiane si sono rivolte a Lula indignate per la singolare decisione del governo di Brasilia che in pratica rende di nuovo lo “status” di cittadino libero ad un pluri - assassino condannato in Italia con sentenza irrevocabile. L’ultimo in ordine di tempo ad appellarsi al presidente del paese d’oltre Oceano è stato Gianfranco Fini che, oltre a mostrarsi sorpreso dalla decisione del ministro “carioca” della giustizia Tarso Genro, ha vivacemente protestato contro le motivazioni addotte per giustificare la concessione dell’asilo a Battisti: secondo il Brasile, infatti, in Italia i diritti del detenuto non sono pienamente garantiti e quindi vi sarebbero stati seri motivi per temere l’uccisione dell’estradando da parte dei servizi segreti.


L’impressione, nella capitale brasiliana e tra i palazzi del potere, è che il Presidente Lula intenda probabilmente far decantare la situazione e che non voglia assolutamente contraddire in tempi così brevi il suo ministro della giustizia, rischiando magari di accusare una crisi di governo che lo costringa alle dimissioni in un momento particolarmente delicato per l’economia globale. Il Brasile è un paese emergente che si sta rivelando come una delle nuove potenze economiche a livello mondiale e che sotto la Presidenza Lula ha infinitamente migliorato le sue “ performances”.

I numerosissimi problemi sociali del paese però non sono scomparsi e nelle maggiori città del paese si continuano a vedere accanto a dignitosissimi quartieri borghesi, sterminate “favelas” in cui la delinquenza regna sovrana, la prostituzione minorile sia essa maschile o femminile dilaga e la polizia non osa neppure addentrarsi. Qui l’ordine pubblico è garantito dai famigerati “squadroni della morte”, gruppi paramilitari, non di rado formati dagli stessi appartenenti alle forze dell’ordine, che non hanno alcuna remora ad uccidere emarginati di ogni sorta.

Appare dunque palese in questo stato di cose come ogni timore da parte brasiliana circa l’incolumità fisica del terrorista Battisti in caso di estradizione nel nostro paese suoni beffardo. Probabilmente il presidente Lula sul caso del terrorista italiano intende rimanere guardingo, prima di adottare decisioni, anche per non irritare quella componente di insurrezionalismo anarchico di sinistra che ancora sopravvive copiosa in Sudamerica ed è anche presente nel governo “carioca” il cui ministro della Giustizia vede in Battisti non un bieco assassino, bensì un combattente rivoluzionario per la libertà dei popoli.

 

 

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