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Il Festival dell’impegno civile Contro l’antistato dei Casalesi

Diritti - Tre giorni di iniziative organizzate da Libera a Cancello e Arnone nel casertano, dove spadroneggia il più sanguinario clan della camorra. All’insegna dello slogan “Non abbiamo paura”, nel ricordo commosso di don Diana
di Pietro Orsatti su
Terra

l camion avanza veloce sotto un sole africano. Nel cassone saranno almeno dodici uomini, sballottati, africani appunto. Braccia per l’agricoltura a nero che se non è di camorra di certo, almeno, è illegale. Caporalato. Al limite della schiavitù. In pieno giorno, tranquillamente, evidente a tutti comprese le forze dell’ordine che dovrebbero presidiare il territorio. E lo fanno, ma quando passano camion di umanità forzata come questa fanno finta di niente, voltando lo sguardo da un’altra parte. L’economia deve girare, e qui l’economia è pomodori e allevamento, ortaggi e mozzarelle. E le braccia a buon mercato della tratta di esseri umani, dell’esercito di braccianti clandestini e non che arrivano in quella che è una delle regioni più fertili e devastate del nostro Paese, non mancano mai. A bordo strada ardono dal caldo cumuli di rifiuti. Ma l’emergenza non era finita? Anche quelli non si devono vedere, si tira innanzi, complici per mancata indignazione. Il camion poi si ferma per qualche minuto in piazza a Casal di Principe. Davanti a un bar, perché l’autista ha sete. E gli uomini sul cassone? Che si arrangino.



Poche ore prima, a meno di cinque chilometri, a Cancello e Arnone nel casertano, ha preso il via la seconda edizione del Festival dell’impegno civile “Le terre di don Peppe Diana” sui beni confiscati alla camorra organizzato da Libera e dal Comitato don Peppe Diana. A inaugurare la tre giorni Luigi Ciotti e il padre di don Peppe Diana, il religioso ucciso dai Casalesi, che a bordo di un trattore hanno arato e seminato la prima zolla del terreno confiscato al clan e dove sorgerà la cooperativa le Terre di don Peppe Diana - Libera Terra Campania. Contrasti di queste zone: il caporalato disumano e feroce da un lato, un pugno di volontari che danno il via a un nuovo progetto di riscatto sopra i terreni confiscati alle mafie dall’altro. «Non abbiamo paura della Camorra». Non ne aveva neanche Diana. Ed è stato ammazzato senza neanche stupirsene, perché sapeva che sarebbero arrivati. «Basterebbe che ciascuno di noi facesse semplicemente il proprio dovere», urla Luigi Ciotti davanti a una piccola folla di volontari, liberi cittadini e autorità. Ma per urlarlo da quel palco è necessaria la presenza di un vero e proprio esercito di poliziotti, militari, carabinieri e finanzieri. Bisogna vivere con la presenza costante delle forze dell’ordine attorno, anche solo per mettere in piedi una piccola produzione di mozzarelle, obiettivo della cooperativa. «In Sicilia, in Puglia, dovunque ci dicevano che era impossibile farlo - prosegue il presidente di Libera - invece abbiamo continuato e insistito. Un “noi” fatti di tanti “io”. E abbiamo dimostrato che si può fare, che si può vincere». Il Festival dell’impegno civile proseguirà i prossimi giorni nei punti più caldi di quella che ormai in molti chiamano “lo Stato indipendente dei Casalesi”. Con coraggio, con ironia, con determinazione. Tre giorni di cultura della legalità in una terra che spesso, e per tanto tempo, si è lasciata affascinare da altri simboli. Quelli dell’antistato.

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