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Il Circo in cattedra

Si sono concluse sotto lo chapiteaux della Scuola di Piccolo Circo di Milano le tre giornate di studio (12,13,14 novembre) dedicate alle arti circensi presso l’Università degli Studi di Milano: un’ampia panoramica sul mondo del circo per conoscerne i protagonisti, organizzata e condotta dal docente Alessandro Serena

Durante la prima giornata Buccioni (AGIS) e Moccellin (commissione ministeriale circo) hanno affrontato il tema della legislazione sul Circo, in particolare in riferimento alla regolamentazione dei finanziamenti pubblici. Ma l’incanto è stato ascoltare il grande ospite della giornata, Walter Nones, direttore del Circo Orfei (oltre che marito della meravigliosa Moira), che ha raccontato difficoltà e soddisfazioni della sua grande impresa circo, con la saggezza e la passione che lo hanno portato al successo. Interessante l’analisi economica dell’impresa circo presentata dal Professor Zanolla, dalla quale emerge un dato sorprendente: l’11% dei consumatori di arte e cultura in Italia annovera tra i propri interessi il circo. La prima giornata si è conclusa parlando delle arti di strada. In particolare Russo (FNAS) ha raccontato l’esperienza del Buskers Festival e la logica di questi eventi, volti alla valorizzazione non solo dell’artista di strada, ma anche delle città ospitanti, mentre Michelotti (Il Teatro che cammina) ha percorso in modo divertito e divertente la storia di quest’arte.

Seconda giornata dedicata a due grandi artisti: David Larible, clown di fama mondiale e Stefano Nones Orfei, affascinante ammaestratore, si sono raccontati a studenti e operatori, con sincerità e umiltà. David Larible ha ripercorso la sua vita, da quando a 8 anni, figlio di una famiglia di circensi da generazioni, annuncia seriamente al padre di voler fare il clown, fino ai grandi successi al Barnum, negli Stati Uniti. In particolare sorprende la dolcezza e la fermezza del grande artista che citando Chaplin si definisce un dilettante, “perchè la vita non è abbastanza lunga per diventare qualcun altro”. Consola sentir parlare di dare al pubblico in un’epoca in cui sembra che l’arte debba essere solo difficile e per pochi: “Lo spettatore ha già fatto il suo dovere: si è presentato lì e ha pagato. Io vuoto le tasche del mio talento. Ognuno si porta a casa quello di cui ha bisogno”. Riguardo al suo successo racconta un episodio: “Facevo lo spettacolo al Barnum, c’erano le mie foto ovunque. Una signora in metropolitana indicandomi mi dice: - You are a genius!-. Io mi sono sentito alle stelle. La signora si gira verso un altro e gli dice: - You are a genius!-. L’unica cosa che si può fare è voler essere migliori, aspirare alla perfezione. Non ci si arriva mai, ma conta il tragitto”. La parola passa a Stefano Nones Orfei che accompagnato dalla bellissima moglie Brigitta Boccoli condivide con l’aula gremita la sua esperienza di ammaestratore. “I miei animali sono come dei bambini. Sto con loro dal mattino al mattino. Il lavoro più difficile è conoscerli. Capire i loro caratteri. Tu non puoi far fare a una tigre quello che vuoi tu. Quello che faccio è studiare i miei animali e fargli fare quello per cui sono portati”. Rispetto alle polemiche degli animalisti Stefano si scalda molto: “Siamo tenuti al rispetto di norme rigidissime. Chiunque può venire a guardare come teniamo i nostri animali. Il nostro circo è sempre aperto. Ma nessuno è mai venuto a vedere.” Brigitta racconta la dedizione del marito verso i suoi animali: “Gli chiesi una volta perché non tiene un fucile fuori dalla gabbia, per sicurezza, o perché non taglia le unghie agli animali. Lui mi rispose che una tigre non ha il fucile. Che una tigre ha le unghie lunghe. Che lui ha scelto di lavorare con loro, lui ha scelto di rischiare.” La giornata si conclude con storici e critici di circo: Giarola parla dei lavori di ricerca del CEDAC; Locuratolo racconta il suo lavoro come saggista sui generi del comico ed evidenzia l’importanza di una critica militante; Bianchin (la Repubblica) sottolinea la particolarità del lavoro di critico del circo, definendosi un panda; continua Nosari che racconta la sua esperienza felice con l’Eco di Bergamo; Raffaele de Ritis presenta un nuovo bellissimo progetto realizzato con il Big Apple Circus di New York, ovvero circopedia.org un portale interamente dedicato al circo; Angelini evidenzia la positiva rinascita dell’editoria circense; conclude la Vettori con un intervento molto interessante sulla letteratura sul circo.


Ospite d’onore della terza giornata è Egidio Palmiri, 85 anni, una vita dedicata al circo, alla lotta per dare una formazione scolastica ai circensi che non potevano frequentare le scuole dell’obbligo, un impegno destinato ad abbattere quella barriera tra i girovaghi e “i fermi”. Un temperamento da circense, disciplinato e combattivo, ha fatto di Egidio Palmiri un pilastro dello chapiteaux: dal circo delle retrovie per distrarre i militari in guerra, al rapporto con i governi, perché si preoccupassero di dare un’istruzione anche ai suoi ragazzi, fino al grande sogno dell’accademia e di un circo stabile, Palmiri non si è mai fermato. “ A 16 anni ho dovuto scegliere tra gli studi e la vita per il mondo con mio fratello Giovanni. Non ci ho pensato un momento. Ma noi abbiamo un’ignoranza che tra dieci anni non sarà più comprensibile. Per questo nella mia accademia non accettiamo chi non vuole andare a scuola.” E’ un pedagogo severo e deciso Egidio Palmiri, ma ribolle di passione per la sua arte: “Il male della segatura è peggio del Mal d’Africa.” Palmiri lascia l’aula per raggiungere i suoi ragazzi “Perché quando il gatto non c’è scommetto che i topi ballano”. Dopo la presentazione dell’associazione Parada (Baraldi e Panzeri) , un altro ospite riporta il silenzio nell’aula: è Daniel Romila, ex ragazzo di Miloud, ora artista e insegnante alla Paolo Grassi e un curriculum di alto livello. “Sono contento di non aver dimenticato. Il circo per noi è stato strumento di comunicazione e occasione per trovare una nostra identità. Miloud ci ha dato il buongiorno, la buonasera in un letto caldo e un vi voglio bene ragazzi. Sono nato povero, sono povero e morirò povero, ma nessuno mi toglierà la mia dignità e la passione per quello che faccio. Sono un giocoliere e ho solo otto dita. La diversità è bella perché due cose diverse fanno bene a tutti, non solo a noi.” A conclusione delle tre giornate una breve panoramica sulle scuole di circo con Stratta (Cirko Vertigo), Sant’Unione (Flic di Torino), Madia (Scuola Piccolo Circo Milano), Fusciardi (Scuola Romana), Busi (Scuola Teatro Bologna), Rossomando (Circo e dintorni) e Kaemmerle (FNAS) e su altre esperienze di circo sociale come quella del Circo della Pace di cui ci ha parlato Sintoni e dei PIC, Pronto Intervento Clown di Accattato.

Valentina Maggio

 

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